Statua di Sant'Oronzo, la spiegazione dell'esperto: «Opera "tradotta", non identica all'originale. Ecco perché»

Il parere di Raffaele Casciaro, professore ordinario di Museologia e critica artistica dell’Università del Salento

raffaele casciaro spiega sant'oronzo
raffaele casciaro spiega sant'oronzo
di Serena COSTA
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Sabato 13 Aprile 2024, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 12:16

«La copia della statua di Sant’Oronzo è una traduzione, ovvero un'opera nuova e volutamente non identica all’originale». Chè tradere, termine latino da cui deriva traduzione, vuol dire tramandare, ma senza il vincolo di fedeltà alla fonte originaria. Dunque, errare humanum est, copiare diabolicum.

Così Raffaele Casciaro, professore ordinario di Museologia e critica artistica dell’Università del Salento e consulente scientifico del Comune di Lecce, ieri sera ha spiegato ai cittadini l’intero percorso che ha portato alla sostituzione dell’antico simulacro del 1739 con la copia in bronzo da una tonnellata, che tra poche ore svetterà sulla colonna romana in piazza Sant’Oronzo.

Cercando in tal modo di mettere la parola “fine” alle polemiche sollevatesi in queste ore sulla non conformità rispetto all’originale dell’opera commissionata all’atelier Fonderia campana.

La conferenza, svoltasi nell’Open space del Comune, dal titolo “Il patrono, la statua e la copia”, è stata una vera e propria ricostruzione storica, dalla nascita fino all’excursus dei passaggi che hanno indotto Soprintendenza e Comune a non procedere alla ricollocazione dell’antica statua creata a Venezia nel diciottesimo secolo, perché troppo delicata per sopportare gli agenti atmosferici, nonostante il restauro terminato nel 2020 dalla ditta Colaci.

La statua originaria, nei secoli, aveva già ricevuto diversi interventi: il primo restauro avvenne nel 1775, seguito da altre operazioni di recupero nel secolo successivo. Nel 1905, il rivestimento originario fu sostituito, poiché sussistevano evidenti rischi per la pubblica incolumità, causati proprio dal distacco delle lamine in rame. Nel 1940, la statua fu rimossa dalla colonna per poi essere restaurata e ricollocata al suo posto. Un ulteriore restauro si concluse nel 1984, fino ad arrivare alla rimozione nel 2019.

L’irrimediabile deterioramento fisico della struttura interna in legno veneziano e delle lamine in rame di rivestimento ha portato alla creazione di una nuova statua delle stesse dimensioni, ma non dello stesso materiale e, evidentemente, nemmeno totalmente uguale a quella originaria: innanzi tutto, la copia pesa 300 chili in più rispetto all’originaria, è in bronzo e presenta discrepanze nella riproduzione della mano benedicente e anche del viso.

«Gli studi statici eseguiti dalla facoltà di Ingegneria dell'innovazione hanno fatto valutare la possibilità di fissare la statua nuova su una base d'acciaio, da cui parte un'asta centrale che si aggancia all’interno dell’opera – ha spiegato il docente –. La copia è infatti cava al proprio interno e si configura come un vero e proprio guscio di bronzo spesso».La copia è stata progettata con la tecnica del laser scanner 3d: «Molte imprese da noi contattate hanno fatto un passo indietro, perché si trattava di riprodurre una statua di 5 metri, che avrebbe richiesto una lavorazione complicata e artigianale», ha aggiunto Casciaro.

Dopo la fase della scansione 3d, è stato creato un modello fedele all’originale in polistirolo attraverso un macchinario a 6 bracci; il modello è stato poi stuccato ed è stato riprodotto un calco in gomma silicata, successivamente ricoperto di cera stesa a mano, strato per strato. I calchi così ottenuti della testa e del corpo della statua sono stati ricoperti di bronzo attraverso la tecnica della cera persa, che dopo ha richiesto una lavorazione a freddo dei manufatti della durata di un anno.

«Rispetto alla scansione 3d della mano originale – ha sottolineato il docente – era inutile riprodurre anche i difetti e i danni che erano presenti sulla statua originale e stesso discorso vale per il viso del santo. Anche i piedi originali non erano in asse rispetto al tronco. La statua, insomma, è fatta per essere vista da lontano e non aveva senso copiare fedelmente alcuni dettagli che non siamo nemmeno sicuri appartenessero alla riproduzione originaria».

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