Superbonus, l'allarme dei sindacati: «A rischio 2mila posti di lavoro»

Superbonus, l'allarme dei sindacati: «A rischio 2mila posti di lavoro»
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Lunedì 20 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 18:08

Si apre una settimana fondamentale per il Superbonus 110%: la volontà del governo è quella di sciogliere il nodo dei crediti incagliati dei bonus immobiliari, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Le ipotesi sul tappeto - la cartolarizzazione o le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca - sono al momento solo richieste avanzate dalle diverse parti. I tavoli avviati a Palazzo Chigi serviranno proprio per ascoltare le esigenze dei diversi attori in campo e per valutarne le proposte. Poi le scelte saranno fatte guardando ai costi e alle eventuali decisioni di Eurostat sui conti pubblici.

Il governo

«Se lasciassimo il superbonus così com’è, non avremmo i soldi per fare la finanziaria», ha detto la premier Giorgia Meloni per difendere l’intervento del governo sui bonus edilizi, che ha creato anche significative fibrillazioni nel centrodestra.

Tensioni per ora contenute dall’intervento di Silvio Berlusconi, che ha definito «giustificato e forse inevitabile il percorso del governo per evitare danni al bilancio dello Stato, che potrebbero addirittura portarci ad una situazione di default». 

I sindacati


In Puglia, i sindacati non nascondono le loro preoccupazioni per il futuro del comparto edile, alla luce dei crediti “congelati” per mezzo miliardo di euro. «Le decisioni del Consiglio dei Ministri sui bonus edilizi rischiano di provocare un effetto domino con conseguenze nefaste non solo per il settore e per tantissime famiglie, ma per l’intera economia regionale», dice Antonio Delle Noci, segretario generale Filca-Cisl Puglia. «Lo stop interesserebbe un migliaio di cantieri, mentre le aziende a rischio chiusura sarebbero centinaia, con ricadute occupazionali davvero importanti: i posti di lavoro in bilico sarebbero non meno di 2mila. Il Pil regionale potrebbe perdere da un quinto a un terzo del valore, anche perché l’edilizia ha il grande vantaggio di mettere in moto tantissimi altri settori dell’indotto. Le avvisaglie – aggiunge – le avevamo avute già nei mesi scorsi, con le lamentele dei lavoratori per il ritardo con il quale venivano pagati, a causa della sempre più scarsa liquidità delle imprese. Una situazione che aveva portato nel mese di gennaio a un saldo negativo delle aziende edili pari a ben 332 attività, una media di 10 al giorno. Ora, con questa decisione, il rischio è quello di disperdere un patrimonio di professionalità che è fondamentale per il cambiamento del Paese e che è indispensabile per realizzare quanto previsto dallo stesso Pnrr, in un’ottica di modernità e sostenibilità del patrimonio edilizio». «Il settore, come ha ribadito il segretario generale della Filca, Enzo Pelle, ha bisogno di politiche industriali e di lungo periodo, e visto che c’è un governo politico è il momento di affrontare in modo strutturale le politiche del settore e dell’abitare». Da qui la richiesta di Filca-Cisl Puglia: «Il governo convochi subito i sindacati e riveda i bonus garantendo i redditi più bassi e le classi energetiche più basse, considerando anche la densità abitativa dei luoghi di intervento e utilizzando strumenti emergenziali. Mai come ora sono necessari il confronto e il dialogo per tutelare un pezzo del lavoro strategico per il futuro dell’Italia».


Intanto, dal fronte politico non mancano le polemiche, a cominciare dal Pd, attraverso le parole del senatore Francesco Boccia: «La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - afferma Boccia - ha ragione: quando paga lo Stato, la spesa non è gratis ma a carico di tutti i cittadini. È uno dei principi più elementari dell’economia. Dovrebbe anche ricordare, però, che questo vale non solo per il superbonus, che rilancia un settore e aiuta le famiglie che non potrebbero permettersi quegli investimenti, ma vale anche e soprattutto per le tasse non pagate. E il condono agli evasori, gentilmente concesso dal suo governo, lo paghiamo tutti noi. La coerenza è un abito che andrebbe indossato sempre, non solo quando conviene».

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