L'intervista/De Risi:«Frattura che rivoluzionerà il futuro. Il riscatto del Sud grazie all’energia»

L'intervista/De Risi:«Frattura che rivoluzionerà il futuro. Il riscatto del Sud grazie all’energia»
di Paola ANCORA
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Sabato 25 Febbraio 2023, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 13:16

Professore Arturo De Risi, lei presiede il Distretto tecnologico nazionale sull’energia. Dietro il conflitto fra Russia e Ucraina, dal punto di vista economico ed energetico lei ci vede una crisi o un’opportunità?
«Una opportunità perché i momenti di difficoltà permettono di “fare pulizia”. Per esempio, le conseguenze del conflitto hanno costretto a modificare i sistemi di valutazione del costo dell’energia, a partire dal metano, rendendoli più dinamici, reali e meno vulnerabili alla speculazione. Credo che lo stesso avverrà per l’energia».
Sono emersi anche i punti deboli della transizione energetica così come pensata dall’Unione europea: premiante dal punto di vista ambientale, ma poco attenta a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Tanti Paesi, messi alle strette, hanno riacceso le centrali a carbone, Italia compresa. È così?
«Fino a oggi il sistema economico è sempre stato indirizzato a ottenere il minimo costo. Così ci siamo ritrovati a essere fortemente dipendenti dalla Russia: avere un unico fornitore ci espone a rischi enormi di gestione e alle speculazioni. È giusto che la transizione energetica miri a un uso massivo delle rinnovabili e delle tecnologie necessarie a garantirne lo storage, integrandole nel sistema energetico del Paese. Così facendo non si guarda soltanto all’ambiente, ma a un graduale aumento della resilienza del sistema a choc come quello della guerra, che abbiamo vissuto sulla nostra pelle».
Tuttavia la diversificazione delle fonti di approvvigionamento porterà in Italia molto gas dall’Africa e da Paesi politicamente instabili. Non è comunque rischioso?
«Assolutamente. Ora stiamo affogando e qualunque soluzione va bene, ma in un’ottica di pianificazione degli approvvigionamenti – che in Italia è mancata – è utile far arrivare il gas da molti Paesi diversi e affiancarvi anche altre fonti. L’obiettivo deve essere rafforzare il sistema generale. In Puglia si stanno chiudendo i bandi sull’idrogeno, che è un vettore energetico importante sia perché immagazzina l’energia in esubero prodotta con le rinnovabili - funziona cioè come una sorta di batteria di accumulo - sia perché può essere un mezzo per riconvertire l’anidride carbonica prodotta da vari processi industriali, ottenendo metano o materiali plastici».
Con quali benefici?
«La neutralità delle emissioni, essenziale dal punto di vista ambientale. So di rischiare l’impopolarità, ma si dovrebbe pensare anche al nucleare, rivedendo un poco la nostra posizione. Anche il nucleare dovrebbe rientrare nelle strategie di differenziazione, di pluralità delle forniture».
L’interconnessione economica dei mercati, da grande opportunità, rischia di diventare una spada che riporterà in auge forme estreme di protezionismo?
>«Non sarei così pessimista. La pandemia e la guerra ci hanno aiutato a capire il valore dello stare insieme. Contrattare un price cap sui costi delle forniture di gas è stata una mossa politica dell’Unione che solo poco tempo fa era inimmaginabile e ha portato all’immediato crollo del prezzo. Muoverci uniti ci dà maggiore forza». 
Guardiamo alla Puglia del futuro, al suo orizzonte di sviluppo. Lei cosa ci vede?
«Ancora per qualche decennio dovremo convivere con il gas, le cui forniture resteranno un asset importante del sistema Paese. Molte di esse passano e passeranno dal Mezzogiorno e guardando al gas opzionato dall’Italia è facile prevedere che avremo un surplus di circa 40 miliardi di metri cubi all’anno che ci consentirà di diventare fornitori dell’Unione europea. Questo dovrebbe restituire centralità all’Italia. In passato l’energia è arrivata prima al Nord, con gli impianti idroelettrici di cui il Mezzogiorno non poteva disporre. Ora che l’energia arriverà dal Sud, giacché tutti i gasdotti arrivano nel Meridione, starà alla politica cogliere l’occasione di bilanciare gli squilibri e le differenze esistenti all’interno del nostro Paese. È un’occasione».
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