Preiti: "Gli spari? Ero depresso per la crisi".
La figlia di Giangrande: "Non lo perdonerò"

Luigi Preiti immobilizzato dai carabinieri il 28 aprile 2013 (LaPresse)
Luigi Preiti immobilizzato dai carabinieri il 28 aprile 2013 (LaPresse)
3 Minuti di Lettura
Martedì 15 Luglio 2014, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 14:42
ROMA - Perch ho sparato? Ero un uomo disperato, senza un lavoro n un futuro, e mi sentivo privato della mia dignit. Si giustifica cos Luigi Preiti, l'uomo che il 28 aprile 2013, durante il giuramento del governo Letta, ha sparato alcuni colpi di pistola davanti Palazzo Chigi, ferendo il brigadiere Giuseppe Giangrande.



Per la prima volta da quel giorno, Preiti parla di quella sparatoria in una lettera a Repubblica dal carcere di Rebibbia: «Quella mossa era nata dalla disperazione e dalla consapevolezza che sarei diventato, anzi, lo ero già, un'altra vittima della crisi».



«Allora ero depresso. La mia vita era un disastro: senza lavoro, senza soldi, non potevo vedere mio figlio. Oggi il peso di ciò che ho fatto e la pena che devo pagare mi opprimono la coscienza». «Quello che ho fatto è assurdo, la disperazione ti porta a fare cose pazzesche. Ho agito da solo, senza indicazioni di nessuno». E sottolinea: «sono pentito». Preiti si sofferma poi sui politici e al giornalista che gli chiede chi, in particolare, volesse colpire risponde: «li volevo colpire anche se non sapevo bene in che modo. Non avevo un piano. I nomi? Berlusconi, Bersani e Monti. Ognuno aveva delle colpe».



«La destra poteva cambiare le cose e non l'ha fatto. La sinistra non faceva altro che litigare». In carcere, scrive Preiti, «ho ricevuto lettere di solidarietà da ogni parte d'Italia: anche da liberi professionisti, medici, avvocati, imprenditori strozzati dalla crisi». In appello, continua l'attentatore, «spero in una nuova perizia che faccia davvero luce sullo stato in cui mi trovavo quella mattina». E alla domanda se fosse drogato risponde: «avevo tirato cocaina due giorni prima di partire per Roma».



LA FIGLIA DI GIANGRANDE: PERDONO? MAI CONSIDERATO Il perdono a Luigi Preiti, l'uomo che sparò a suo padre rendendolo invalido a vita, Martina Giangrande non lo ha «mai preso in considerazione». Come non ha «mai preso in considerazione la persona che lo chiedeva». Così la figlia del brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito durante la sparatoria davanti a palazzo Chigi mentre era in corso l'insediamento del Governo Letta, il 28 aprile 2013. In una intervista a Repubblica, Preiti - condannato a 16 anni - spiega che quel giorno era «depresso. La mia vita era un disastro: senza lavoro, senza soldi, non potevo vedere mio figlio. Oggi il peso di ciò che ho fatto e la pena che devo pagare mi opprimono la coscienza. E rendono buio il mio futuro». Aggiungendo, su Giangrande, «se potessi mi sostituirei a lui, mi farei carico della sua sofferenza: prego ogni giorno che possa guarire presto. Ho scritto a sua figlia». «Questo è più o meno quel che ha detto fin dall'inizio - risponde oggi cortese come sempre Martina - Ma io ho un'idea: una persona si può dare tutte le giustificazioni che vuole, ma poi rimane l'atto che uno ha fatto». E per «colpa» di Preiti, «io da 16 mesi vivo in ospedale con mio padre, a lottare assieme per una vita quanto meno dignitosa». L'intervista l'ha vista al bar stamattina sul giornale e, spiega, «sono rimasta senza parole».
© RIPRODUZIONE RISERVATA