Madri della crisi, la protesta continua:
blitz all'Expo, le donne si incatenano

Le Madri della crisi incatenate all'Expo (Fotogramma)
Le Madri della crisi incatenate all'Expo (Fotogramma)
di Salvatore Garzillo
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Giovedì 3 Luglio 2014, 03:38 - Ultimo aggiornamento: 12:26
La battaglia delle “madri nella crisi” continua. Dopo due notti trascorse sul tetto del padiglione Alfieri del Policlinico, ieri mattina una ventina di donne hanno protestato davanti all'Expo Gate in via Beltrami, tra largo Cairoli e il castello Sforzesco.





Alcune si sono incatenate alla struttura e hanno urlato al megafono il loro dissenso per i licenziamenti decisi dall'amministrazione dell'ospedale, che lo scorso autunno ha assunto tramite concorso 90 operatori socio sanitari. Si erano presentati in 4mila e solo 17 delle storiche dipendenti assunte a tempo determinato sono riuscite a entrare. Alle altre è stata indicata la porta e così, dopo anni di contratti precari (a volte rinnovati anche mensilmente) sono rimaste senza lavoro e stipendio.



Nei giorni scorsi le “madri” hanno organizzato un presidio permanente davanti alla clinica Mangiagalli in via della Commenda, mentre una decina di loro è salita sul tetto attrezzata con tende e viveri per resistere mesi. Hanno chiesto e atteso invano un incontro con l'assessore regionale alla Salute Mario Mantovani e gli assessori comunali al Lavoro Cristina Tajani e al Welfare Pierfrancesco Majorino. Al termine del secondo giorno una manifestante, già cardiopatica, ha avuto un malore che ha costretto al trasporto in ambulanza. Eppure nulla è cambiato.



A quel punto hanno capito che bisognava smuovere le acque con un'azione più decisa. E quale palco migliore dell'Expo Gate? «Se i destinatari politici del nostro invito dovessero continuare a latitare - spiegano le ex dipendenti - ci rivolgeremo al prefetto. Quello che chiediamo è un incontro, un tavolo attorno al quale sederci e discutere in maniera costruttiva della nostra situazione. Siamo madri, alcune nonne, abbiamo sempre lavorato. Ci siamo sacrificate per l'ospedale e il ringraziamento è stato un calcio nel sedere. Non è giusto».
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