Finisce il Ramadan, le celebrazioni da Canosa a Lecce: «Un inno al perdono e alla condivisione»

Finisce il Ramadan, le celebrazioni da Canosa a Lecce: «Un inno al perdono e alla condivisione»
di Cristina SCARASCIULLO
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 18:02

«Quando vivevo in Sudan, avevo dei vicini cattolici. Condividevamo ogni festa: sia le nostre che le loro. Questo è lo spirito dell’Eid». Ibrahim Elsheikh è nato a Khartoum, capitale del Sudan, ma da oltre trent’anni vive in Puglia, a Bisceglie, dove continua a vivere la sua fede, cercando di mantenere vive le tradizioni del suo Paese d’origine. «Non è facile, perché sono l’unico sudanese qui, non ci sono persone del Sudan nemmeno in città vicine, quindi è complicato mantenere le tradizioni» ci ha spiegato.

Oggi, 10 aprile si conclude il mese del Ramadan, il mese del digiuno dall’alba al tramonto, dedicato al raccoglimento e alla preghiera. «Ramadan non è difficile dal punto di vista di smettere di mangiare, di bere. Il resto del Ramadan è difficile. La parte difficile è perdonare, conciliare, non arrabbiarsi, vedere il mondo in una maniera diversa e rivedere ciò che abbiamo fatto, meditare. È come avere un “pit stop”, che ci permette di ricaricarci per vivere gli undici mesi successivi. Il mese di Ramadan è uno dei pilastri per noi musulmani».

Il Ramadan

La fine di questo periodo si celebra nel giorno dell’Eid, che in Puglia è stato vissuto in modi diversi: a Canosa di Puglia, nel nord Barese, a Casa Francesco per la mensa solidale - nata dalla collaborazione tra le parrocchie - è stata allestita una ricca colazione per permettere alle persone che non ne avrebbero avuto la possibilità di vivere questa festività come se fossero in famiglia. E così in tutta la regione: a Taranto – dove la comunità islamica conta circa 2.000 persone – i fedeli musulmani si sono riuniti per la preghiera del mattino sul lungomare. E così a Lecce dove il raduno questa mattina è stato davanti a porta Rudiae, e poi ancora a Parco 2 Giugno a Bari e in tanti altri centri della regione. L’importanza di essere comunità, andando al di là delle differenze religiose, in una giornata come l’Eid è stata messa ancor più in luce in tante realtà.

«È importante svegliarsi con uno spirito diverso, augurarsi con i più vicini che Dio ci dia la possibilità di vivere tanti altri anni in salute – ha aggiunto Ibrahim, spiegandoci che ha già ricevuto almeno 40 messaggi da amici e parenti –.

Poi si mangiano tre datteri, perché si interrompe il digiuno. La prima preghiera si fa insieme agli altri, perché l’Eid si condivide. In questa giornata indossiamo i vestiti più puliti che abbiamo, o i migliori che abbiamo. Per i musulmani ci sono solo due feste: questa e quella prima del pellegrinaggio. È importante per noi viverle nel modo giusto, con lo spirito giusto. Dobbiamo vestirci di ottimismo, nonostante tutto». Ma non è sempre facile: «Per me, questo è uno degli Eid più difficili in assoluto, perché a Khartoum è iniziata una guerra tra due frazioni dell’esercito regolare, con la popolazione inerme che non sa nemmeno che cosa sta succedendo. La zona di casa mia è stata rasa al suolo».

«Una delle tradizioni più belle di Khartoum, è che le porte delle case nel giorno dell’Eid sono aperte, chiunque può entrare, e se entra quando è l’orario di un pasto, questo pasto si condivide, si mangia insieme. Poi ci sono dei piatti, dei succhi di frutta che vengono preparati appositamente per questo giorno» ci ha raccontato Ibrahim.

La convivialità e la condivisione, quindi, due elementi alla base della festa dell’Eid, non poi così lontane delle tradizioni della Puglia, dove lo stare insieme non lo si mette in pratica solo in occasione delle festività: «Quando vivevo ancora lì, i nostri vicini di casa erano cattolici, quindi abbiamo sempre vissuto con loro le festività, le nostre e le loro. Per noi è un momento che diventa una festività dell’umanità, della convivialità e delle differenze. Questo è lo spirito dell’Eid» ha precisato. «L’augurio per tutti noi in questo giorno è di avere pace» ha concluso.

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