Calcio e farmaci, la paura dei campioni: «Prendevamo medicinali come caramelle, che succede ora?»

Calcio e farmaci, la paura dei campioni: «Prendevamo medicinali come caramelle, che succede ora?»
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 22 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 05:07

Il Micoren, le flebo, i medicinali per aiutare il recupero. La morte di alcuni ex calciatori professionisti, noti e non, nel corso degli ultimi anni ha fatto sì che da parte di diversi grandi del mondo del pallone degli anni ‘80 e ‘90 venga oggi sollevata una questione sui farmaci utilizzati in quegli anni. Il primo a parlare e ad accendere un faro sulla questione è stato Dino Baggio, che si è detto preoccupato. Con l’aspetto puramente medico che si mischia con quello umano. Le dichiarazioni di Antonio Conte, leccese tecnico del Tottenham, colpiscono perché un allenatore vincente e tra i più preparati a livello internazionale parla da uomo scosso per la perdita di tre amici: «A volte diamo tanta importanza al lavoro e mettiamo da parte le nostre famiglie, il bisogno di stare con loro. Poi succedono cose come quelle capitate a Gian Piero Ventrone, Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli e ti fanno pensare».
A leggere tra le righe, e non soltanto delle dichiarazioni di Conte, emerge la paura di tanti ex calciatori. E una richiesta che per quanto fatta con forza sembra cadere nel vuoto: «Diteci cosa rischiamo per i medicinali presi negli anni». Qui il doping non c’entra, perché si tratta di ragazzi che hanno seguito le regole e assunto medicinali che erano perfettamente legali. Il Micoren, un analettico respiratorio che all’epoca veniva utilizzato per migliorare le prestazioni, oggi è vietato. Antonio Di Gennaro, ex Bari e Barletta oltre che campione d’Italia a Verona, ha raccontato di averlo ingerito direttamente in campo. «Mi davano il Micoren come fossero caramelle. Fontolan fu trovato positivo in Coppa Uefa e il club disse che in A non era proibito. Era pericoloso per la salute in Coppa Uefa e in Serie A no? Com’è possibile? Assurdo. Alla Fiorentina ho giocato con Beatrice, Saltutti, Longoni, Ferrante e Mattolini: tutti morti prematuramente. Ricordo che prendevo l’Epargriseovit. A Barletta il sabato mattina ci davano una bevanda, ‘un semplice integratore’, ero convinto non ci fosse niente di pericoloso», ha raccontato nei giorni scorsi. 

La paura dei campioni

E Massimo Brambati, che con il Bari vinse la Mitropa Cup negli stessi anni di Di Gennaro e oggi vive a Miami, si allinea: «Oggi, dopo quello che sta succedendo, anche io sono molto preoccupato. Il Micoren lo prendevamo come caramelle, erano sostanze che facevano male ma aiutavano la prestazione sportiva e oggi sono super-vietate. Ha parlato Dino Baggio e sono contento lo abbia fatto. Rifaccio questa denuncia, quello che capita oggi a certi giocatori forse è anche dovuto a qualcosa che veniva preso per aumentare la prestazione sportiva e rendere più performanti i giocatori. Io ho paura, non lo nego. Prendevo delle sostanze che all’epoca erano consentite, lo so perché feci esami antidoping all’epoca e lo feci anche in quel Bari-Napoli che costò a Maradona la squalifica. Sono spaventato, la paura la condivido con tanti altri che hanno giocato in quegli anni», ha detto a Tmw».
Calciatori che oggi hanno paura. Protagonisti di sogni, favole sportive, bellissime realtà negli anni ‘80 e ‘90. Con Di Gennaro e Brambati ha giocato anche Pietro Maiellaro, lo zar. «Mi auguro - dice a Quotidiano - che tutto questo non diventi un caso enorme. Io posso confermare quello che hanno detto Di Gennaro e Brambati. Quando ho iniziato a giocare si usava il Micoren. Io l’ho assunto poco, perché non ne avevo bisogno e anche per motivi generazionali. Abbiamo sempre fatto le flebo di zuccheri, tutte cose che all’epoca erano la normalità. È chiaro che possiamo avere paura, però penso che non siamo stati carne da macello. Facevamo esami una volta all’anno, ci controllavano».
C’è anche chi frena le paure: «I farmaci li utilizzavamo quando stavamo male. Ricordo le flebe, ad esempio, quando c’erano due partite vicine. Ma dentro non c’era veleno, erano flebo ed eravamo controllati. Io chiedevo sempre cosa c’era nelle fiale. All’epoca, rispetto ad oggi, le rose erano più strette e quindi dovevamo recuperare più in fretta. Io non ho mai fatto uso di medicinali strani, a parte le flebo di glucosio o magari qualcosa tipo Voltaren», dice Luigi Garzya, ex Roma, Toro, Bari e Lecce. E Gerson (partito dal Palmeiras e finito in Italia tra Bari e Fiorentina) dice di «non aver mai avuto problemi». «Sono del parere - aggiunge - che bisogna fare sport in maniera sana, senza aiuti. E ho sempre fatto così. Lo sport è salute, non possiamo dimenticarlo. Non ho visto cose strane, eravamo perennemente controllati. Ho giocato in A e non ho mai avuto bisogno di aiuti. Infatti sono molto tranquillo».
E ieri è arrivata la denuncia, l’ennesima, alla Rai di Claudia Beatrice, figlia di Bruno, morto a 39 anni (per tre anni aveva giocato nel Taranto). Secondo la famiglia gli furono fatali alcuni trattamenti, con i raggi, fatti per guarire da una leucemia ai tempi della Fiorentina. «Il mondo del calcio - dice Claudia - è omertoso». E invita a parlare, non solo quando «muoiono gli amici». Le recenti morti hanno aperto uno squarcio, fatto di paure e ansie. E di una gran voglia di chiarezza, per quanto non esistano al momento evidenze scientifiche. Vi sono le morti e quell’umana incapacità di spiegarsele. 
 

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