Il Comune di Venezia ha deciso di applicare a partire dal 30 maggio scorso un aumento della tassa di imbarco aeroportuale di 2,50 euro per tutti i passeggeri in partenza dall’aeroporto Marco Polo, così da portare il costo totale della tassa a 9 euro (prima era di 6,50 euro). La compagnia Ryanair ha risposto a tale decisione annunciando che dal prossimo inverno l’operativo comporterà la cancellazione di sei rotte (Alghero, Colonia, Bournemouth, Helsinki, Norimberga e Fuerteventura) e la riduzione delle frequenze su altre sei rotte (Brindisi, Bari, Cagliari, Lamezia, Barcellona e Dublino). Uno dei quattro aerei ora di base a Venezia sarà utilizzato per incrementare le rotte in Spagna e in Portogallo.
La scelta
La scelta di Venezia di introdurre l’aumento della tassa di imbarco avrà dunque un primo impatto sui collegamenti tra il Veneto e la Puglia, ma tale impatto sarà certamente più pesante in termini di collegamenti se il Comune di Brindisi renderà operativa l’intenzione di aumentare di un euro della tassa di imbarco pagata dai passeggeri dell’aeroporto del Salento. Una tassa messa in Bilancio dall’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Rossi e votata a febbraio 2023 dalla maggioranza in carica sino alle elezioni dello scorso mese di maggio.
L’aumento della tassa di imbarco è previsto dal Dl Aiuti varato dal governo Draghi lo scorso anno, con la possibilità per alcuni Comuni sede di aeroporti di porre una soluzione così in caso di problemi di bilancio.
Il dibattito
Nello scorso mese di febbraio l’associazione che raggruppa le compagnie low cost Aicalf (Associazione italiana compagnie aeree low fare) operanti in Italia in una nota sottolineò di aver «preso atto con rammarico della proposta di aumento della tassa di imbarco sull’aeroporto di Brindisi che la giunta starebbe approvando nell’ambito dell’esercizio di bilancio 2023 – 2025».
«Se la proposta di incremento dell’addizionale di imbarco pagata all’Aeroporto del Salento fosse confermata, si determinerebbe una perdita di competitività per l’aeroporto di Brindisi e per l’intera Regione Puglia a vantaggio di altre destinazioni, italiane e non, dove l’offerta di voli sarà maggiore e il prezzo dei biglietti più contenuto grazie a un’addizionale più bassa (o addirittura inesistente in altri paesi europei). Tale aumento graverebbe anche sulle spalle dei cittadini che volano dall’aeroporto del Salento per motivi di lavoro, salute o studio», era scritto ancora nella nota emessa da Aicalf. «Soprattutto, l’incremento dell’addizionale di imbarco costringerebbe i vettori a rivedere il numero di rotte e la loro frequenza da e per Brindisi, a causa di una ridotta sostenibilità economica delle rotte stesse, con l’effetto immediato di un peggioramento del servizio che le compagnie aeree svolgono sulla città e sulla regione». Stesso discorso fu fatto a Venezia, ma senza risultati, tant’è che Ryanair ha annunciato quali saranno le conseguenze collegate all’aumento della tassa di imbarco dal prossimo inverno.
È il caso di ricordare che i vettori low cost nel 2022 hanno garantito da Brindisi 32 rotte (25 gestite da Ryanair, 5 da EasyJet e 2 da Volotea). Ryanair opera nella base dell’aeroporto di Brindisi con 2 aerei. Se decidesse di rivedere le sue scelte a seguito dell’introduzione dell’aumento sarebbe un bel problema.
A Venezia è stata la società di gestione aeroportuale Save a proporre ricorso al Tar per ottenere l’annullamento della tassa di imbarco decisa dal Comune. Un’ordinanza del Tar, emessa a maggio, ha confermato in via cautelare la legittimità dell’aumento in attesa della decisione di merito. E dal 30 maggio il costo del biglietto per chi si imbarca a Venezia è aumentato di 2,50 euro. Si vedrà se la società Save proporrà ricorso al Consiglio di Stato.
La tassa di imbarco che a Brindisi già esiste (e pesa per 6,50 euro sul costo del biglietto in fase di partenza) è stata introdotta dallo Stato con la legge di Bilancio del 2003. I vettori low cost che ne chiedono la cancellazione da tempo. Soprattutto nella fase di ripartenza, dopo la crisi del settore provocata dal covid, Ryanair ha insistito per ottenere la cancellazione che fu introdotta sostanzialmente per sostenere la cassa integrazione e le politiche di sostegno ai dipendenti di Alitalia. Con il passare degli anni la tassa è cresciuta, prevedendo in essa una quota di 0,50 centesimi per finanziare le attività dei vigili del fuoco presso i vari scali e una piccola quota da destinare ai Comuni sede di aeroporto. Il Comune di Brindisi ha incassato nel 2021 circa 150mila euro. Stessa somma prevista per il 2022.