Apulia Film Commission, alta tensione al vertice: «Emiliano faccia luce». E oggi si riunisce il CdA

L'Apulia Film House gestito dall'Apulia Film Commission
L'Apulia Film House gestito dall'Apulia Film Commission
di Antonio BUCCI
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Lunedì 24 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:03

«Non è possibile ascoltare solo assordante silenzio da parte del presidente e della Giunta regionale». È il filo rosso che tiene insieme reazioni e attese sull’epilogo del braccio di ferro interno all’Apulia Film Commission. Tanto viste con gli occhi dell’opposizione, quanto con quelli di associazioni e pezzi del centrosinistra, che ora chiamano il Governatore: «Confidiamo che il presidente Emiliano, sempre sensibile ai temi della legalità e della trasparenza dell’azione amministrativa, intervenga per consentire che si accerti la verità dei fatti», chiedono da Articolo Uno. Se fosse un film, quello in questione sarebbe un cliffhanger: un finale sospeso, almeno quanto le dimissioni a catena del vicepresidente – Marta Proietti – e dei consiglieri Luca Bandirale e Giovanni Dello Iacovo. A poche ore dalla seduta del Consiglio di Amministrazione convocata per oggi, nella quale discutere dell’inchiesta interna. 

Lo scontro

Un muro contro muro tra la presidente, Simonetta Dellomonaco, e il direttore generale, Antonio Parente, che diventa una guerra fatta di esposti e denunce. Una bufera culminata a novembre, con l’accusa di una presunta aggressione della numero uno della Fondazione ad opera - secondo le contestazioni della stessa - del direttore generale. «Evidente che le dimissioni sono finalizzate a impedire che vengano assunte decisioni definitive entro i termini procedurali previsti dalle norme», ha messo nero su bianco la diretta interessata, in una corsa contro il tempo il cui gong finale sarebbe previsto nella giornata di mercoledì. Altro che lite. «Un atto ritorsivo. Ero nel mio ufficio e ho convocato il direttore dopo avergli contestato una procedura illegittima per iscritto. Si è presentato dopo ben quattro ore dalla convocazione ed è entrato nella mia stanza minacciandomi con frasi tipo “Ti faccio cacciare”, “Si fa come dico io”», ricostruisce lei, ribadendo la richiesta di licenziamento di Parente e la presenza di un certificato di prognosi di dieci giorni, rilasciato dall’ospedale a sostegno di quanto contesta. Di mezzo le dimissioni della maggior parte del CdA: «Appaiono quantomeno sospette, dato che sono provvidenziali per evitare il giudizio», riassume lei. 

Le associazioni e i partiti

La vicenda, però, ha tutt’altro che la forma di una delle pellicole promosse da AFC in questi anni e si appresta a varcare i confini di via Gentile. «Ritengo che il fatto non possa più rimanere interno alla Fondazione. Sarebbe grave ignorare quanto accaduto, facendo subire in tal modo alla presidente anche lo smacco di non poter vedere accertata la verità» chiama a raccolta le altre forze del centrosinistra, Adalisa Campanelli, che guida Articolo Uno nell’area metropolitana. Una linea condivisa da una serie di associazioni, in pressing sul capo dell’esecutivo perché non accetti le dimissioni fino alla conclusione del procedimento disciplinare. In calce, le firme di “Giraffa Onlus” e della “Rete delle donne Costituenti”, “Oltre il Silenzio”, Cgil, Anpi e “Res Extensa”, solo a citare alcune delle sigle, in un elenco che ne conta più di una ventina. «Si tratta di discriminazione e violenza sui luoghi di lavoro», si legge nella lettera inviata, oltre che al governatore, anche alla presidente del Consiglio regionale Loredana Capone e alla consigliera regionale di parità, Stella Sanseverino. «Regione e Comuni associati nella Fondazione devono scongiurare il rischio che si rovini tutto, assicurando il completamento dei procedimenti disciplinari come rigorosa osservazione di legalità interna. E contestualmente preservando la continuità della presidenza Dellomonaco», cita il tam tam sui social delle realtà alla base del documento. 
Se è per questo, da Fratelli d’Italia hanno già chiesto che sia Emiliano a riferire in Aula sull’accaduto: «Come opposizione vorremmo conoscere i motivi dei dissapori e se questi incidono sulle scelte anche d’investimento che vengono prese. La Fondazione gestisce importanti risorse pubbliche, vale a dire soldi dei pugliesi. Ma non frana solo un’Agenzia, frana un sistema in piena implosione così come faranno prima o poi i sistemi tirannici e siamo certi che anche la tirannia di Emiliano abbia vita breve», ha mandato a dire Ignazio Zullo. Tanto più dal momento che, dopo le dimissioni di Massimo Bray, non c’è neppure un assessore al ramo a sbrogliare la matassa.

La settimana che si apre è, prima di tutto, quella del Colle e i vertici di esecutivo e Consiglio saranno nella Capitale per eleggere il prossimo Capo dello Stato. Il finale, come in un film, resta aperto. Ed è solo rimandato.

Emiliano: «Immediata convocazione dell'assemblea»

Queste le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «La Regione Puglia è socia della fondazione Afc insieme a 54 Comuni Pugliesi e segue con attenzione e preoccupazione tutta la situazione culminata nelle dimissioni di alcuni membri del Consiglio di amministrazione, fatta eccezione della Presidente Dello Monaco e del Consigliere Vaccari, entrambi indicati dalla Regione Puglia. Data l’evoluzione della vicenda, la Regione Puglia ritiene necessaria l’immediata convocazione dell’assemblea dei soci, unico organo della Fondazione titolato ad assumere le decisioni che l’attuale situazione della Fondazione richiede. Pertanto, al fine di esaminare la situazione assieme agli altri soci, la Regione Puglia chiede l’immediata convocazione della assemblea alla Presidente del cda Dello Monaco, che riferirà sull’accaduto e sull’operatività di Afc»

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