Siamo sempre di meno. In Puglia i residenti al 31 dicembre 2022 erano 3.900.852. Circa 22mila in meno rispetto al dato del 31 dicembre dell'anno precedente. Il lungo inverno demografico non solo prosegue ma mostra, a tratti, anche la propria ora più buia: nel 2022 si è registrato ancora una volta il più basso numero di bambini nati di sempre (da quando, chiaramente, vi è il censimento). I neonati sono 21.260, con un trend che mette in risalto una crescita da giugno in poi, quando i bimbi venuti al mondo in Puglia si attestano sempre su un numero superiore alle 2mila unità (contro le 1.600 di aprile, ad esempio). Nel 2021 erano stati 26.381. La decrescita della natalità resta lenta, soprattutto rispetto ai numeri drammatici degli ultimi dieci anni, ma il fattore esiste: ogni anno, dal 2005 ad oggi, nascono sempre meno bambini. Basti pensare che appena nel 2010, i nati in Puglia erano oltre 37mila. Dati che dipingono un'emergenza demografica probabilmente senza precedenti, testimoniata dall'ultimo report dell'Istat - pubblicato ieri mattina - sulla dinamica demografica in Italia. A livello nazionale la dinamica - spiega l'Istituto di Statistica - «continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 179mila unità rispetto all'inizio dell'anno, nonostante il positivo contributo del saldo migratorio con l'estero. Il saldo naturale della popolazione è fortemente negativo. Le nascite risultano in ulteriore calo». Al Sud, sulle nascite, vi sono degli esempi positivi ma non è il caso della Puglia.
Puglia, calo demografico: i numeri
Il saldo naturale (cioè la differenza tra neonati e morti) è comunque migliore rispetto all'anno precedente: la Puglia da questo punto di vista fa registrare un -0,47% che nel 2021 era -0,51% ma è tutto "merito" del numero minore di decessi.
La mortalità, in Puglia, si attesta su livelli sconosciuti nel post covid. Per il resto, tutto attorno, è un lungo inverno, che riguarda anche l'emigrazione. Non basta la ripresa dell'immigrazione dall'estero per colmare il saldo. I numeri legati alla fuga di cervelli (e di braccia) sono stati più volte resi noti negli ultimi giorni. È un'emergenza nell'emergenza. E il Sud da territorio portante per la nascita di neonati (concetto spesso persino stereotipato) si ritrova a essere la porzione di Italia con più criticità e difficoltà legate alle nascite. Non è un caso. Il contesto sociale attorno a coloro che saranno (o sceglieranno di non essere) genitori si fa sentire in maniera importante. Meno servizi e stipendi più bassi sono solo due dei motivi per cui, da questa parte dell'Italia, è più difficile pensare a metter su famiglia e a procreare. E il risultato è il calo demografico. Tanto per dare un numero: i quattro milioni di abitanti sono un lontano ricordo. E il problema è che l'emorragia sembra non fermarsi. Anzi, seppur lievemente va sempre peggio. E siamo sempre di meno.
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