L'imam leccese in Marocco: «Stiamo raccogliendo sangue, qui interi villaggi scomparsi»

L'imam leccese in Marocco: «Stiamo raccogliendo sangue, qui interi villaggi scomparsi»
di Alessandra LUPO
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Domenica 10 Settembre 2023, 05:10

La comunità marocchina, tra le prime a trovare nell’Italia una seconda casa, resta tra le più numerose e longeve nel Paese, terza dopo romeni e albanesi con in tutto 421mila cittadini, oltre alle 216mila naturalizzazioni avvenute fino al 2017. Anche in Puglia la presenza marocchina è estremamente radicata e conta attualmente 10.810 persone. 
A Lecce, dove è stata la prima per presenza di comunità migranti nel territorio, recentemente ha assunto la guida della seconda moschea cittadina (dopo quella già esistente guidata dal tunisino Saifeddine Maaroufi). 
Il giovane imam che ne ha preso le redini è il 34enne Red El Khiat, che è anche un apprezzato istruttore di tennis dello storico Circolo della città. Al momento del terremoto Red El Khiat si trova a casa della sua famiglia, in Marocco. 
Imam El Khiat, lei si trovava in Marocco al momento del sisma, dove?
«Mi trovavo e mi trovo a Casablanca, dove vive la mia famiglia». 
Avete avvertito le scosse di terremoto con forza, quindi?
«Sì, certo, io ero nella mia stanza e mi preparavo per andare a dormire quando ho sentito la finestra che vibrava così forte che sembrava stesse per cadere, il pavimento ha iniziato a tremare e la gente fuggiva da tutte le case nei dintorni: alcuni scalzi, altri in pigiama, tutti fuori per mettersi al riparo: è stato il panico».
Avete temuto per la vostra vita?
«Inizialmente non abbiamo capito quanto sarebbe durato. Poi ci sono arrivate le notizie da Marrakech e abbiamo capito che l’epicentro era un altro. Ma c’è stato e c’è molto allarme su una possibile nuova scossa. Qui poi da questa mattina la linea telefonica va e viene nelle chiamate whatsapp, che si sono ovviamente moltiplicate nelle ultime 24 ore». 
Lei rientrerà subito a Lecce?
«Sì, rientrerò ma non immediatamente: il mio volo è prenotato per mercoledì, se tutto va bene sarò a Lecce per allora. Nessun rientro immediato».
C’erano suoi familiari nel luogo del disastro?
«Sì, nella zona dell’epicentro si trovano diversi miei familiari, che abbiamo contattato telefonicamente nelle scorse ore e per fortuna stanno tutti bene. Ma il numero delle vittime continua a salire man mano che si scava e molta gente è nei guai, a Marrakesh e in altre zone vicine c’è bisogno di tutto, interi villaggi sono stati spazzati via dal territorio».
In monti si stanno recando sul posto per portare aiuto. Anche lei darà una mano?
«Certo, faremo tutto il possibile. Intanto domani nel nostro quartiere ci stiamo preparando per andare a donare il sangue di cui gli ospedali hanno un disperato bisogno: il gruppo è già folto, saremo oltre 50 persone solo da qui. E poi faremo tutto quello che servirà per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto».
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