Ex Ilva, polemica su Mittal: passi indietro ma investe in Francia

Ex Ilva, polemica su Mittal: passi indietro ma investe in Francia
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 15 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 12:00

Mittal investe altrove e arretra in Italia. Progetta e pianifica all’estero ma di rilanciare i siti ex Ilva di Taranto e Genova, per rimanere ai più importanti, non ne vuol sapere. Tant’è che lo Stato, attraverso Invitalia, sta trattando sul “divorzio consensuale” da Mittal in Acciaierie d’Italia. Separazione che dovrebbe definirsi in settimana riportando l’azienda siderurgica sotto il controllo pubblico, sia pure temporaneo. Mittal, invece, dopo aver annunciato un investimento in India per l’acciaieria più grande del mondo da 24 milioni di tonnellate, è pronto a farne un altro in Francia. Meno rilevante forse dal punto di vista dimensionale, ma egualmente significativo proprio perché è ai nostri confini. Nel cuore dell’Europa. 

Gli investimenti


L’annuncio non viene dalla multinazionale ma da Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia. ArcelorMittal, ha dichiarato Le Maire, prevede di investire 1,8 miliardi di euro nella decarbonizzazione del suo sito di Dunkerque, costruendo due forni elettrici, e punta a ridurre del 6% le emissioni di CO2 del settore industriale in Francia. Lo Stato fornirà aiuti, convalidati dall’Unione Europea, che potrebbero arrivare fino a 850 milioni di euro a seconda degli investimenti effettivamente realizzati. ArcelorMittal, ha aggiunto il ministro, firmerà una lettera di intenti con Edf (Electricite de France) per un contratto di fornitura a lungo termine di energia nucleare. Il Governo francese aveva già annunciato a giugno un ampio sforzo per la riduzione dell’inquinamento industriale che avrebbe coinvolto anche ArcelorMittal. La Francia, nel complesso, aveva stimato investimenti per un miliardo finalizzati a realizzare una politica progressiva di riduzione delle emissioni industriali, che costituiscono il 18% di quelle francesi.

E le acciaierie di ArcelorMittal sono in Francia gli impianti con le maggiori emissioni, seguite dalle raffinerie, dai cementifici e dagli stabilimenti chimici. Il nuovo progetto muove già i primissimi passi poiché Le Maire si recherà oggi nella centrale nucleare di Edf a Gravelines, nel Nord della Francia, e nel vicino impianto siderurgico di Dunkerque, per promuovere l’investimento.

Le polemiche


La notizia che Mittal è pronto a investire in Francia ha stupito. Perché se è ormai scontato il disimpegno del socio straniero di maggioranza da Acciaierie (disimpegno cominciato anni addietro col deconsolidamento della società, fatta uscire dal perimetro della corporate, e col ritiro da Taranto di tutti i propri manager), si pensava comunque che il focus di Mittal, essendo un operatore globale, non fosse più in Europa, Italia compresa, ma in altre aree del mondo. E il maxi piano in India sembrava confermare quest’impostazione. Ora, invece, l’investimento in Francia pare aprire uno scenario nuovo. Nel senso che l’Europa può interessare ancora a Mittal ma a determinate condizioni di vantaggio per il gruppo. Che in Francia evidentemente ci sono e si chiamano costo dell’energia. Un particolare: chi guida Mittal in Francia nel ruolo di amministratore delegato è oggi Matthieu Jehl. Il manager che Mittal spedì a Taranto nel 2017 e 2018 e che ha guidato ArcelorMittal Italia sino a ottobre 2019, quando fu sostituito nella funzione di capo azienda da Lucia Morselli (e in quel periodo scoppiava anche la bagarre della revoca dello scudo penale, con la volontà di Mittal di voler rescindere il contratto). Spiega una fonte industriale: il piano che sta realizzando Jehl in Francia è quello che fa parte dell’accordo di marzo 2020 tra Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti) e AmInvestCO Italy (la società di Mittal per l’operazione in Italia). Accordo che revocò il conflitto con il privato - non ci fu infatti alcuna rescissione contrattuale - e previde, tra l’altro, l’avvento nel siderurgico dei forni elettrici alimentati col preridotto di ferro. Forni che Mittal ora costruirà in Francia ma non a Taranto. Dove invece li realizzerà lo Stato con altri privati. Il punto vero - aggiunge la fonte industriale - è che Mittal in Francia ha un vantaggio oggettivo che si chiama basso costo dell’energia perché di origine nucleare. Fermo restando - si osserva - che Mittal va dove gli conviene e in Italia non sarebbe mai riuscito ad ottenere i vantaggi economici propri di altri Paesi. 
Ma se è vero che il costo dell’energia costituisce un elemento importante, va anche detto che Mittal in Italia ha sempre lasciato cadere i ripetuti inviti ad investire insieme allo Stato. Dai solleciti del ministro Urso al memorandum del ministro Fitto, dove lo Stato si dichiarava disponibile a mobilitare risorse, anche europee, a condizione, però, che il privato facesse altrettanto, tutto è rimasto lettera morta. Sino ad arrivare alle ultime battute quando Mittal, oltre a rivendicare di essere in credito dallo Stato (e questo sicuramente sarà materia di trattativa prima di arrivare al “divorzio consensuale”), ha detto che era sì pronto a scendere in minoranza in Acciaierie, ma anche da questa posizione non avrebbe messo nulla circa i nuovi 320 milioni di euro di capitale. Niente soldi, ma ha ugualmente rivendicato il mantenimento della presa sulla società attraverso la governance paritaria col socio pubblico. Troppo, per il Governo, per continuare a restare insieme.

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