Telefonate senza risposta per i test sierologici: «Così mappatura a rischio»

Telefonate senza risposta per i test sierologici: «Così mappatura a rischio»
di Maddalena MONGIò
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Giovedì 4 Giugno 2020, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 08:10

C'è chi sbatte il telefono in faccia alla Croce Rossa Italiana. C'è chi dice “No, grazie”. E nel Salento i primi numeri sono disastrosi: 500 famiglie contattate, solo 200 prelievi effettuati.
La campagna nazionale dei test sierologici per individuare la presenza di anticorpi al Covid, partita anche in provincia di Lecce lo scorso 25 maggio, procede a rilento e a fatica. Tanto da mettere a rischio l'indagine-campione che dovrebbe costruire una mappatura cruciale per lo studio - e la cura - del virus.

Primo e principale motivo: la diffidenza di chi vedendo il prefisso 06 pensa immediatamente di essere stato contattato da un call center e chiude la telefonata. Non solo. C'è chi non vuole saperne di sottoporsi al test (la partecipazione è volontaria) e chi ha paura a farlo.
L'indagine, organizzata da Ministero della Salute e dall'Istat che ha definito il campione in modo che sia rappresentativo di tutta la popolazione, è riferita all'infezione da coronavirus e a livello nazionale coinvolge 150mila persone, residenti in 2mila comuni italiani.

Test sierologici del ministero: saranno effettuati in 24 comuni della provincia di Lecce, 11 a Taranto e 7 del Brindisino - L'ELENCO

Nel Salento sono interessati 24 comuni e 1.500 persone nate dal 1937 sino al 2018. Di questi, come si diceva, ne sono stati contattati 500 (al netto di tutti coloro che non hanno neppure risposto al telefono), ma solo 200 hanno accettato di fare il prelievo. Dunque, meno della metà. Una percentuale molto al di sotto delle aspettative.
Il problema è che anche quando i cittadini accettano c'è sempre il rischio di ripensamento dell'ultima ora. L'esempio è di ieri a Galatina: erano attesi in 25 e se ne sono presentati in 21.
Non solo. Il termine per i prelievi scade dopodomani e dalla Croce Rossa attendono indicazioni per capire se dovranno proseguire. Per oggi è prevista una seconda giornata di prelievi a Lecce. E a confermare le difficoltà è il presidente della Cri salentina, Antonio Zecca: «Siamo al paradosso. In tanti ci chiamano perché vogliono fare il test, ma le persone che fanno parte del campione nazionale, nella maggior parte dei casi per il timore che a contattarli sia un call center, rifiutano la telefonata. Così la mappatura è a rischio».

Cambiamenti sono, ovviamente, esclusi. «Non possiamo inserire nessuno - dice Zecca - perché dobbiamo trattare unicamente i soggetti individuati da Istat e Ministero. Abbiamo già contattato salentini di molti comuni, ma una buona parte non si rende disponibile. La risposta è ancora bassa, ma perseveriamo. Rinnovo l'appello alla popolazione affinché risponda positivamente alla chiamata. Partecipare è nell'interesse di tutta la popolazione».
C'è di più. La Croce Rossa di Lecce ha fatto anche i conti con una strana circostanza che si è verificata qualche giorno fa a Trepuzzi. Quattro cittadini hanno contattato la Cri per chiedere se fossero inseriti nel campione per il test sierologico. Avevano ricevuto telefonate da qualcuno che affermava di chiamare per conto della Croce Rossa per fissare un appuntamento per il test. In realtà le persone contattate non fanno parte degli elenchi in possesso della Croce rossa. «Non sappiamo se si sia trattato di uno scherzo telefonico precisa Zecca o di altro. È accaduto solo un giorno e solo a Trepuzzi».

Finora è stato contattato l'intero campione a Campi Salentina, Copertino, Gallipoli, Porto Cesareo, Novoli, Trepuzzi, Uggiano la Chiesa, Castro. A Lecce il numero di famiglie previsto è di 190.
Con il test si cercano le IgM e le IgG.

La concentrazione di IgM aumenta per alcune settimane e poi diminuisce quando inizia la produzione di IgG e per questo che la loro presenza dà indicazioni sulla storia del contagio. Due i laboratori di riferimento regionale per l'analisi del sangue: il Policlinico di Bari e il Vito Fazzi di Lecce. Sarà la Regione a comunicare l'esito dell'esame a ciascun partecipante. «In caso di diagnosi positiva - fa sapere il Ministero - l'interessato verrà messo in temporaneo isolamento domiciliare e contattato dal Servizio sanitario regionale o Asl per fare un tampone naso-faringeo che verifichi l'eventuale stato di contagiosità. La riservatezza dei partecipanti sarà mantenuta per tutta la durata dell'indagine».

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