Il Museo Maxxi è pronto «a espandersi guardando al Mediterraneo, con nuove sedi a Messina, Taranto e Brindisi». Lo ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in visita al Messaggero in occasione delle celebrazioni per i 145 anni del quotidiano. Il ministro cita il filosofo José Ortega y Gasset: «Per fare un balzo in avanti devi piantare bene talloni a terra. Bisogna essere saldi nelle radici per aprirsi al confronto». Che, per la Puglia, significherà aprire le porte all’arte contemporanea - che nel Maxxi ha uno dei suoi spazi internazionalmente riconosciuti - finora rimasta confinata all’iniziativa di nicchia di qualche gallerista privato.
La scelta delle due città, poi, è altamente simbolica. Vuoi per il passato e il presente segnati dalla grande industria e, dunque, per un orizzonte lungo il quale disegnare una strategia di sviluppo per la cultura e per il turismo è stato ed è più complicato che altrove, vuoi perché la Puglia compirebbe un grande passo in avanti verso la sua qualificazione come meta turistica culturale, centrando un obiettivo molto ambito, qual è quello della destagionalizzazione.
L'idea di Sgarbi
Si va concretizzando, dunque, l’idea lanciata dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi proprio dalle colonne di questo giornale lo scorso mese di gennaio. «Brindisi è stata preservata dalla violenza psicologica di questo costume contemporaneo di divertimento coatto, che invece imperversa a Lecce, spesso infrequentabile. In passato a Brindisi - disse allora Sgarbi - venne coltivata una tradizione di arte contemporanea al tempietto. Quel filone potrebbe essere ripreso, magari realizzando proprio a Brindisi, com’è stato fatto a L’Aquila, una succursale del Maxxi di Roma. Potrebbe essere un modo per trovare una dimensione e uno spazio per il gusto e la sensibilità contemporanei. In Puglia non c’è ancora nulla del genere».
Da allora l’idea ha macinato chilometri, raccolto il placet e i suggerimenti degli operatori sul territorio, dei sindaci, della Regione.