Caro vita, la spesa al supermercato diventa un lusso e «a Natale niente regali»

Caro vita, la spesa al supermercato diventa un lusso e «a Natale niente regali»
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Lunedì 24 Ottobre 2022, 14:29 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 22:30

Prima il Covid, ora il caro bollette. Gli aumenti sono all'ordine del giorno, la situazione è preoccupante. E un giro per i mercati restituisce un quadro forse ancor più preciso di cosa sta accadendo. «Se in primavera i prezzi dovessero rimanere questi, personalmente, io non riaprirò», dichiara Antonio Semeraro, proprietario dell'omonima braceria in Piazza Mercato a Brindisi. «Non è possibile tornare a lavorare in queste condizioni. Il problema fondamentale per tutti rimane legato alle utenze: sono aumentate le materie prime, i prezzi sono schizzati alle stelle. Gli utili si sono ridotti di parecchio, abbiamo dovuto calmierare i prezzi perché altrimenti la gente non si sarebbe più seduta a mangiare, quindi in pratica abbiamo rinunciato a profitti. Il lavoro fortunatamente c'è stato, ma i guadagni sono stati inferiori proprio perché non volevamo e non potevamo incidere sul cliente. Poi c'è la questione bollette, realtà con cui ci stiamo scontrando: nella mia attività e in tutto il settore della ristorazione non si possono abbassare i costi perché indipendentemente dal numero dei coperti giornalieri, le spese rimangono fisse. A conti fatti, se io dovessi rinnovare i contratti oggi, dovrei moltiplicare per tre la luce e per quattro il gas. Questo significa non riaprire. Mi è stato fatto il calcolo e adeguando i contratti io passerei da venti o trentamila euro di utenze spesi in sette mesi lavorativi a circa ottanta o novantamila euro», conclude Semeraro. Anche Massimiliano Etna, proprietario di Molo 33, è della stessa opinione: «Alla base di tutto partiamo dall'handicap che abbiamo un contratto nazionale del lavoro, per cui noi al sud dobbiamo pagare quanto si paga al nord, ma la differenza sta nel fatto che noi dobbiamo vendere la nostra merce alla metà di quanto accade a Milano, Roma, Bologna. Di conseguenza, se io incasso la metà con le stesse spese, parto con un handicap immenso. Se aggiungiamo che il potere d'acquisto delle famiglie è inferiore e che risentirebbe ulteriormente degli aumenti delle utenze e dei nostri aumenti, questo porterà al crollo del 70% dei locali e delle aziende. Sono dati di fatto reali e concreti sui quali occorre riflettere per trovare soluzioni immediate». «La borsa della spesa - spiega un consumatore nella stessa zona di Brindisi - per noi è più leggera perché con un solo stipendio in famiglia siamo costretti a spendere di meno per rientrare di tutti i costi che affrontiamo».

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A Lecce la situazione è la stessa. E camminando per le corsie dei supermercati c'è scoramento. «Fare la spesa è diventata un'impresa», dice Giuseppina, mentre sceglie alcuni prodotti in un market del centro. «La politica del risparmio non funziona più - prosegue Oronza -. Ormai i prodotti alimentari sono aumentati dappertutto. Anche acquistando prodotti di sotto-marca la differenza con i grandi marchi è diventata minima. Quindi sono costretta a ridurre la quantità. Il carrello non lo riempio più come una volta e si fa la spesa giorno per giorno cercando di comprare il minimo indispensabile. Spero che questa situazione possa cessare di esistere il prima possibile - conclude - perché vivo con una misera pensione e faccio fatica ad arrivare alla fine del mese». Anche tra i commercianti regna lo sconforto e la disperazione. E Marco Pitassi del Supermercato di Lecce in viale dell'Università rincara la dose. «La farina ha raggiunto prezzi debordanti, ma sono aumentati anche il latte, lo zucchero, il pomodoro, i vini e i salumi - spiega -. Quasi tutti i prodotti sono aumentati tra il 20 e il 50%, comprese la carta e la plastica. L'olio di semi è rincarato addirittura del 100%. Ormai la clientela è scoraggiata. I costi della lavorazione degli alimenti sono schizzati alle stelle e tutto si riflette sul prezzo finale di ogni singolo prodotto - aggiunge -. È un circolo vizioso che perdura da mesi e che sta mettendo in ginocchio famiglie intere».
Fronteggiare l'ondata di rincari che ha colpito le famiglie, dal costo delle bollette energetiche ai beni di consumo, richiede il ricorso ad alcune contromisure per provare a far quadrare i conti a fine mese. Contenere gli acquisti, evitare gli sprechi, rinunciare al superfluo: in una parola, risparmiare. È il mood del momento. Anche negli spazi del mercato settimanale di Talsano, borgata alle porte di Taranto, è possibile cogliere le sfumature che fanno la differenza nella busta della spesa, non più piena come in passato ma certamente più leggera e ragionata. Del resto, come raccontano gli stessi avventori, comprare al mercato o al supermercato, oggi, non fa differenza: i prezzi di qualunque prodotto sono lievitati. «Gli alimentari costano il triplo», dicono. «Ho comprato i peperoni a 3 euro al chilo, fino a qualche tempo fa proprio qui li ho pagati esattamente la metà».

Quindi la soluzione adottata è tanto semplice quanto inevitabile, stando alle testimonianze raccolte: «Ormai prendo quello che serve a me e mio marito quotidianamente, non ragiono più con l'ottica delle provviste settimanali, perché non possiamo più permetterci di tenere la frutta per giorni col rischio che vada a male». Fare economia è diventata una necessità, perché «bisogna certo mangiare», ma poi c'è tutto il resto. E tutto il resto significa, per esempio, «vestirsi: l'abbigliamento passa indietro nella scala delle priorità. Non posso nascondere che, di questo passo, sono a rischio i regali a Natale, chissà cosa potrò permettermi». A spaventare più di tutto, però, sono maggiormente le bollette impazzite. Anche in questo caso risparmiare è l'unica strada percorribile per le famiglie. «Sapete a cosa sto rinunciando? Al forno. Non esiste più. Cerco di limitarne l'utilizzo, perché in definitiva è l'elettrodomestico che consuma di più ed è l'unico che possiamo provare a usare meno. Se penso al riscaldamento poi, posso solo ipotizzare che ne farò un uso più parsimonioso: speriamo che non faccia troppo freddo quest'inverno», sorride una donna con un pizzico di amarezza, incalzata dal marito.


A Bari le parole di chi si incrocia per strada sono le stesse. «La situazione sta andando davvero male racconta Francesca Annoscia, titolare di Clem Caramel all'interno del mercato di corso Mazzini -. Il problema non è solo il caro bollette, a causa del quale abbiamo ricevuto delle fatture molto alte, ma anche per gli aumenti delle materie prime. Prima potevamo vendere i taralli a 3,50 euro al chilo, ora siamo stati costretti ad aumentare il prezzo a 5 euro. Ovviamente questo ha ricadute anche sui clienti: chi prima ne comprava 1 chilo ora ne prende 300-500 grammi». «Il problema è generale aggiunge Francesca - non riguarda solo noi commercianti, ma tutti quanti. Non vediamo una soluzione a questa situazione, e vediamo davvero nero, non abbiamo grosse aspettative nemmeno sul Natale». In giro per il mercato c'è poca gente, e chi compra valuta attentamente cosa comprare. Come sottolinea Anna, subito dopo aver acquistato del pesce da una delle bancarelle: «I prezzi sono aumentati di molto, ed è difficile». «È diventato davvero complicato fare la spesa fa eco Benedetto Di Mimmo, incontrato con due piccole buste dopo una tappa a comprare salumi e formaggi soprattutto per chi come me è pensionato. Ormai, si deve valutare bene cosa comprare. Nella maggior parte dei casi si decide di comprare meno, ovvero si acquista solo l'essenziale. Si evita di fare sprechi, così da non spendere oltre le proprie possibilità». Marco Faccilongo, invece, vende casalinghi all'interno del nuovo mercato di Santa Chiara a Japigia, e anche qui la situazione non è facile. «Siamo stati costretti ad aumentare i prezzi, non abbiamo avuto scelta a causa dell'aumento di tutto. Purtroppo, anche i clienti hanno i loro problemi, i soldi sono sempre meno, e diventa difficile per tutti, sia per noi commercianti che per chi deve acquistare».
 

A cura di Antonio Solazzo,
Paolo Conte, Nicola Sammali ed Elga Montani

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