«Covid, pronti alla campagna di vaccinazione di massa. Scettici e negazionisti? Per loro si valuti l'obbligo di legge»: parla l'esperto

«Covid, pronti alla campagna di vaccinazione di massa. Scettici e negazionisti? Per loro si valuti l'obbligo di legge»: parla l'esperto
di Paola COLACI
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Domenica 22 Novembre 2020, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 07:22

La distribuzione delle prime dosi del vaccino anti-Covid prodotte dalla Pfeizer/Biontech sarà avviata a partire da metà gennaio. Ma nei mesi successivi saranno disponibili altri prodotti, attualmente in via di sperimentazione. Circa i criteri e le priorità di somministrazione, però, permangono ancora dubbi. «Per l'analisi di questi aspetti attendiamo di avere maggiori dettagli» sottolinea Silvio Tafuri, professore associato di Igiene dell'Università di Bari alla guida della Control Room covid del Policlinico di Bari. Su un punto, però, lo scienziato non ha dubbi: «Questi prodotti potrebbero cambiare la storia, come fece Jenner con la vaccinazione anti-vaiolosa».


Professore Silvio Tafuri, lei paragona il vaccino anti-Covid alla rivoluzione introdotta con l'anti-vaiolo. Su cosa si basa tale comparazione?
«È molto semplice: mai nella storia più recente una malattia infettiva aveva avuto un impatto tanto forte sui Paesi di tutto il mondo».


E in Italia quando saranno somministrate le prime dosi?
«La sperimentazione è terminata e il dossier è stato consegnato all'Autorità regolatoria americana i cui documenti vengono presi a riferimento in tutto il mondo. Entro tre settimane la stessa Autorità dovrebbe pronunciarsi. Una volta ottenuta l'autorizzazione alla messa in commercio, la distribuzione sarà avviata in America. E al costo di 30-40 dollari a dose. Autorizzazione che potrà essere recepita, poi, dalle autorità europee. Passaggi formali che si spera possano concludersi in tempi rapidi».


Dall'inizio del 2021 quante dosi saranno disponibili per l'Italia?
«Un primo accordo tra l'Europa e l'azienda Pfeizer prevede per l'Italia la disponibilità di dosi sufficienti a un milione e 600mila cittadini entro la fine di gennaio. Nel frattempo, però, è probabile che lo stesso percorso si concluda con esito positivo anche per altri produttori che stanno già lavorando allo stesso obiettivo».


Come saranno distribuite le dosi e secondo quali priorità?
«Le prime ipotesi sembrano andare nella direzione di garantire la priorità agli operatori sanitari ma anche agli ospiti e al personale delle Rssa. Ma si potrebbe immaginare di avviare la somministrazione a partire dalle fasce più giovani della popolazione per bloccare la circolazione generale del virus. Se si riuscisse a lavorare su due binari paralleli l'obiettivo si raggiungerebbe in tempi più rapidi. Intanto il ministero della Salute bene ha fatto a procedere ad un censimento sulla possibilità di stoccaggio».


Cosa intende per stoccaggio?
«Il vaccino viene conservato in frigoriferi che arrivano a -80 gradi, a disposizione solitamente di grandi laboratori di ricerca. E proprio nei giorni scorsi il ministero ha chiesto alle Regioni di indicare questi siti di stoccaggio».


Si può già stabilire il quantitativo di dosi destinate alle Puglia?
«È prematuro procedere a una quantificazione.

Tutto dipenderà dall'accordo che verrà sottoscritto nel prossimi mesi tra la Regione e lo stesso ministero».


Come verrà somministrato il vaccino?
«Non abbiamo avuto ancora modo di leggere l'Rcp di questi prodotti ancora in attesa di validazione, ma ritengo che sarà somministrato per via intramuscolare o cutanea».


E a somministrarlo potranno essere anche i medici di base?
«Nel caso dei vaccini stoccati a -80 gradi mi sembra improbabile che possano essere somministrati da medici di base o farmacisti. Per una operazione che prevede la vaccinazione di decine di milioni di persone in tempi rapidi dovrà essere previsto un programma speciale di vaccinazione di massa, come quella realizzata qualche anno fa in Veneto contro la meningite. In quel caso fu previsto un programma speciale e formati staff ad hoc. Ma furono utilizzate anche palestre e palazzetti dello sport».


Un po' come l'ipotesi attuale di utilizzare cinema e teatri proprio a questo scopo?
«Sì, grandi spazi che prevedano di poter gestire gruppi di persone molto numerosi. Ma sarà necessario anche lavorare in tempi rapidi alla formazione di staff sanitari in grado di garantire tempi di somministrazione quanto più rapidi possibile. Il progetto è, infatti, quello di vaccinare la gran parte della popolazione: un'operazione che non ha precedenti».


Una vaccinazione di massa, lei dice. Ciò significa che il vaccino sarà obbligatorio per legge? E il movimento No Vax, allora?
«Se dopo tutto ciò che è accaduto c'è ancora chi ritiene che si debba restare nell'incubo, significa che come Paese meritiamo davvero le purghe. Il fenomeno No Vax, pur facendo molto rumore mediatico, rappresenta solo il 5-6% della popolazione. Non mi preoccupa, dunque. Piuttosto mi preoccupano gli scettici della vaccinazione che insinuano dubbi. E in questo caso l'obbligo dovrebbe essere previsto. Anche se mi auguro che non si debba arrivare a tanto».


Scettici come il microbiologo Andrea Crisanti?
«Frequento i convegni italiani e mondiali di vaccinologia da 15 anni. E non ricordo di aver mai visto il professor Crisanti».


Ritiene, infine, che questo vaccino possa produrre effetti collaterali?
«Tutti i farmaci possono produrre eventi avversi. A partire dal comune Nimesulide. Nel caso del vaccino Pfeizer, in una parte dei soggetti ai quali è stato somministrato sono stati registrati i soliti effetti post vaccino: rossore, febbricola, astenia. Nulla di diverso dai sintomi ai quali siamo abituati. A fare la differenza è, tuttavia, il bilancio tra rischio e beneficio che mai come in questo caso è evidente».

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