Un anno di guerra in Ucraina, impatto anche sull'economia: crollano le esportazioni

Un anno di guerra in Ucraina, impatto anche sull'economia: crollano le esportazioni
di Massimiliano IAIA
5 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Febbraio 2023, 05:00

Prima di tutto, doverosamente, le vite umane. E già qui, alla vigilia del primo anniversario della guerra in Ucraina, c’è un primo balletto di cifre, dopo che la Commissione europea ha parlato - allo stato attuale - di circa 7mila vittime. Un dato che, sebbene confermato anche dall’Onu, ha fatto registrare il disappunto delle autorità ucraine, secondo cui il numero sarebbe tre volte maggiore. 
Ma dopo il computo delle vittime del conflitto, non si possono non calcolare anche i contraccolpi economici di questi 364 giorni di guerra, a 24 ore di distanza dal compimento di un anno tondo, fatto di appelli sull’approvvigionamento di determinati prodotti, dall’agroalimentare fino a quello - il più dibattuto - energetico, considerando le risorse di gas che hanno sempre rappresentato un punto di forza dell’economia russa. Una condizione, quest’ultima, che ha costretto l’intero Occidente a rivedere i propri piani in fatto di dipendenza energetica dall’Est, valutando l’ipotesi di fonti alternative e di impianti in grado di coprire il fabbisogno energetico dei vari Paesi. 

I nodi economici

Ma diverse sono le voci che caratterizzano gli interscambi commerciali con la Russia e con l’Ucraina, anche per quanto riguarda la Puglia.

E già è possibile stilare un primo bilancio dei primi nove mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sia sul fronte delle importazioni sia alla voce export. Ed è impossibile, nel calcolo complessivo, non tenere conto delle durissime sanzioni che l’Ue ha imposto alla Russia praticamente all’indomani dell’invasione. Sanzioni che, oltretutto, si aggiungono alle misure imposte alla Russia dal 2014 a seguito dell’annessione della Crimea e della mancata attuazione degli accordi di Minsk. Le restrizioni all’esportazione e all’importazione escludono i prodotti destinati principalmente al consumo e i prodotti dei settori sanitario, farmaceutico, alimentare e agricolo, al fine di non danneggiare la popolazione russa. Non possono essere esportate verso la Russia, invece, tecnologie d’avanguardia (ad esempio computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica e software di alta gamma), alcuni tipi di macchinari e attrezzature per il trasporto, beni e tecnologie specifici necessari per la raffinazione del petrolio; attrezzature, tecnologie e servizi per l’industria dell’energia; beni e tecnologie per i settori aeronautico e spaziale (ad esempio aeromobili, motori aeronautici, pezzi di ricambio o qualsiasi tipo di equipaggiamento per aerei ed elicotteri); prodotti per la navigazione marittima e tecnologie di radiocomunicazione; droni e software per droni o dispositivi di cifratura; beni di lusso (ad esempio automobili, orologi e gioielli di lusso); armi da fuoco ad uso civile e altro materiale militare. Non possono essere importati dalla Russia i prodotti come petrolio greggio (da dicembre 2022) e prodotti petroliferi raffinati (proprio da questo mese), con limitate eccezioni come carbone e altri combustibili fossili solidi; acciaio, prodotti siderurgici e ferro; oro, compresi articoli di gioielleria; cemento, legno, carta e materie plastiche; prodotti ittici e liquori. Per rafforzare ulteriormente la pressione sulla capacità industriale della Russia, nell’ottobre 2022 l’Unione europea ha deciso di ampliare la gamma dei servizi che è vietato fornire alla Russia includendo i servizi di consulenza informatica, consulenza giuridica, architettura e ingegneria.

I numeri di Aforisma

Stando ai dati raccolti dall’Osservatorio economico Aforisma, sempre tenendo come riferimento il periodo compreso tra gennaio e settembre 2022 rapportandolo ai primi nove mesi del 2021, se le importazioni dalla Russia in Puglia fanno comunque registrare un +66,3%, i dati fanno segnare un netto crollo alla voce esportazioni, con un evidente -59,9%. Il volume d’affari, che solo un anno prima fruttava oltre 52 milioni, ora è sceso a 21.
Esaminando il fenomeno nelle sei province pugliesi, emerge chiaramente come a pagare maggiormente siano stati i territori di Lecce e Taranto, che fanno registrare rispettivamente un -85,8% e un -81,8%. Pesante il contraccolpo anche per Foggia, alle prese con un -65,9%. Poi c’è Brindisi, con un -43,6%, seguita da Bat (-39,9%). Pur con un “meno” che comunque contribuisce a rendere significativa e preoccupante la media regionale, Bari fa segnare contraccolpi minori rispetto alle altre, fermandosi al -30,8%. I crolli più significativi riguardano il manifatturiero (anche qui ci si aggira attorno al 59%), E poi ci sono i prodotti delle attività dei servizi di informazione e comunicazione, scesi addirittura dell’88,4%. 

La bilancia commerciale

Se invece il calcolo della bilancia commerciale riguarda Puglia e Ucraina, il quadro cambia notevolmente, pur muovendosi naturalmente nell’àmbito di una crisi economica figlia di un conflitto bellico. Le importazioni in Puglia sono infatti cresciute solo dell’1,2%, e d’altra parte il solo fatto che nonostante tutto il saldo sia rimasto positivo può essere considerato sintomatico - pure questo - della resistenza ucraina, anche volendo leggerne solo gli aspetti puramente economici. Numeri molto negativi ancora a Taranto (-92%), e anche a Foggia (-65,2%). Colpisce il positivo dato-monstre per Brindisi: +2142,5%. «Si tratta prevalentemente di prodotti agroalimentari», commenta Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio Aforisma.
Le esportazioni dalla Puglia all’Ucraina sono invece cresciute del 6,7%, e questo è il risultato di una situazione molto differente a seconda delle province. Qui il calo più importante è a Brindisi (-88,9%), dati negativi anche a Lecce, Taranto e Foggia. Bari e Bat fanno segnare dati nettamente in ripresa, in attesa del prossimo confronto, dell’analisi del successivo trimestre, per calcolare l’anno intero. Un anno giusto, domani, ma un anno ingiusto per chi ha perso ogni cosa, la vita innanzitutto, e per chi perderà ancora tanto, se il conflitto dovesse proseguire per i prossimi mesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA