Acque reflue: la Puglia nel mirino dell'Unione Europea. Sono 24 i siti non conformi

Acque reflue: la Puglia nel mirino dell'Unione Europea. Sono 24 i siti non conformi
di Donato NUZZACI
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Lunedì 25 Marzo 2024, 05:00

La Puglia cresce sempre di più nel turismo del benessere e si conferma meta preferita di quello di lusso, ma finisce ancora una volta nel mirino della Commissione europea sul fronte della raccolta e trattamento delle acque reflue. Il suolo pugliese compare, infatti, nell’ultima lista di undici regioni italiane all’attenzione degli uffici di Bruxelles per avere sul territorio alcuni Comuni che non hanno finora rispettato tutti gli obblighi in tema di acque reflue urbane previsti dalla direttiva Ue. Nei giorni scorsi, l’organo esecutivo europeo ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue per «mancanza di conformità» alle norme osservata in ben 179 agglomerati urbani, cioè enti municipali con più di duemila abitanti equivalenti (sommatoria di cittadini residenti e fluttuanti) che non sono provvisti di idonei sistemi di raccolta e trattamento conformi ai requisiti dettati dall’Europa. Bruxelles aveva avviato l’iter di infrazione inviando nel giugno 2018 a Roma una lettera di costituzione in mora, seguita da un parere motivato nel 2019. Nonostante «alcuni progressi» riconosciuti dal governo comunitario, gli sforzi dell’Italia per conformarsi alle norme sono stati ritenuti «finora insufficienti». Da qui, la decisione di deferire alla Corte il Paese che potrebbe trovarsi a pagare una multa per insostenibilità. 
La Puglia compare nell’elenco su cui si concentra la lente di ingrandimento dell’Europa, ma c’è da dire che rispetto alle altre regioni del Centro-Sud Italia, la situazione degli impianti è decisamente migliore e secondo gli ultimi report di alcune associazioni come Goletta Verde la «dotazione impiantistica è soddisfacente e le acque del mare sostanzialmente pulite». 

Le zone rosse

Non mancano tuttavia alcune fasce di territorio in Puglia in cui si segnala lo sversamento di reflui (non sempre trattati correttamente) in mare oppure in aree sensibili. Secondo l’ultima mappa aggiornata a dicembre 2023 e pubblicata il 14 febbraio scorso sul proprio portale dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e che fotografa l’attuazione della direttiva europea 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane, si segnalano in Puglia sei siti con un puntino di colore rosso. Si tratta di agglomerati dichiarati «non conformi» sia dalla Commissione sia nelle ultime comunicazioni effettuate dall’Italia nel 2023. Ben tre di questi siti con puntino rosso si trovano in provincia di Lecce e nei pressi della costa. Nel resto del territorio pugliese figurano un sito in colore arancione dichiarato non conforme dalla Commissione europea ma con "conformità strutturale raggiunta" e 17 luoghi evidenziati con il colore giallo dichiarati non conformi dall’Europa e invece dichiarati conformi dall’Italia. 
Cosa fare? Sicuramente mettere a norma gli impianti di depurazione e potenziare le reti di raccolta dei reflui nelle località.

Gli investimenti non mancano e in questo periodo diversi comuni hanno beneficiato di somme del Pnrr per risolvere situazioni molto critiche. Ad esempio, l’ultima recente notizia ha riguardato il rinnovamento del sistema fognario nella marina di Santa Maria di Leuca nel Salento. Il Comune di Castrignano del Capo (Lecce) insieme ad Acquedotto Pugliese ha completato a Leuca una nuova condotta e due impianti di sollevamento fognario con una spesa di 3 milioni e 850mila euro. E senz’altro anche le altre località pugliesi finite nel mirino dell’Europa, hanno benef[TESTO]iciato di finanziamenti per portare avanti nuovi cantieri e interventi. Riguardo al tema, infine, nell’ultimo dossier Mare Monstrum 2023 di Legambiente, l’associazione ha proposto quattro azioni «concrete con cui accelerare, anche attraverso il corretto utilizzo dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il processo verso la piena ed effettiva depurazione». E cioè: «rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e l’adeguamento e messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, integrando il ciclo idrico (collettamento fognario e depurazione) con quello dei rifiuti (gestione fanghi di depurazione). Inoltre, efficientare la depurazione delle acque reflue, valorizzandole come risorsa e permettendone il completo riutilizzo in settori strategici come l’agricoltura; migliorare e rendere più efficienti i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale messe in rete nel Sistema nazionale di protezione ambientale coordinato da Ispra e regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi (acque nere ed acque grigie, acque di sentina, ecc.), istituendo, per esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa».

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