Calenda: «A sinistra guida Conte e porta il Pd a sbattere. Si vince con la serietà, si perde con chi mette veti»

«Ma il modello lucano non è replicabile: chiudiamo la stagione del bipopulismo»

Calenda: «A sinistra guida Conte e porta il Pd a sbattere. Si vince con la serietà, si perde con chi mette veti»
Calenda: «A sinistra guida Conte e porta il Pd a sbattere. Si vince con la serietà, si perde con chi mette veti»
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 10:29

«Certo che sono soddisfatto, ma smettiamola ogni volta di parlare di Ohio d'Italia...». Ha di che sorridere, Carlo Calenda. Alle regionali lucane, Azione ha incassato il 7,5%, piazzandosi a un soffio da Lega e Cinquestelle. E si è appena preso l'endorsement alle Europee dell'economista Carlo Cottarelli.

Determinanti per la riconferma di Bardi: la Basilicata insegna che si vince al centro?
«Insegna che si vince con la serietà. I cittadini sono stanchi dell'estremizzazione ideologica che non porta da nessuna parte. Quando da un lato hai un candidato europeista, moderato e liberale come Bardi, e dall'altro Giuseppe Conte che urla, mette veti, che promette sussidi a pioggia e vuole chiudere il petrolio in Basilicata, la sinistra è destinata a perdere. Questo vale anche a parti invertite come in Sardegna, dove la destra correva con il Trux».

È la domanda del momento: il “campo larghissimo conservatore”, cioè centrodestra più Azione e Italia viva, si può esportare a Roma?
«No.

Non vedo campi larghi, solo un unico campo brullo. L’obiettivo di Azione non è cambiato: costruire un grande partito della Repubblica, come stiamo facendo per le Europee, che chiuda la stagione di un bipopulismo improduttivo e fazioso che parla di cose inutili mentre la sanità crolla, la scuola va a pezzi e i salari sono fermi».

E come si fa, senza alleati?
«Con una larghissima coalizione e con il ritorno al proporzionale. Giorgia Meloni in un anno e mezzo non ha messo in campo soluzioni strutturali ai problemi veri. Mentre la sinistra è preda di una crisi irreversibile di posizionamento: comanda Conte, Schlein non riesce a gestirlo. Che il centro riformista e popolare si rafforzi è positivo, ma non sposta l’obiettivo di Azione: imporre un time-out a questa guerra civile che interessa sempre meno italiani».

Lo sconfitto Marrese vi accusa: abbiamo perso perché un pezzo di centrosinistra è andato con Bardi.
«Idiozie. Il nostro è stato un processo lineare: prima abbiamo parlato con gli altri partiti d’opposizione. Proprio come in Abruzzo: lì il candidato era una persona seria e preparata, siamo entrati in coalizione. Stavolta il Pd invece è sparito, si è fatto mettere un veto da “Giuseppi” su un suo ex governatore, Marcello Pittella. Poi hanno cambiato tre candidati senza neanche ricevere un’assicurazione sul sostegno dei 5S in Piemonte».

Conte pigliatutto?
«Il Pd si sta dando fuoco come un bonzo, da solo. L’unica regione presa dal centrosinistra resterà la Sardegna, dove ha vinto la Todde, dei 5S, per 1.600 voti. Conte sta riuscendo a far perdere ai dem tutte le regioni, a distruggere il Pd e la sua leadership, che è il suo obiettivo. Se non lo fermano li porterà a sbattere. Non entro nella questione del nome di Schlein nel simbolo: neanche mio figlio con la sua lista al Liceo Tasso avrebbe dato questo spettacolo».

Quindi in Piemonte chi sosterrete?
«In Piemonte non faremo liste di Azione. Alcuni esponenti sosterranno Cirio, altri no: libertà di voto. Ci concentriamo sulle Europee. E smettiamola ogni volta di leggere le regionali in chiave nazionale. Se così fosse, dopo la Basilicata dovrei parlare di un grande successo».

Pittella sarà assessore?
«Sarà lui a decidere. Noi abbiamo solo chiesto che in cima all’agenda Bardi ci sia la sanità».

Europee, si candiderà?
«Ho ancora molti dubbi. Ne sto parlando con i miei, ci rifletterò fino all’ultimo. Avevo proposto agli altri leader un accordo per non farlo. Ma dal momento che tutti si stanno candidando, non ha avuto un grande successo».

Oggi annuncerà un big nelle liste di Azione. Qualche spoiler?
«Lasciamo ancora un po’ di suspense. Intanto ringrazio Carlo Cottarelli e Andrea Carandini, uno dei più noti archeologi italiani, del sostegno alla lista Siamo Europei: di fronte a partiti che candidano in Europa pensionati della politica, star o gente con i soldi che può pagarsi la campagna elettorale, noi puntiamo sulle competenze migliori. Vorremmo che i cittadini leggessero i loro cv, come si fa a un colloquio di lavoro»

Però andate da soli. Sicuro di superare il 4%?
«Certo. A Roma ho preso il 20%, alle politiche quasi l’8 e partivamo dal 2. La questione non è la soglia, ma mandare in Europa chi sa stare sui dossier. Le liste del Pd e degli Stati Uniti d’Europa sono il trionfo del ma anche: c’è chi è pro e chi contro il Green Deal, pro e contro le armi all’Ucraina, per la Gpa ma anche no. Io non credo a questa politica. I nostri candidati hanno firmato un decalogo: dieci punti qualificanti del programma, senza ambiguità. E proprio per questa coerenza tutti siederanno nello stesso gruppo, Renew Europe».

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