Il viaggio in città: un cartone per affrontare il gelo: una notte con i senzatetto

Dal centro storico ai viali, da piazza Italia alla stazione: i circa 80 clochard che vivono a Lecce s’arrangiano come possono

Il viaggio in città: un cartone per affrontare il gelo: una notte con i senzatetto
Il viaggio in città: un cartone per affrontare il gelo: una notte con i senzatetto
di Paolo CONTE
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Lunedì 15 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 07:38

Non sono ancora le 8 di sera quando nella testa di un senzatetto scatta l’allarme, un pensiero fisso legato all’istinto di sopravvivenza. C’è da sfangare un’altra nottata a cielo aperto. Le temperature cominciano a farsi rigide anche a Lecce. Il nemico da sconfiggere ancora una volta è il freddo. E allora bisogna equipaggiarsi, trovare un posto sicuro dove accamparsi senza dare fastidio a nessun altro e sperare che quelle dannate ore passino il più presto possibile. 

Alle 21 in via Marconi un clochard sceglie la prima rientranza utile per allestire il suo “posto letto” nel bel mezzo del passeggio di un sabato sera che, col passare del tempo, si fa sempre più rigido.

L’uomo tossisce mentre libera dal grosso zaino i suoi angeli custodi: il sacco a pelo e un piumone. Sistema la coperta al suolo tra l’indifferenza dei passanti prima di chiudersi ermeticamente nel sacco a pelo. È chiuso dalla testa ai piedi nella cerniera del “saccoletto” con un piccolo pertugio che gli consente di respirare. Il desiderio più grande è farsi avvolgere dalle braccia di Morfeo per non soffrire il gelo impetuoso delle ore piccole.

 

Il viaggio

Il viaggio per le strade della città continua tra gli “invisibili”. Sono coloro che vengono scansati, ignorati e spesso denigrati. In viale Lo Re sono le 22 quando un uomo è seduto tra un cumulo di coperte sporche. Ha lo sguardo perso, si guarda intorno mentre fuma l’ultima sigaretta di una giornata vissuta in solitudine. La barba lunga gli mette la gola al riparo, ma del sacco a pelo è sprovvisto. Di fianco al cinema Massimo i senza fissa dimora sono addirittura in tre. Ognuno di loro occupa una rientranza. Se ne stanno stesi ed inglobati nei piumoni. E per il freddo non si tolgono neanche le scarpe. 

Le due facce della città s’incontrano nello stesso luogo. La miseria, la sofferenza e il disagio più estremo stridono senza pietà con i confort e le agiatezze di un popolo in marcia nel centro del capoluogo leccese, tra suv costosissimi, outfit griffati e la prospettiva di trascorrere una bella serata con gli amici prima di rientrare nel caldo della propria casa. 

«A Lecce si contano oltre 80 senza fissa dimora – racconta Tonia Erriquez degli “Angeli di Quartiere” che da anni aiuta chi è in difficoltà - e 140 sono i pasti che distribuiamo la sera. In questa settimana stiamo provvedendo ad implementare i nostri servizi e apriremo un locale provvisorio in via Siracusa per raccogliere coperte, felpe, maglioni, calzettoni, guanti, scarpe e cappelli col sostegno di alcune associazioni sportive che ci supportano». 
Dopo la mezzanotte la temperatura segna 4 gradi e il freddo inizia a farsi sempre più tagliente. Sotto i portici del centro commerciale Centrum un uomo dorme a pancia in giù. È immobile nella stessa posizione ormai da diversi minuti. Un grosso cartone è il suo materasso di fortuna. Nient’altro. Non dispone neppure di un plaid striminzito. Sembra quasi senza vita, senza speranza. Un’immagine triste, simile a quella che s’incontra poco dopo su viale Leuca, dove un senzatetto all’una di notte dorme sotto il portone del Liceo “Pietro Siciliani”. Lo zaino funge da cuscino e una grande coperta rosa lo mette al riparo dagli spifferi e forse anche da occhi indiscreti.

Quando la città si svuota un senso di totale abbandono prende il sopravvento. I senzatetto sono dappertutto. Dalla stazione ferroviaria a piazza Italia, passando per il centro storico e le zone periferiche della città, i clochard diventano i guardiani della notte. Nei pressi di viale Lombardia una persona anziana è ancora indaffarata quando l’orologio segna ormai le 2.30. Nel buio prova a mettere insieme i cartoni. Poi si adagia su di essi coprendosi con l’unica trapunta di cui dispone. Cerca la posizione per provare a prendere sonno, ma dopo qualche minuto si alza e si rimette in cammino alla ricerca di una postazione meno scomoda. In centro, dopo le 3, i sacchi a pelo iniziano a muoversi, dentro qualcuno starnutisce, qualcun altro tossisce ripetutamente, ma nessuno si lamenta. Si proteggono dal freddo, o almeno ci provano, ma soprattutto difendono con orgoglio la loro dignità.

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