Ortofrutta, produttori strozzati dai prezzi troppo bassi. Si profila un Natale nero

Ortofrutta, produttori strozzati dai prezzi troppo bassi. Si profila un Natale nero
Ortofrutta, produttori strozzati dai prezzi troppo bassi. Si profila un Natale nero
di Lucia J.IAIA
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Giovedì 25 Novembre 2021, 08:37

Produttori strozzati dai prezzi troppo bassi. Si profila un Natale nero. «Impossibile continuare a vendere al di sotto dei costi di produzione», denuncia la Cia Agricoltori Italiani della Puglia e Confcooperative Puglia nella lettera inviata all'assessore regionale all'agricoltura, Donato Pentassuglia. Chiedono un confronto perché i problemi da affrontare sono urgenti e potrebbero ripercuotersi anche sulla tavola natalizia. Già durante l'estate, con la raccolta delle ciliegie e delle angurie, gli agricoltori erano andati in sofferenza. E ora, lo stesso scenario si ripete con l'uva da tavola, gli agrumi e, più in generale, con tutta l'ortofrutta. D'altra parte, i produttori sanno anche contro chi puntare il dito.

L'allarme

«Gli effetti perversi di un mercato impostato su prezzi al ribasso e importazioni selvagge mostra apertamente lo squilibrio nel potere di contrattazione tra i produttori e la grande distribuzione organizzata.

La scorsa primavera, è stato clamoroso il caso delle ciliegie pugliesi, col prezzo riconosciuto ai produttori inferiore fino a 15-20 volte al costo imposto ai consumatori nei supermercati. Durante l'estate si è evidenziato lo stesso problema per le angurie».

Nel commercio dell'uva da tavola emerge un'ulteriore criticità rappresentata dalle royalty sulle nuove varietà e, in particolare, sull'uva senza semi. In alcuni Paesi, come Israele, Cile e Stati Uniti, la proprietà intellettuale di particolari produzioni ortofrutticole implica il pagamento delle royalty da parte degli agricoltori sul territorio, non solo per avere l'autorizzazione a coltivare determinate varietà ma anche nella successiva vendita del raccolto. Secondo le associazioni di categoria, di fatto agli agricoltori viene imposto anche a chi vendere.

«Un'imposizione che, se elusa, può avere conseguenze estreme, fino al taglio delle viti. In sostanza, per poter coltivare le nuove varietà, l'azienda agricola deve sottoscrivere un contratto che la vincola non solo a pagare le royalty, ma anche a vendere e commercializzare l'uva solo attraverso uffici della società che detengono il brevetto vegetale». In più, a pesare è anche la normativa, spesso variegata all'interno della stessa Unione europea. In Olanda per esempio, vige un regime fiscale vantaggioso e l'uva da tavola acquistata dall'Egitto viene venduta, già confezionata, al prezzo medio di 0,60 euro al chilogrammo, contro il prezzo medio di 1,20 euro al chilogrammo dei produttori e commercianti italiani.

«Non è possibile vendere le nostre uve ad un prezzo più basso di 1,20 euro al chilogrammo», spiega Sergio Curci, responsabile Gie Ortofrutta di Cia Puglia. Non va meglio sul fronte degli agrumi. Anzi, è crisi profonda dei consumi (meno 15 chili a persona all'anno) a causa delle temperature più alte delle medie stagionali. Il rischio, come lo scorso anno, è che clementine e arance possano rimanere invendute sugli alberi. È quanto denuncia Coldiretti Puglia che chiede l'urgente convocazione del tavolo agrumicolo regionale per sostenere le imprese in difficoltà. Il conto economico è drammatico soprattutto nei campi della provincia di Taranto, dove il settore vale oltre 80 milioni di euro per una produzione di 2,6 milioni di quintali.

Quest'anno, le clementine sono vendute in campagna a 0,30 centesimi al chilo, di cui 0,15 centesimi servono solo per la raccolta. «I prezzi non sono remunerativi: è l'ennesima annata da dimenticare», sottolinea il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo. «Si tratta di un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole». Anche in questo caso, il mercato straniero preoccupa. «Al calo dei consumi, si aggiunge l'arrivo incontrollato di agrumi di provenienza estera che contribuisce notevolmente conclude Coldiretti Puglia - ad appesantire il livello economico e occupazionale delle imprese agricole regionali». Secondo i produttori ortofrutticoli pugliesi occorre, in altre parole, intervenire al più presto per evitare il collasso a ridosso delle festività.
 

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