Filippo Turetta, cinque colloqui con lo psicologo: l'ultimo 8 giorni prima di uccidere Giulia. Gli parlava del suo rapporto con la ragazza

Filippo è rinchiuso nella sezione infermeria del carcere veronese di Montorio, controllato per prevenire il rischio di gesti autolesionistici

Filippo Turetta dallo psicologo una sola volta (a settembre), poi non si è più presentato. La Punto, il coltello, il telefono: le indagini e le perizie
Filippo Turetta dallo psicologo una sola volta (a settembre), poi non si è più presentato. La Punto, il coltello, il telefono: le indagini e le perizie
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Venerdì 8 Dicembre 2023, 08:50

Filippo Turetta aveva visto per alcune volte uno psicologo dell'Usl per discutere dei suoi problemi, tra settembre e novembre. Aveva chiamato lui stesso il Cup dell'Usl 6 di Padova per prenotare le visite. Lo confermano fonti qualificate, sulla base delle relazioni sugli accessi fatti alle strutture dal ragazzo. aveva raccontato ad un terapeuta, da fine settembre, delle angosce che gli aveva procurato l'abbandono da parte di Giulia, e anche dei problemi nel suo percorso universitario. Ma dopo questi incontri, cinque in tutto, il suo stato psicologico non era migliorato. Il primo appuntamento era stato il 22 settembre, poi ve n'erano stati altri quattro, fino al 3 novembre, otto giorni prima dell'omicidio di Giulia. L'ultimo era in programma il 17 novembre, quando il 22eenne era già latitante, dopo il delitto dell'ex fidanzata.

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La fuga, la Punto e il coltello

Una fuga di mille chilometri, da Fossò (Venezia) a Lipsia sulla Fiat Punto nera, ancora in custodia della polizia tedesca, che adesso, fonti italiane, dicono che andranno a prelevare per riportarla qui entro metà dicembre; forse quindi la prossima settimana.

A quel punto le indagini potrebbero vedere un balzo in avanti. Perchè sull'auto sono stati trovati il coltello, con una lama di 12 centimetri che si ritiene sia l'arma usata per l'omicidio, oltre ad altri elementi - i sacchetti di nylon neri, uguali a quelli trovati accanto al corpo della studentessa, e il nastro adesivo - che potrebbero aver peso se l'accusa deciderà di contestare la premeditaziome.

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Il telefono di Giulia?

Gli investigatori potranno inoltre analizzare il telefono rinvenuto nell'auto, che potrebbe essere quello di Giulia. Resta in calendario anche un incontro tra Carabinieri e le forze dell'ordine tedesche e austriache, per una ricostruzione puntuale dell'itinerario seguito da Turetta nella fuga dall'Italia. Nel frattempo escono altre conferme sul pensiero 'tossico' che guidava Filippo nelle ultime fasi del rapporto con l'ex fidanzata. Nei messaggi che inviava prima della scomparsa di Giulia, Turetta faceva continua pressione sulla sorella di lei, Elena, perchè la convincesse a rispondergli. «Ciao scusa, puoi far accendere il telefono alla Giulia e farglielo lasciare acceso?», scriveva a Filippo. E quando poi Elena rispondeva con un secco «no», aggiungeva: «Perché?! Non è giusto, non può non cagarmi per tutte ste ore. Mi aveva promesso ieri che mi scriveva durante la giornata... Dille almeno che le ho scritto».

Il carcere e la perizia psichiatrica

Filippo è rinchiuso nella sezione infermeria del carcere veronese di Montorio, controllato per prevenire il rischio di gesti autolesionistici. La Procura di Venezia non prevede per ora nuovi interrogatori. La perizia psichiatrica - se verrà chiesta al gup, o nel corso del dibattimento - è un'arma che la difesa valuterà più avanti. In ipotesi, la difesa potrebbe chiedere al giudice una perizia per stabilire lo stato mentale dell'imputato al momento della commissione del fatto. Questo per comprendere se l'attuazione del reato sia stata condizionata o meno da una condizione psicopatologica, o una seppur parziale incapacità di intendere e di volere nel momento del fatto. Cosa che potrebbe aprire la strada alle attenuanti, per evitare la pena massima dell'ergastolo.

I genitori di Filippo

Delle parole sul «difficile perdono» dette dal papà di Giulia, Gino Cecchettin, parleranno forse i genitori di Filippo, Nicola ed Elisabetta, quando torneranno a incontrare il figlio in carcere. Il parroco di Torreglia, don Franco Marin, uno delle poche persone in contatto con i Turetta, ha spiegato che i genitori hanno provato grande rammarico per non aver potuto partecipare, causa l'enorme pressione mediatica, ai funerali della ragazza. Quanto alla riflessione del papà di Giulia sul perdono e la citazione evangelica, il sacerdote ha detto: «Non farei l'esegesi delle parole di Gino Cecchettin sul perdono. Sul passo di Gesù e i suoi carnefici: io ho colto il 'cuore' di quel messaggio, la necessità della compassione, di patire con chi sta patendo».

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