Stipendi, al Sud sempre più bassi. Puglia al quartultimo posto: Lecce e Taranto le peggiori

Stipendi, al Sud sempre più bassi. Puglia al quartultimo posto: Lecce e Taranto le peggiori
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 7 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:02

Gli stipendi medi pugliesi nel settore privato restano tra i più bassi d’Italia, con punte negative nel Salento e nella provincia di Taranto, che rasentando il fondo occupato dalla calabrese Crotone e dalla siciliana Ragusa. 
Anche quest’anno il rapporto Index Geography - elaborato dall’Osservatorio JobPricing in collaborazione con Spring Professional - lascia pochi dubbi sullo stato del Paese: il divario tra Nord e Sud è nei numeri. E netta è anche la distanza che si sta generando tra province della stessa regione, come nel caso della Puglia, dove, a fronte di chi scala posizione, c’è pure chi sprofonda.

Cultura, stratificazione produttiva ed export fanno la differenza

Fanno differenza la storia, la cultura e la stratificazione produttiva e merceologica dei singoli territori, la propensione all’export. Fanno differenza gli asset operativi e quelli che la pandemia ha frenato, giacché la graduatoria in questione è stata stilata sulla performance rilevata nel 2020. La sorpresa? Risiede proprio nel fatto che non per tutti l’avvento del Covid si sia tradotto in perdita. L’analisi è stata condotta su 550mila profili retributivi rilevati tra i dipendenti del settore privato e distribuiti tra le 20 regioni e le 107 province italiane. Come recita la nota metodologica, “le classifiche sono state elaborate tenendo esclusivamente a riferimento la Retribuzione globale annua lorda (Rga), ottenuta dalla somma tra la Ral (Retribuzione fissa annua lorda) e la Retribuzione variabile effettivamente percepita dai lavoratori; per ottenere la retribuzione media di ogni provincia si è considerata la composizione di dirigenti, quadri e operai all’interno della provincia stessa, ottenuta tramite l’elaborazione dei dati trimestrali sulle forze di lavoro”.  L’anno del Covid, se così si può definire, ha sottratto alla retribuzione media nazionale 2,3 punti percentuali. Questo vuol dire che nel 2020 la retribuzione globale media si è attestata a quota 29.910 euro, ovvero la metà di quanto percepito in Svizzera e non poco meno di quanto incassato dai lavoratori di Germania e Francia, un terzo in più dei greci. 

La classifica delle regioni: Puglia al quartultimo posto in Italia

A livello regionale, la vetta è sempre solidamente nelle mani della Lombardia, la più ricca d’Italia con una retribuzione media pari a 32.462 euro, seguita da Trentino Alto Adige e Liguria, a discapito di Lazio ed Emilia Romagna, che perdono un po’ di terreno. La Puglia è quart’ultima: l’anno scorso era due posizioni più in su. Oggi esprime una Rga di 26.389 euro, superiore solo a quella di Sicilia, Calabria e Basilicata, ma leggermente inferiore a quella di Campania e Molise che la precedono completando la coda della classifica, interamente riservata al Sud. La differenza tra le retribuzioni medie di Lombardia (prima) e Basilicata (ultima) è di 7.522 euro. 
E analoghe proporzioni esprimono le proiezioni a livello territoriale, sebbene tra le “regine di crescita” del 2020 risaltino anche alcune province che rientrano nel perimetro delle peggiori regioni italiane per retribuzione media.

Come la Sicilia e la Calabria, ne sa qualcosa anche la Puglia visto che la Bat (Barletta-Andria-Trani), rispetto all’anno precedente, ha recuperato 11 posizioni, collocandosi al 52° posto in Italia e tra le 15 province che hanno registrato il più elevato incremento della Rga nel 2020, insieme a Catanzaro, Reggio Calabria e Belluno. Bari, che strutturalmente è l’area pugliese a più alto rendimento, è sita dieci posizioni più in basso. E, rispetto al 2019, ne ha persa una.

Tra le province "maglia nera" a Lecce e Taranto

In posizione diametralmente opposta sono collocate le province di Taranto e Lecce, che scivolano, rispettivamente, al 104° e al 105° posto. La prima ha perso 6 posizioni, la seconda addirittura 12, peggio solo di Livorno, Pisa, Asti, Caserta, Alessandria, Palermo, Frosinone, Siracusa, Pesaro Urbino e Rieti. Parliamo di retribuzioni medie pari, rispettivamente, a 24.550 e 24.149 euro: poco più di 2mila euro lordi, frutto della media degli stipendi di dirigenti, quadri e operai. È facile intuire come una consistente parte della popolazione si collochi al livello più basso, con un salario mediamente inferiore anche a mille euro. Giusto per render idea dell’entità delle distanze, vale considerare che a Ragusa (ultima in graduatoria), la Rga si ferma a 23.952 euro, ovvero 11.377 euro di quella rilevata a Milano (prima), che esprime una percentuale superiore di 18 punti a quella nazionale: un dipendente del settore privato operativo a Milano guadagna 2mila euro in più anche rispetto ai colleghi di Trieste e Bolzano che, nella speciale classifica Index, occupano il secondo e il terzo posto. In ambito pugliese, meglio che a Lecce e Taranto, i lavoratori parrebbero esser trattati a Brindisi che, pur perdendo una posizione, nel 2020 si colloca all’85° posto, sopra Foggia che scivola al 90°. Con l’inflazione al 4%, si salvi chi può.
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