Niente fondi, strutture chiuse: “Film Commission” in stallo

Niente fondi, strutture chiuse: “Film Commission” in stallo
di Alessandra LUPO
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Martedì 22 Febbraio 2022, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:08

L’impasse in cui si trova Apulia Film Commission non riguarda solo l’imminente inizio del Bifest, che da marzo ad aprile si svolgerà a Bari, ma abbraccia gran parte degli ambiti di azione della Fondazione. Tra le urgenze c’è quella della rete dei festival, che ad oggi non ha ancora idea di quando e come avverranno gli stanziamenti. Situazione molto sentita a Taranto, per esempio, dove il network di cui fa parte anche il Cinzella vede l’estate avvicinarsi senza delibere né comunicazioni dal parte di Afc. 
C’è poi la questione cineporti: a Taranto, infatti, la struttura ospitata nello Spazio Porto e gestita da Afo6 è relativamente nuova così come a Foggia. 

Al cineporto di Lecce uffici e Cinelab chiusi


A Lecce invece l’immobile accorpato dieci anni fa alle Manifatture Knos vive in uno stato di semi abbandono. A segnalarlo sono diversi operatori, che parlano di uffici chiusi perché inagibili, del CineLab Bertolucci chiuso in pandemia per non riaprire nemmeno alle attività universitarie e di fondi per la ristrutturazione inseriti nel piano triennale (che prevede un restyling diffuso delle strutture) ma di cui dopo l’approvazione a ottobre scorso non si sa più nulla. A Lecce, i tre dipendenti di Afc al Cineporto (la cui responsabile si è dimessa lo scorso settembre senza essere sostituita) lavorano da mesi negli uffici messi a disposizione dal Museo Castromediano. E lo stesso accade per gli uffici destinati ad alcune società di produzione. Questo non ha fermato i lavori delle troupe che girano nel Salento, gestiti anche in altri spazi delle Knos, ma di certo resta una criticità non da poco. Tanto che sulla vicenda è partita nei giorni scorsi anche una segnalazione al collegio sindacale della fondazione.

La partita del Centro Sperimentale 

Ogni atto però risulta potenzialmente viziato dal contesto di dissidi interni ad Apulia, visto che il direttore Antonio Parente - sulla graticola dopo la denuncia della presidente Simonetta Dellomonaco per aggressione - ricopre anche il ruolo di responsabile dei cineporti.
Un capitolo a parte, poi, è rappresentato dall’ambizioso progetto della sede pugliese del Centro Sperimentale di Cinematografia, il cui corso di restauro delle pellicole venne presentato come fiore all’occhiello del grande polo dell’audiovisivo leccese con all’interno anche Dams e Afc, ma di fatto mai veramente partito. 
Il motivo sarebbe da ricercare nella congiuntura tra pandemia e avvicendamento alla guida del Csc, tra Felice Laudadio e Marta Donzelli. La nuova linea della fondazione sarebbe riportare il restauro a Roma, collegandolo alla Cineteca Nazionale. Nessun addio è stato sinora formalizzato, spiegano i bene informati, ma ad oggi il bando per il nuovo corso di studi a Lecce, di fatto, non è arrivato. 

Il clima teso in Apulia


Una serie di partite strategiche sono insomma in stallo e tra gli addetti ai lavori vige l’incertezza. In pochi si sbottonano sulla situazione, anche vista la delicatezza della vicenda che interessa i vertici ma in tanti invocano un urgente ripristino della governance della Fondazione, per evitare che tanti anni di lavoro e di risultati - anche grazie a una squadra operativa molto rodata - vadano sprecati. Una situazione anomala confermata dalla stessa composizione del Cda di Afc, che dopo le dimissioni in blocco e la nomina di nuovi membri vede Lecce e Taranto senza rappresentanza (principio contenuto nello statuto). Molto si attende dalla riunione del Cda convocata per domani. La situazione resta tesa, anche alla luce delle dichiarazioni del vicepresidente, l’avvocato Ettore Sbarra, ascoltato dalla seconda commissione consiliare in Regione, che ha ridimensionato le accuse rivolte a Parente dalla presidente. Difficile prevedere come andrà a finire, visto che l’interessata aveva già declinato ogni invito a soprassedere parlando di «attacco misogino nei suoi confronti». Non è quindi escluso che, se la spaccatura non sarà ricomposta permettendo ad Apulia di ripartire, la parola passi nuovamente all’assemblea dei soci con il concreto rischio che si vada al commissariamento.