Il futuro del turismo, l'orizzonte di Giuseppe Roma, vicepresidente del Touring Club: «Non c'è un'industria del settore corale e ben organizzata»

Il futuro del turismo, l'orizzonte di Giuseppe Roma, vicepresidente del Touring Club: «Non c'è un'industria del settore corale e ben organizzata»
di Stefano MARTELLA
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Giovedì 26 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 23:54

Giuseppe Roma, brindisino, ex direttore generale Censis e vicepresidente Touring club: la Puglia si appresta a chiudere una stagione da record per quanto riguarda i flussi turistici. Luci ma anche ombre, con alcuni problemi che restano strutturali. Lei che idea si è fatto?
«Il problema della Puglia è che ancora ha difficoltà a creare una industria del turismo, in cui ogni soggetto istituzionale e imprenditoriale possa fare la sua parte. Il turismo funziona un po’ come la ruota della fortuna, come rapidamente sali altrettanto rapidamente scendi. Lo sanno bene località turistiche rodate ormai da anni, come la Costiera Amalfitana, il Lago di Garda o Taormina. Per questo bisogna stare molto attenti».


Qual è il primo pilastro che dovrebbe avere una industria turismo? 
«L’organizzazione è tutto, la capacità di far fronte alla domanda. Se la domanda cresce è necessario far funzionare meglio aspetti come la raccolta dei rifiuti o le infrastrutture di base. Mantenere elevato il livello dei servizi pubblici, tra cui la sicurezza. In fin dei conti il turismo è migliore laddove la gestione ordinaria è migliore. Questo è il compito del pubblico. I privati, invece, devono realizzare un’offerta all’altezza. Anche perché, parliamoci chiaro, il turismo è sempre di massa. È impensabile abbassare il flusso turistico».

Eppure una delle maggiori critiche avanzate al modello di turismo pugliese è proprio il cosiddetto overbooking. Un caso su tutti è stato quello di Porto Cesareo, dove il sindaco ha ammesso l’impossibilità di gestire, per una piccola località, un flusso turistico sempre più imponente.
«Allora, se arrivano 20mila persone vuol dire che più di qualcuno affitta i balconi. Perché le persone non arrivano laddove non c’è spazio. Se si affittano i balconi o i garage è chiaro che stai attraendo un turismo che porta molta pressione, molto inquinamento, molti rifiuti e allo stesso tempo poche risorse.

L’over-turismo è un falso problema, perché tutto dipende dall’offerta. Se una località ha solo un albergo di lusso e un ostello della gioventù, in quella località andranno solo persone benestanti e giovani. Tanto più l’offerta turistica è scadente, tanto più si abbassa il livello della domanda. Questi fenomeni derivano da una speculazione che sfrutta una rendita. Puntare solo sui numeri non porta sempre valore aggiunto».


Come bisognerebbe intervenire per alzare l’asticella della qualità?
«Prima di tutto bisogna comprendere che il turismo è una cosa molto seria, che di conseguenza va gestita in maniera seria, in una logica della qualità a tutti i livelli. Quando parlo di qualità non mi riferisco solo ai resort, ma anche al turismo dei giovani che può essere a basso costo ma sempre di qualità. Occorre evitare lo spontaneismo».


Passando all’eterno tema della destagionalizzazione, non occorre forse sganciarsi dalla narrazione di un territorio prettamente balneare?
«Assolutamente, anche perché sono convinto che il vero successo della Puglia non sia il mare, ma il paesaggio e la cultura immateriale, che porta a uno stile di vita accogliente. Il turista va laddove sta bene, non sempre dove il mare è più blu. Un territorio turisticamente vincente deve avere un’accoglienza amicale, che in un mondo sempre più complicato e conflittuale, pone le persone in un’area di comfort, le porta a disintossicarsi dalla tensioni. In secondo luogo la maggior parte dei turisti vuole trovare un ambiente ordinato, dove le cose funzionano. In terzo luogo deve avere un’organizzazione che sollecita sempre di più, che stimola il passaparola dei turisti di ritorno. La gente sceglie sulla base del racconto, più il racconto è autentico più è forte il messaggio. E non c’è messaggio più forte di quello di un amico che di ritorno da un viaggio ti racconta in maniera entusiasta la propria esperienza. In fin dei conti, un territorio vincente è quello dove le persone hanno voglia di tornare».

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