Mibact, le presentazione delle nuove nomine

Il ministro Dario Franceschini
Il ministro Dario Franceschini
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Settembre 2015, 20:30
MILANO - “La cultura, per noi, è importante anche come patrimonio di valori identitari. Occorre però ripensare ai modi di comunicarla. Il vecchio sistema museale si rivolgeva a un pubblico elitario di gente colta, oggi l’accesso ai musei è cambiato. La cultura è fondamentale per lo sviluppo di un Paese, non è un caso che i terroristi colpiscano in luoghi come musei e scuole”. Appena rientrato dall’Expo di Milano, ieri pomeriggio, il premier Matteo Renzi ha voluto prendere parte alla presentazione ufficiale dei venti nuovi direttori di altrettanti musei italiani, tenutasi al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, a Roma, cogliendo l’occasione per parlare di cultura, tra politica interna e internazionale, in un discorso che ha toccato la storia del Paese - e in particolare quella di Firenze - la crisi economica, la minaccia terroristica e un made in Italy da esportare per competenze e professionalità.

Quasi in secondo piano i neo-nominati, ai quali il premier ha manifestato la sua gratitudine , ribadendo come l’incarico sia anche una grande responsabilità, e ha rinnovato il suo “in bocca al lupo”, per il futuro - prossimo - da gestire. E reinventare. A rispondere alle polemiche seguite all’annuncio dei nomi selezionati e proseguite nel tempo è stato il ministro per i Beni le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, che ha scelto la via di un blando sarcasmo per riprendere le fila di un discorso animato da proteste: “Abbiamo appreso successivamente dai giornali quanti fossero gli uomini e le donne selezionati, così come quanti fossero gli italiani e quanti gli stranieri. Abbiamo basato la selezione esclusivamente sul curriculum”.



Inutile sottolineare che nome - dunque genere - e nazionalità sono le prime due righe di ogni curriculum vitae. “Alcuni ci hanno accusato di aver effettuato colloqui di appena quindici minuti - ha proseguito - ma non dovevamo mica far loro un esame, chiedendo chi fosse Giotto o simili, dovevamo semplicemente ascoltare le loro idee per rinnovare il modo di concepire i musei”.



E sì perché, in materia di gestione museale, l’Italia, secondo il ministro, è obiettivamente molto indietro, ma con il nuovo percorso di divisione tra aree di tutela e aree di valorizzazione, potrà recuperare rapidamente le posizioni perdute.
Così i venti musei avranno autonomia gestionale e finanziaria, godendo anche dei propri incassi. Ancora, “Il dibattito che ne è scaturito l'ho trovato un po' provinciale visto che nel settore della cultura le barriere non contano. Ma è stato comunque salutare, perché per una volta un tema di nicchia come quello dei beni culturali è diventato d'interesse dell'opinione pubblica". “La cultura è una priorità del dibattito politico - ha concluso Renzi - e non lo è stata solo perché era agosto, continuerà ad esserlo nei prossimi mesi, anche se, in taluni casi, con obiettive difficoltà”. Il nuovo modello museale, ha illustrato, sarà quello straniero, in particolare anglosassone, per facilitare la comprensione del patrimonio. All’Italia, forte del suo passato di storia e arte, la tutela - e una buona dose di retorica. Agli sguardi stranieri o di italiani vissuti all’estero, il compito di traghettarla verso il futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA