Pnrr, allarme Svimez: «Definanziamenti al Sud, servono subito le coperture per i progetti»

Pnrr, allarme Svimez: «Definanziamenti al Sud, servono subito le coperture per i progetti»
Pnrr, allarme Svimez: «Definanziamenti al Sud, servono subito le coperture per i progetti»
di Alessio PIGNATELLI
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 19:58

Metà delle risorse definanziate dal Pnrr riguarda il Mezzogiorno. Si tratta di interventi, quelli al Sud, «caratterizzati da un forte potenziale di crescita» ed è dunque necessario trovare immediatamente le coperture necessarie. Sono solo alcuni dei temi sollevati ieri da Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che ha partecipato all’audizione in Senato sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Oltre alle dichiarazioni del direttore Luca Bianchi, è stata realizzata una relazione di quindici pagine in cui rischi e criticità vengono messi nero su bianco.

E anche auspici perché nel percorso per l’individuazione di fonti alternative di finanziamento per le misure stralciate dal Pnrr, «può essere importante valorizzare al massimo il coordinamento degli interventi del Piano con le programmazioni europee. L’utilizzo delle risorse della programmazione 2021-2027 dei Fondi europei per la coesione può infatti rappresentare uno strumento utile a mettere in sicurezza gli interventi del Pnrr che presentano criticità. L’operazione andrebbe pianificata il prima possibile».

L'audizione

Durante l’audizione, Svimez ha rimarcato l’assenza all’interno del Pnrr sin dalla sua impostazione originaria di un disegno chiaro di politica industriale. Il direttore Bianchi non ha risparmiato critiche osservando che il Piano italiano antepone l’obiettivo del consolidamento dell’esistente a quello della coesione, dando continuità agli strumenti nazionali già operativi a sostegno degli obiettivi orizzontali dello sviluppo tecnologico e digitale dei processi produttivi. «Un difetto di impostazione - ha spiegato - che rischia di rafforzare il processo di divergenza quanti-qualitativa tra strutture produttive. Le risorse a supporto della trasformazione digitale e verde delle imprese sono infatti allocate in base alla dinamica spontanea delle richieste giudicate ammissibili. I territori a imprenditorialità meno diffusa accedono in misura molto limitata agli incentivi, beneficiando di una parte molto esigua di risorse».
Veniamo ai numeri.

Risultano 83 interventi con maggiori criticità e quindi a più elevato rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr, per un importo complessivo di 95,5 miliardi euro distribuiti nelle 6 Missioni del Piano. Alla luce dell’operazione di revisione del Pnrr che ha previsto il definanziamento di alcune misure, gli interventi critici risultano ancora 78, per un importo complessivo di oltre 83 miliardi, di cui oltre 39 (oltre il 47%) finanziano misure localizzate nel Mezzogiorno. Le misure definanziate ammontano complessivamente a 15,9 miliardi. Le risorse che Svimez stima interessino interventi localizzati nelle regioni meridionali ammontano a 7,6 miliardi, ossia quasi il 48% dei complessivi 15,9 miliardi. Le risorse liberate dal definanziamento delle misure “Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture di comunità” e “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie” vengono destinate al finanziamento degli incentivi alle imprese previsti nell’ambito della nuova “Zes unica nel Mezzogiorno”. 
«Un ulteriore profilo problematico segnalato nelle proposte di revisione riguarda la parcellizzazione degli interventi che ricadono nella competenza di moltissimi soggetti attuatori come i Comuni - ha rimarcato Bianchi - Si tratta, a nostro avviso, di una caratteristica connaturata alla tipologia di interventi diffusi sul territorio finalizzati a riqualificare specifiche aree a elevato disagio sociale. Per questi interventi, che includevano progetti per i quali, secondo Anci, le procedure per la loro realizzazione erano in significativo stato di avanzamento, occorre garantire in tempi brevi adeguate coperture finanziarie».

E nella parte finale della relazione, Svimez ha acceso i riflettori su una problematica che si ripropone ciclicamente. Al di là delle risorse e della suddivisione delle stesse, ci sono le difficoltà delle amministrazioni meridionali a intercettare le risorse per carenze progettuali e attuative. Per cui è necessario che si apra una riflessione più ampia sull’impostazione del Pnrr. «Mettere in competizione le amministrazioni locali ha significato perdere di vista i beneficiari finali degli investimenti: cittadini e imprese. Il sistema dei bandi ha interessato molti degli interventi sulle infrastrutture sociali (scuole, assistenza sociale, rigenerazione urbana), ma anche altri ambiti fondamentali dei servizi territoriali, quali la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni o quelli, assolutamente strategici, volti a migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare. Difetti di impostazione che si sono tradotti in un processo di attuazione incerto che richiederà interventi più decisi volti a rafforzare la governance territoriale nelle regioni a minore capacità amministrativa».

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