Peronospora, pochissimi fondi per risarcire i viticoltori: «L’equivalente di un caffè»

Peronospora, pochissimi fondi per risarcire i viticoltori: «L’equivalente di un caffè»
di Ciro SANARICA
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Giovedì 4 Aprile 2024, 05:00

Sette milioni di euro per venire incontro ai viticoltori italiani che nel 2023 hanno dovuto subire i danni provocati dalla peronospora? «Una cifra irrisoria» secondo Gennaro Sicolo, presidente di Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) Puglia. «L’equivalente di un caffè» secondo Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia. Sette milioni si rivelano pochi, soprattutto - spiegano dalle associazioni - se la stima dei danni era, approssimativamente, di 100 milioni.

Il decreto

Il decreto approvato dal Governo, non convince nessuno e di certo non sembra una misura tale da attutire l’influenza negativa, generata dalla famigerata malattia crittogamica, nel 2023 in seguito alle abbondanti e persistenti piogge primaverili. «Una misura inconsistente – tuona Sicolo – ed inspiegabile, se semplicemente paragonata a quella applicata per la problematica del cosiddetto granchio blu, per la quale è stata stanziata una cifra tripla. Sette milioni di euro non sono nulla per le sole Puglia, Sicilia e Calabria, figuriamoci se lo sono per ben undici regioni. Il Governo dovrebbe integrare questo decreto con ben altre cifre se davvero esiste l’intenzione di venire incontro agli agricoltori. La nostra organizzazione ha compiuto i vari passaggi per sollecitare in tal senso. E tuttora facciamo pressione affinché i ristori possano essere chiamati tali. Purtroppo devo affermare che, in base alle mie informazioni, a Roma si raschia il barile e disponibilità economiche non ce ne sono. Anche altri Enti dovrebbero recitare la propria parte». Sicolo punta il dito anche verso la Regione Puglia.

«È impensabile che la Regione non integri le cifre stanziante dal Governo centrale. Da un lato i produttori di uva da tavola e da vino, dall’altro le stesse cantine, che hanno dovuto accusare una diminuzione della produzione a fronte di spese sostanzialmente invariate. Con l’assessore Pentassuglia stiamo lavorando da tempo ma al momento si tratta solo di parole e non è stato concretizzato nulla. La Puglia è una regione il cui comparto agricolo, vive anni drammatici. La piaga della Xylella ha già sufficientemente vessato gli agricoltori e continua a farlo. Il problema è stato preso alla leggera sin dall’inizio, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi, come la Spagna, dove gli interventi sono stati tempestivi e significativi agli albori. Qui invece parliamo di nuovi ceppi come quello scoperto a Santeramo. Parliamo di 20 milioni di piante in Puglia, per le quali c’è stata indifferenza e qualcuno dovrà portarsi nella tomba le responsabilità per un territorio a tratti spettrale».
E la peronospora rischia di diventare una seconda piaga, altrettanto delittuosa.
«Ne pagheremo le conseguenze anche nel 2024 – afferma Sicolo – in quanto l’attacco della scorsa primavera è stato così importante da ledere significativamente le piante. L’impossibilità di intervenire per tempo, con prodotti rameici, a causa dell’impraticabilità dei terreni ha determinato una maggiore invasività della malattia».
Lazzàro dal suo canto ribadisce questo aspetto. «In taluni casi è necessario estirpare il vigneto perché le piante sono del tutto compromesse. I problemi si sono avuti soprattutto sugli impianti destinati alla produzione di vino, in quanto meno protetti rispetto a quelli di una da tavola. Gli strascichi quindi continueranno ad esserci, sebbene ci aspettiamo un 2024 migliore e di prospettiva». È possibile quantificare quale quota parte sarà destinata alla Puglia ed a quanto ammontano i danni? «Premesso che si tratta di un “caffè” per le aziende, è impossibile stabilire quale parte dei sette milioni spetti alla Puglia. Le aziende di qualsiasi areale italiano coinvolto possono fare richiesta di ristoro. Essa sarà commisurata all’estensione delle piantagioni. Si hanno 45 giorni di tempo dalla data di pubblicazione e presso gli uffici di Confagricoltura è possibile reperire qualsiasi informazione. Solo alla scadenza dei termini potrà essere noto quale percentuale spetterà a ciascuna delle regioni interessate. L’ammontare dei danni in modo puntuale è difficile anche in virtù delle conseguenze prolungate nel tempo».
«Fatto un primo passo – afferma Alfonso Cavallo, presidente regionale della Coldiretti - come testimonia l’emissione del decreto. Adesso bisogna aspettare che si conosca il numero delle domande di ristoro per fare una stima dei danni. Di certo le cifre di cui si parla sono troppo basse. Nel momento in cui si avrà il quadro della situazione compiremo nuovi passi al fine di donare agli agricoltori le giuste risposte. Possono essere certi che non saranno lasciati soli e che è nostro intento chiudere entro il 2024 la questione»
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