Seccia al Vaticano: «A Lecce un frammento della reliquia di Sant'Oronzo»

La conferenza in Episcopio
La conferenza in Episcopio
di Leda CESARI
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Mercoledì 29 Agosto 2018, 05:00
<CP10.2>Sant’Oronzo, dunque, è realmente esistito: non è una leggenda, lo prova la cassettina di recente riscoperta a Nona, in Croazia, e tutta la documentazione ad essa connessa. Il sogno, adesso, sarebbe quello di ottenere per Lecce un frammento della santa reliquia, nuovo oggetto di venerazione realmente (e storicamente, a questo punto) riconducibile a Sant’Oronzo, primo vescovo e patrono anche di Turi e di Ostuni. Anche se per ottenerla bisognerà passare attraverso le autorità vaticane competenti, e dunque non sarà un obiettivo facile da perseguire.
«È una cosa molto problematica», conferma infatti l’arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia. «Io ho intenzione di fare la richiesta, ma tutto dovrà poi passare attraverso la Congregazione delle Cause dei Santi e quella per la Dottrina della Fede. Quindi, per adesso, preferisco concentrarmi sul convegno internazionale che abbiamo intenzione di organizzare per ridefinire la storicità di Sant’Oronzo, perché fino a qualche decennio fa qualcuno metteva addirittura in dubbio il fatto che sia mai esistito, anche perché non riportato dal martirologio romano. Ma tutta questa incertezza, ora, è superata - prosegue Monsignor Seccia - : troppi i documenti e le attestazioni rinvenute su di lui come protettore della città. E bisogna tenere conto anche dell’importanza del reliquiario di oro zecchino e di squisita fattura, testimonianza storica della devozione e dell’antichità della memoria del Santo. Tutto questo per dire», conclude Seccia, «che tutti – Lecce, Turi, Ostuni e anche Zara – abbiamo interesse a definire meglio la storicità di Sant’Oronzo e la documentazione su di lui, che c’è ma va aggiornata». 
Ieri, nel salone dell’Episcopio di piazza Duomo, l’incontro di Seccia con l’arcivescovo di Zara e presidente della Conferenza episcopale croata Zelimir Puljić, che - accompagnato dal vescovo di Conversano-Monopoli Giuseppe Favale e dall’arciprete di Turi Giovanni Amodio – è giunto a Lecce per concordare con la diocesi locale le modalità del convegno, ma anche le procedure per far sì che la “nuova” reliquia di Sant’Oronzo – una tibia lunga 37,5 centimetri – possa essere venerata anche a Lecce il prossimo anno. 
L’incontro si è svolto sotto l’occhio “benevolo” di una grande statua dedicata al Santo, in fase di realizzazione da parte dell’artista Marco Epicochi, che verrà trasferita nella chiesa di Sant’Oronzo fuori le mura (di ultimissimo restauro) il prossimo 21 ottobre, giorno, secondo la tradizione, del martirio del Santo.
L’arcivescovo di Zara, nel confermare anche la nascita della “rete” interprovinciale di Comuni, associazioni ed enti storici che si va formando in questi giorni dedicati proprio al Santo anche a Turi e Ostuni, ha assicurato d’altronde tutta la disponibilità della sua diocesi a contribuire al rinnovamento dell’attenzione pugliese nei confronti del Santo: «E la fede a far nascere la cultura. Siamo solo all’inizio di un lavoro che valorizzerà universalmente la devozione nei confronti del Patrono di Lecce, perché i santi non sono appannaggio di una sola regione, ma ricchezza del mondo e della Chiesa».
Sant’Oronzo, insomma, potrebbe diventare il pretesto per mettere insieme territori diversi nel nome della devozione oronziana, appunto: «Ci stiamo riappropriando delle radici della nostra fede», ha spiegato infatti ieri mattina monsignor Michele Seccia, «e Dio sa quanto, oggi, abbiamo bisogno di testimoni credenti e credibili». L’arciprete di Turi Amodio considera tra l’altro «un segno della benevolenza di Sant’Oronzo la scoperta casuale, proprio nell’anno del Giubileo oronziano in corso a Turi», del reliquiario di Nona, individuato a giugno in Croazia da Stefano De Carolis, il carabiniere esperto di opere d’arte che, in occasione del viaggio a Zara della delegazione deputata a chiedere all’Arcidiocesi locale il “prestito” delle spoglie del Santo (ma quelle di Zara), si era accorto casualmente di una seconda cassettina preziosa sormontata da un volto e un’iscrizione inequivocabile (la cui appropriatezza è suffragata da altri documenti rinvenuti nel frattempo, tra cui una medaglietta del quindicesimo secolo, ritrovata durante scavi a Pola, che mette insieme Sant’Oronzo e Sant’Irene, antica patrona di Lecce). 
Si vede insomma che Sant’Oronzo, il segno, lo vuole dare proprio grosso.
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