Coronavirus, test rapidi a prof e ragazzi: arrivano i 60 macchinari per le scuole di Puglia

Coronavirus, test rapidi a prof e ragazzi: arrivano i 60 macchinari per le scuole di Puglia
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 10:28

Sono state acquistate 60 macchine per effettuare i test rapidi nelle scuole e la distribuzione alle Asl pugliesi è cominciata. A Bari e nella Bat tutto è pronto, dal Dipartimento Salute assicurano che in pochi giorni si potrà partire in tutta la Puglia. «È solo questione di giorni», chiarisce il direttore del dipartimento Vito Montanaro. «L'attrezzatura è già pronta aggiunge il professore Pierluigi Lopalco, assessore alla Sanità in pectore sono stati acquistati anche i test rapidi. Abbiamo a disposizione 60 macchinari portatili ed è iniziata la consegna alle aziende sanitarie». Quindi, a breve si potrà cominciare anche nelle scuole pugliesi a svolgere i test rapidi, un metodo che serve soprattutto a individuare non singoli casi di contagio di coronavirus ma l'eventuale circolazione del virus negli ambienti scolastici. Pur avendo una buona affidabilità diagnostica, non è paragonabile a quella dei tamponi tradizionali.


In altre regioni la sperimentazione è già partita, ad esempio in Toscana il presidente Eugenio Giani ha firmato un'ordinanza che prescrive che ai primi sintomi sospetti scattino le procedure anti-Covid, assicurando una diagnosi immediata per i bambini e gli operatori scolastici tramite il tampone antigenico rapido.

I test rapidi sono stati autorizzati dal ministero della Salute lo scorso 30 settembre e tutte le regioni ora si stanno attrezzando. L'Istituto superiore di sanità guidato da Silvio Brusaferro, intanto, sta scrivendo un documento per precisare a chi bisogna fare i test molecolari (quelli tradizionali che in questo periodo richiedono però alcuni giorni per il referto, a causa delle code), a chi i test antigenici (quelli veloci con prelievo nel naso che sono già stati autorizzati), a chi i test antigenici rapidi salivari (che sono in corso di validazione). L'orientamento attuale degli esperti del ministero della Salute, che dovrà essere condiviso con l'intero Cts, è di modificare le regole attuali su tre linee di intervento che dovrebbero servire soprattutto a permettere di continuare le lezioni in modo ordinato senza eccessive perdite di tempo dovute ai ritardi e alla confusione. Sì ai test rapidi in caso di sintomi Covid di uno studente o di un professore in modo da avere la risposta entro poche decine di minuti e poter nel caso decidere l'isolamento anche di tutti i contatti, ai quali verrebbe poi fatto il test rapido.

Nel caso di risposta positiva e di contagio, ma solo in questo caso, si farebbe il secondo tampone tradizionale di conferma, che richiede più tempo per il risultato ma è anche maggiormente sensibile. Per ora infatti questi test rapidi nasali rischiano di avere più falsi positivi che falsi negativi. Lopalco, però, tranquillizza sulla situazione attuale nelle scuole pugliesi: «Non abbiamo evidenze sostiene - che all'interno degli istituti scolastici si stiano generando contagi di Covid-19, si tratta di infezioni contratte in ambito familiare o, comunque, all'esterno degli istituti. Quindi, per il momento, le scuole non ci sembra che rappresentino un elemento di preoccupazione». Tanto è vero che la Puglia, lunedì nel confronto governo-Regioni prima dell'approvazione del nuovo Dpcm, non si è schierata con coloro che chiedevano la didattica a distanza per le scuole superiori. «Non siamo nelle condizioni di doverle chiudere e non lo abbiamo chiesto», taglia corto Lopalco.


Il presidente di Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, chiede, però, alle scuole di scaglionare gli ingressi per evitare sovraffollamenti sui bus: «Noi sindaci - ha spiegato ieri - non abbiamo il potere di obbligare i dirigenti a scalare gli orari. Si sovraccaricano i mezzi di trasporto pubblico perché si muovono insieme pendolari e studenti. Una soluzione può essere tornare allo smart working e scalare gli orari di ingresso e di uscita dalle scuole, altrimenti rischiamo di avere il distanziamento nelle aule ma non riusciamo a rispettarlo nei bus».

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