Condanna per Fitto: dovrà risarcire 500mila euro alla Regione per danni d'immagine. L'ex governatore: «Sentenza contraddittoria, farò ricorso»

Raffaele Fitto
Raffaele Fitto
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Venerdì 16 Luglio 2021, 21:03 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 09:14

La Corte di Appello di Bari, terza sezione civile, ha condannato l'europarlamentare di Fratelli d'Italia Raffaele Fitto, per fatti risalenti a quando era presidente della Regione Puglia, a risarcire la Regione per circa 500mila euro di danni d'immagine. In sede penale è stata dichiarata anni fa la prescrizione dei reati e oggi il procedimento si è definito in sede civile.

La sentenza

I giudici lo hanno ritenuto responsabile di falso ideologico con riferimento a una delibera di Giunta regionale dell'aprile 2004 relativa all'affidamento a privati della gestione delle Residenze sanitarie assistite. «La Corte ritiene - si legge nella sentenza - che il falso ideologico commesso da Fitto abbia provocato un enorme danno alla credibilità e all'immagine della Regione». La Regione Puglia aveva chiesto un risarcimento per danni non patrimoniali pari a 1,5 milioni di euro e patrimoniali pari a oltre 22 milioni. I giudici hanno condannato Fitto per i soli danni d'immagine ma non per quelli patrimoniali. 

Le parole di Fitto
La Corte di Appello civile di Bari, chiamata a pronunziarsi dalla Cassazione penale, a seguito dell'accoglimento di un mio ricorso, ha reso nei miei confronti una sentenza incredibilmente contraddittoria, che mi lascia basito e che mi accingo chiaramente ad impugnare in Cassazione». Lo dichiara l'europarlamentare di Fratelli d'Italia commentando la sentenza con la quale è stato condannato a risarcire la Regione Puglia per circa 500mila euro per fatti risalenti al 2004, quando era presidente della Regione. «Contraddittoria - dice Fitto - perché chiarisce in modo indiscutibile che non esiste alcun danno patrimoniale», ma «vengo condannato a risarcire la Regione per danno d'immagine quantificato in via equitativa e con valutazioni sulla mia persona inopportune ed offensive del tutto estranee a logiche giuridiche, che meriterebbero sicuramente altro tipo di valutazioni e che costituiscono un precedente isolato e pericolosissimo, reso al di fuori di ogni canone di ragionevolezza, atteso che la stessa Corte non ha potuto individuare, nella mia condotta (che pure ribadisco essere stata legittima) una idoneità a causare un danno patrimoniale all'ente». «Nonostante tutto sono sereno» e «ribadisco la mia fiducia nella giustizia» dice ancora Fitto, annunciando che «con i miei avvocati nei prossimi giorni predisporrò il ricorso in Cassazione per dimostrare innanzitutto, come già avvenuto in passato in tanti altri gradi di giudizio, la mia totale correttezza amministrativa, rinviando un mio giudizio politico dettagliato e complessivo su questa storia infinita, che mi accompagna oramai da oltre 15 anni, a quando tutto sarà concluso». «Temo, infine - conclude -, che accadimenti di questo tipo possano spingere molti cittadini a non occuparsi in alcun modo del governo della cosa pubblica, se questi sono i rischi che, per delibere addirittura collegiali, si possono correre». 

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