Andrea Delogu: «Il bello della Puglia? La calma. Non so ballare la pizzica ma potrei imparare»

Andrea Delogu: «Il bello della Puglia? La calma. Non so ballare la pizzica ma potrei imparare»
di Massimiliano IAIA
7 Minuti di Lettura
Domenica 13 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 19:57

La calma è la virtù dei pugliesi. Parola di Andrea Delogu, che dopo un anno di iperattività - il successo di Tim Summer Hits è solo l’ultima fatica dell’estate, ma è stato anche l’anno del debutto a teatro, del “PrimaFestival” a Sanremo, dell’appuntamento quotidiano su Radio2 - anche quest’estate tornerà nel Salento per godersi qualche giorno di relax. E venerdì 18 agosto alle 21, a Palazzo Marchesale di Galatone, nell’ambito del Salento Book Festival presenterà il suo libro “Contrappasso” (HarperCollins editore). Puglia, per Andrea, vuol dire ricordi, vuol dire infanzia, vuol dire famiglia, anche se la sua amata nonna Rina, felice di ospitare la sua nipotina ogni anno nella sua Tuglie, dall’anno scorso non c’è più.


Andrea, pochi mesi fa sempre dalle colonne di questo giornale, ci aveva anticipato che per la protagonista del suo prossimo libro si sarebbe ispirata proprio a sua nonna. L’idea è rimasta quella?
«Certamente. Intendiamoci, per il prossimo libro occorrerà qualche anno, però la nonna è lì, nel mio cuore e nella mia testa».


Vuole descrivercela? Era la tipica donna del sud, dalla forte vitalità, come talvolta l’ha fatta simpaticamente apparire sui social?
«Nonna ha lasciato un vuoto enorme nella mia famiglia, noi lo riempiamo con il suo insegnamento: restare toste, concentrate. Proprio il ritratto delle tipiche donne salentine: grandi lavoratrici, anche attente alla gestione della casa. Un messaggio semplice: godersi la vita, sì, ma rimboccandosi le maniche».


Un suo ricordo da bambina nel Salento.
«A Tuglie da piccola ho trascorso tutte le mie estati. Il primo ricordo che mi viene in mente riguarda i fichi d’India. A casa della nonna venivano a trovarci i suoi amici, che ci portavano i fichi che avevano raccolto, ne raccoglievano in quantità che bastavano per tutta la città. Mi ricordo anche quando si andava al mercato del pesce a Gallipoli, quando ancora la città non era così piena come adesso».


Gallipoli è cambiata molto, effettivamente.
«Io me la ricordo quando era più “nostra” che di tutti, però il fatto che oggi sia di tutti non significa che sia qualcosa di negativo.

Di sicuro però era diversa».


Qual è l’aspetto che le piace di più della Puglia?
«La calma. In Puglia, quando ci si deve fermare, ci si ferma e basta. Si rispetta la calma. È uno stile di vita, per me conta».


È reduce dall’esperienza di Tim Summer Hits con Nek, appuntamento che ha segnato l’estate musicale 2023. Qui in Puglia cresce l’attesa per l’evento musicale dell’anno, che è la Notte della Taranta. Qual è il suo rapporto con la pizzica?
«Anche qui ho tantissimi ricordi. Facevamo il viaggetto in macchina con i nonni per andare a vedere quelle esibizioni».


Si è mai cimentata con il ballo?
«No. Ma posso imparare, eh».


Qual è la canzone che più di ogni altra le ricorda l’estate?
«A me è sempre piaciuta tanto “Estate 1992”, di Jovanotti. È di qualche anno fa, è vero, però non posso dimenticare l’estate in macchina con i miei genitori a cantarla. Avevo 10 anni».


Ha detto prima del concetto di calma, in Puglia. Calma può voler dire anche intimità, riservatezza, pace. Ormai lei è un volto popolarissimo: nei giorni che trascorre in Puglia riesce a godere di una maggiore privacy o tutto il mondo è paese?
«In realtà noto che c’è un grande rispetto ovunque per chi fa un lavoro pubblico, come il mio. Anche quando sono a Roma, c’è maggiore tranquillità, a differenza di quello che accade, per esempio, negli Usa».


Lei ha fatto di tutto: tanta tv, anche il cinema. Ma ci sono due esperienze artistiche che hanno decisamente caratterizzato la sua ultima stagione artistica. Una è la radio, con “La versione delle Due”, con Silvia Boschero, ogni giorno su Radio2. Qual è secondo lei il fascino che conserva un mezzo come la radio?
«Parte tutto da lì, dalla radio. Si inizia con quella, e da lì si sfocia in tutto il resto. Ha ragione chi dice: quando sai fare la radio, sai fare tutto».


E poi c’è il teatro. Quest’anno ha debuttato sul palcoscenico con “40 e sto”, che è stato un grande successo. Cosa gratifica di più? La reazione diretta del pubblico? 
«Essere scelti. Il teatro presuppone che la gente abbia scelto di vedere proprio te, è lì per te. Gli spettatori non sono venuti per caso, ed è questo che fa la differenza».


Nello spettacolo lei racconta le donne alla soglia dei 40 anni: la libertà, la sfida ai luoghi comuni, anche con esempi di vita privata. Ma questa generazione ‘80 come era davvero?
«Io credo che tutti quelli della nostra generazione siano stati inquadrati secondo una definita immagine degli anni ‘80-‘90. Se danno in tv “La storia infinita” ci fermiamo ancora a guardarlo. È che non ci siamo abituati al tempo che stiamo vivendo ora. Siamo degli eterni bambini, perché siamo cresciuti viziati. Non per colpa nostra, sia chiaro. Ma avevamo tutto. Oggi non c’è più tutto. Io credo che la generazione che salverà davvero il mondo sia quella di adesso, non ho dubbi. I ragazzi di oggi stanno crescendo abbastanza in fretta, faranno in tempo a rimettere in sesto la barca».


Si riferisce soprattutto al rispetto dell’ambiente, di cui si parla nel suo ultimo libro?
«Certo. Noi non abbiamo la coscienza per la salvaguardia del mondo che hanno i giovani di oggi. E io sono sollevata, perché so che con loro il futuro è in buone mani».


La generazione ‘80 è stata condizionata dalla televisione. Una volta che, da fruitrice, è passata dall’altra parte dello schermo, ha avvertito il senso di responsabilità nei messaggi che trasmetteva?
«Se so di parlare a milioni di persone avverto la responsabilità, eccome. Ho la responsabilità di parlare un italiano “pulito”, perché devo essere compresa da tutti, e questo è fondamentale. Ho la responsabilità di far passare messaggi positivi, occupare quel posto ha un significato».


Ieri a Galatina c’è stato il concerto per i 20 anni di carriera dei Negramaro, che ha incontrato a giugno per “Italia loves Romagna”, evento basato sulla raccolta fondi per le zone alluvionate della sua terra. Un’altra dimostrazione del “potere” del musica.
«La musica ha un super potere: calma gli animi, e unisce. Non c’è nessuno che possa essere contro la musica, e quindi riesce a mandare un messaggio più fruibile. Quanto ai Negramaro, sono proprio cresciuta con loro, posso considerarli parte della mia famiglia, sono proprio amici veri. Vedere quello che stanno raccogliendo dopo tanti anni mi rende felice, e che vengano a festeggiare a Galatina, a casa loro, è un’impagabile forma di rispetto e di amore verso la loro terra».


Lei è cintura nera di karate. Cosa le ha insegnato questa disciplina?
«Ad ascoltare chi sa più di te. Non per forza chi è più anziano di te, ma chi sa più di te, c’è proprio una bella differenza. Tutti quelli che hanno conoscenza da condividere devono essere rispettati e ascoltati, perché ti possono cambiare la vita».
In fondo, poi, anche quelli della generazione ‘80 sanno avere valori importanti. E soprattutto li sanno trasmettere bene.
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