Odissea vaccini/ Malati, obesi bloccati in casa e anziani “scavalcati” mentre erano in fila: disagi in tutta la Puglia. E c'è chi si rivolge alla Procura

Odissea vaccini/ Malati, obesi bloccati in casa e anziani “scavalcati” mentre erano in fila: disagi in tutta la Puglia. E c'è chi si rivolge alla Procura
6 Minuti di Lettura
Sabato 17 Aprile 2021, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 08:13

Ancora tre storie di disservizi legati alla campagna vaccinale in Puglia. Tre storie emblematiche di come si sia proceduto fino a oggi nella gestione della somministrazione dei vaccini, che è valsa alla nostra regione la “bocciatura” del noto quotidiano finanziario “Financial times” e uno degli ultimi posti, per capacità, nella classifica italiana. Ritardi, disagi e il caso dei “furbetti”, ancora all'attenzione di politica e magistratura, consegnano un quadro d'insieme che reclama aggiustamenti e correzioni di rotta, per recuperare il tempo perduto. 

La storia/1  Maria, nel tunnel della meningite, ma niente vaccino

 


Una bimba di 5 anni intrappolata nel corpo di una donna matura di 67. Maria il nome è di fantasia per tutelarne la privacy è un soggetto fragile. La fragilità è il lascito drammatico di una meningite devastante oggi evitabile grazie a un vaccino somministrato ai più piccoli - che l'ha colpita quando aveva appena tre anni. Nessun medico riuscì allora a capire in tempo cosa stesse accadendo nel cervello di quella bambina: la diagnosi, sbagliata, fu otite. Il resto è una storia di dolore, certo, ma anche di grande amore. Amore fraterno, soprattutto: a prendersi cura di Maria, come fosse una figlia, è stata infatti sua sorella, Francesca.
Ed è il figlio di Francesca, Giovanni titolare di un noto locale nel centro storico di Lecce a raccontare l'impresa affrontata per ottenere un vaccino per Maria, impresa finora fallita. «Abbiamo ripetutamente provato a ottenere un vaccino in via prioritaria per mia zia anche grazie all'impegno del suo medico, che davvero non si è risparmiata. Ma purtroppo, nonostante ci si sia recati più volte al vecchio Fazzi, nonostante si sia bussato ripetutamente alla porta della Asl, al nostro medico è stato riferito che non ci sono dosi sufficienti». Il medico di Maria, infatti, disponibile a vaccinarla a domicilio, ha ottenuto solo 20 dosi. «Prima di mia zia aggiunge quindi Giovanni ha dovuto vaccinare malati oncologici o persone con malattie in fase acuta che, giustamente, venivano prima». I giorni sono trascorsi, dunque, nell'attesa di una buona notizia, di una svolta che non è mai arrivata. «Il giorno di Pasquetta i miei genitori prosegue l'imprenditore sono stati contattati dal medico perché raggiungessero la caserma Zappalà. Erano disponibili dosi di vaccino AstraZeneca e la Asl aveva allargato la platea anche ai beneficiari della 104 e ai caregiver». Francesca e suo marito, quindi, vengono vaccinati. Ma per Maria bisogna aspettare ancora. «Siamo stati costretti evidenzia Giovanni a prenotare per il 28 aprile e dovremo andare noi all'hub, con la zia sulla sedia a rotelle e per nulla collaborativa. Dovremo caricarla di peso. È scandaloso e purtroppo, il nostro, non è nemmeno un caso isolato. Un'amica, con figlio affetto dalla sindrome di Down, ha dovuto implorare una delle dosi avanzate alla Zappalà. Le sembra giusto?». (di Paola ANCORA)

La storia/2  Nonna e mamma, l'attesa dei fragili: l'ansia di una figlia


Caparbietà ed amore sono state premiate dopo tanta angoscia. Il 13 aprile, il medico di medicina generale telefona a casa, a Taranto, ed annuncia di aver ritirato le dosi di vaccino anti Covid-19: «Sto arrivando». Un tormento durato mesi è finito in pochi minuti, il tempo di inoculare il vaccino a nonna Nella, 98 anni, e mamma Luisa, 69 anni. Valentina Vinci, professione ingegnere, nipote e figlia, ha accettato di raccontare il profondo scoramento provato, senza notizie, risposte, conferme. Tutto era iniziato l'11 febbraio, primo giorno di avvio di prenotazione nella campagna vaccinale over80, iniziata il 22 febbraio, partita subito negli hub e due mesi dopo a domicilio: «Il 15 febbraio - ricorda - sono riuscita a prendere la linea al Cup. Il Cup avrebbe trasmesso il nome di mia nonna al Dipartimento di Prevenzione Asl e loro avrebbero dovuto fare la vaccinazione. Io ho aspettato fino ai primi di marzo. Ho ricontattato il Cup, loro però erano solo tenuti a raccogliere le prenotazione, e dissero di rivolgermi al Dipartimento di Prevenzione. Ho inviato tre pec di sollecito. Hanno risposto dopo la terza pec e scritto di contattare il medico di famiglia. Nel frattempo, noi avevamo sempre consultato il medico di famiglia e lui diceva di essere all'oscuro di tutto. Un'equipe con un medico ed un infermiere Asl era in ritardo perché stava vaccinando una sessantina di ultra centenari. Dopo avrebbero proseguito con gli ultra novantenni. Invece, i medici di famiglia hanno iniziato ad incrementare le vaccinazioni a domicilio».
Alla prima attesa, si erano aggiunti i rinvii operativi nella campagna vaccinale di pazienti fragili, avviata solo sulla carta il 29 marzo: «Mia nonna ha un principio di demenza. Mia madre ha tre patologie a rischio ed era considerata una paziente fragile. Vive attaccata ad una bombola di ossigeno, ha diabete, obesità grave. Voleva andare in ambulatorio ma il medico curante diceva sempre di non avere le dosi. Martedì scorso ha vaccinato entrambe, nonna e mamma. Il richiamo verrà fatto tra 43/45 giorni». La pandemia ha aumentato le paure. Quest'anno, si sarebbe potuto e dovuto vaccinare il prima possibile gli anziani ed i fragili: «Non avere una data certa di vaccinazione è stato un disagio, in casa ci sono due pazienti fragili. Hanno bisogno di assistenza h24 di tre badanti giovani non vaccinate. La nostra preoccupazione era infettarci. È stata una corsa contro il tempo». (di Francesca RANA)

La storia/3 Dose Pfizer negata. E in  fila all'hub per circa sei ore


Le attese interminabili. Nonostante le prenotazioni. Ma anche le procedure burocratiche, tra interpretazioni delle norme, che ora rischiano di finire in un tribunale. E se ad Ostuni, 48 ore fa, è stato un giovedì nero, con ritardi di oltre tre ore sulle prenotazioni, a San Donaci, invece, alcune problematiche sarebbero nate per la procedura avviata di libero accesso per la vaccinazione agli over 70. In un caso specifico, una pensionata, nata nel 1943, ad oggi è rimasta senza vaccinazione. «E' ancora esposta al rischio di contagio. Ha subito un'ingiustizia». Così il figlio della donna di professione avvocato. La 77enne si è recata con regolare prenotazione all'interno del centro vaccinale di San Donaci, per ricevere la prima dose. Durante la procedura di sottoscrizione del consenso informato, il personale sanitario apprendendo di una patologia cardiaca della signora ha disposto di non effettuare il vaccino con Astra Zeneca, l'unico disponibile per quel giorno riferendo che l'avrebbero ricontatta. 24 ore dopo, però, con l'accesso riservato non solo ai prenotati e con la possibilità di ottenere la dose di Pfizer, la donna ha raggiunto lo stesso centro di San Donaci. Secondo quanto riferito dalla famiglia al momento della sottoscrizione del consenso informato, la componente dello staff sanitario, che il giorno prima si è occupata della sua pratica, dopo averla riconosciuta, avrebbe negato alla donna possibilità di vaccinarsi, insistendo di esibire una prenotazione. Altre persone, senza prenotazione nella stessa data, hanno ricevuto la loro dose di vaccino: questo sostiene la famiglia della 77enne. «E' un episodio gravissimo, presenterò una denuncia alla Procura della Repubblica», tuona il figlio. Attesa di 6 ore, invece, a Ostuni giovedì scorso, per difetti logistici e carenza di medici. Il racconto dell'imprenditore Alfonso Casale: «Io il giorno prima mi sono vaccinato a Conforama: tutto perfetto anche nel rispetto della prenotazione. A Ostuni, invece, un disastro». Casale ha accompagnato al PalaGentile sua moglie: «Gente seduta sui marciapiedi, assembramenti, il rischio alto di contagi. La nostra prenotazione era per le 12.55. Siamo usciti dal centro vaccinale alle 18.25. Qualcuno deve spiegare come è possibile avere questo ritardo ed una differenza così abissale tra Fasano e Ostuni nella gestione delle vaccinazioni». (di Danilo SANTORO)

© RIPRODUZIONE RISERVATA