La lettera di Gino Cecchettin sarà letta e analizzata nelle scuole. I presidi pugliesi: «Una grande lezione»

La lettera di Gino Cecchettin sarà letta e analizzata nelle scuole. I presidi pugliesi: «Una grande lezione»
di Maurizio TARANTINO
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Venerdì 8 Dicembre 2023, 05:00

La scuola è una palestra di riflessione, un ruolo che continua a svolgere egregiamente, anche di fronte a tragedie immani. È questo il commento all’iniziativa del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara che ha raccolto l’auspicio del padre di Giulia Cecchettin, trucidata dall’ex fidanzato, di poter diffondere il suo testo letto al termine dei funerali della figlia: il testo quindi sarà oggetto di riflessione, da parte dei docenti, in tutte le scuole d’Italia. «Il discorso di Gino Cecchettin - ha sottolineato il ministro - esprime sentimenti di dolore, speranza e amore, ma risuona anche come un'esemplare lezione di educazione civica rivolta al Paese. Inoltre, sottolinea il ruolo fondamentale e la responsabilità educativa della scuola, chiamata anch'essa a investire in programmi formativi che insegnino il rispetto reciproco». E da parte dei dirigenti c’è condivisione e consapevolezza dell’importanza del messaggio da trasmettere alle giovani generazioni. «Il contenuto della lettera del papà di Giulia è apprezzabile -sottolinea il dirigente del Liceo “De Giorgi” di Lecce, Raffaele Capone- perché ci pone di fronte alla necessità di avere grande rispetto della vita. I docenti potranno approfondire le problematiche relative al mondo dell’affettività e di come si gestiscono in maniera corretto i rapporti. In questo momento prevale l’emotività attribuendo alla scuola, in maniera più specifica, un ruolo che ha da sempre mantenuto, per fare in modo di tenere alta la guardia. È giusto che sia così perché non si registra soltanto l’omicidio di Giulia ma tutta una serie di episodi gravi in particolare nei confronti delle donne che devono essere certamente sradicati». 

I commenti

Per Patrizia Arzeni, preside del Liceo Scientifico “Battaglini” di Taranto l’opera educativa della scuola non si è mai interrotta. «Siamo pronti a varare percorsi ancora più specifici -evidenzia-. Abbiamo partecipato a concorsi dedicati, a iniziative particolari, a inaugurazioni di panchine rosse: il compito della scuola non è solo istruire ma educare e formare. Fare degli studenti, dei cittadini responsabili è davvero importante. Bisognerebbe essere un po’ meno benevoli e far capire ai ragazzi che talvolta i no aiutano a crescere come anche i voti negativi dei professori servono a migliorarsi». 
Da Brindisi, il preside del “Majorana” Salvatore Giuliano rimarca la compostezza del padre di Giulia. «Abbiamo avuto una lezione esemplare in un momento così drammatico -commenta- con parole di conforto per tutti quando normalmente magari in quei momenti è più facile lasciarsi andare ad espressioni negative. Un messaggio fortissimo che riprende un tema che portiamo avanti da sempre. Proprio il giorno successivo a quello del ritrovamento del cadavere abbiamo messo due grandi foto all’interno delle sedi con il volto di Giulia e l’invito a telefonare al 1522 in caso di bisogno». Anna Grazia De Marzo dell’Istituto “G. Marconi - M.Hack” di Bari è favorevole alla discussione in classe. «La risonanza mediatica dei funerali e del fatto di aver già ascoltato in televisione le parole del genitore -precisa- poteva essere esaustivo ma ciò non toglie che ragionare a scuola è sempre opportuno perché si instaurare un dialogo con i ragazzi. In questo modo si dà la possibilità a qualcuno di esternare sentimenti e problemi che diversamente sarebbe difficile esprimere. Uno stimolo per quei ragazzi che si dovessero trovare in situazioni, diciamo, particolari». 
La preside Biancamaria Buccoliero dell’Ipseoa Mediterraneo di Pulsano intravede una grande forza nel testo scritto da Gino Cecchettin. «La lettera del papà di Giulia rappresenta uno straordinario messaggio educativo -sottolinea-, perché, pur partendo da una dolorosissima esperienza diretta, nonostante tutto, risulta pieno di speranza in un cambiamento possibile.

La scuola, in raccordo continuo con le famiglie, può e deve richiamare gli studenti alla centralità della riflessione sulla parità di genere, ma in senso lato perseguire costantemente un’educazione al rispetto reciproco, all’ascolto e ad una comunicazione empatica. Nell’attività didattica ordinaria la questione viene da sempre affrontata dai docenti, ma avere a disposizione una pagina di storia vissuta che, anche nel dolore e nella morte, celebra la forza della vita costituisce indubbiamente un’opportunità da condividere. Perché anche il più grande dolore non conduca all’odio, ma, seppur con fatica, al perdono e alla pace».

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