Scontro a Lecce sulle chiese aperte
La Curia: «Il Comune paghi i debiti»

Piazza Duomo a Lecce
Piazza Duomo a Lecce
di Paola ANCORA
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Mercoledì 13 Aprile 2016, 18:21
Il Comune è debitore della Curia per diverse centinaia di migliaia di euro. L’amministrazione di Palazzo Carafa, infatti, non ha pagato la quota di oneri di urbanizzazione secondaria che, in base a una legge regionale del 1994, spetta proprio alla Curia e ai rappresentanti delle diverse confessioni religiose. «I Comuni - stabilisce la norma - entro il 31 marzo di ogni anno, devolvono alle competenti autorità religiose una somma non inferiore al sette per cento dei contributi loro spettanti per oneri di urbanizzazione secondaria». Quelle somme, poi, sono destinate ai lavori «di costruzione, ricostruzione, ristrutturazione, consolidamento, adeguamento antisismico e restauro» di opere ecclesiastiche.
Palazzo Carafa, però, da qualche anno non versa nulla alla Diocesi. Al punto da costringere il vescovo, monsignor Domenico D’Ambrosio a prendere carta e penna e scrivere al sindaco Paolo Perrone: «Visto l’articolo 3 della legge regionale 4 avente a oggetto “Norme in materia di edilizia di culto e utilizzazione degli oneri di urbanizzazione” chiedo - ha scritto il vescovo - la devoluzione della quota relativa ai contributi spettanti a codesto Comune per oneri di urbanizzazione secondaria ai sensi e nei termini stabiliti dai commi 1 e 2 dell’articolo 3 della suddetta legge». D’Ambrosio ricorda anche «che i contributi per oneri di urbanizzazione devono essere determinati con riferimento alle concessioni onerose, senza tener conto degli scomputi che i titolari delle concessioni hanno eventualmente ottenuto per l’esecuzione diretta di opere di urbanizzazione secondaria e per la concessione delle relative aree; tra i contributi per oneri di urbanizzazione vanno computati i proventi del cosiddetto condono edilizio. Mi premuro inoltre di sollecitare - ha concluso il vescovo nella sua missiva - l’erogazione degli oneri di urbanizzazione relativi agli anni 2009, 2010, 2011, 2012 rimasti sino a ora inevasi». L’ultima lettera è del 9 marzo 2015, ma in questi giorni l’ufficio Economato della Curia ne sta redigendo una identica, per sollecitare il pagamento da parte del Comune. <HS>
Gli uffici dell’ente, intanto, rinviano qualsiasi presa di posizione a una verifica più dettagliata dei documenti. Bocche cucite e uffici al lavoro per ricostruire i fatti. All’ufficio Urbanistica c’è chi sostiene che «tali contributi vengono attribuiti dopo la presentazione di un’istanza», ma anche questo è oggetto di approfondimento al Comune, dove confermano, invece, che l’ultimo pagamento alla Curia risalirebbe proprio al 2009 e ammonterebbe a circa 128mila euro. Ad autorizzarlo fu l’architetto e allora dirigente del settore Urbanistica Gino Maniglio. <HS>
Una questione spinosa, quindi, e che potrebbe influire nei rapporti già tesi fra Curia e Comune. Anche perché, proprio in questi giorni, il vescovado e l’amministrazione si incontreranno per trovare soluzione al problema delle chiese aperte: il Comune si è detto pronto a finanziare l’apertura straordinaria per consentire ai turisti la visita dei gioielli di Lecce, ma la Curia ha insistito perché non ci si affidi a cooperative di giovani o a studenti universitari all’ultimo anno di Beni culturali. Ha insistito, cioè, perché siano i parroci a occuparsi di questo e, quindi, la Curia a incamerare le risorse.
«Al di là degli slogan - attacca il capogruppo dell’Udc in Consiglio Comunale, Luigi Melica - il sindaco dovrebbe preoccuparsi di provvedere subito a corrispondere alla Diocesi i contributi dovuti, estinguendo il debito finora accumulato, allo scopo di evitare qualsivoglia, eventuale, azione giurisdizionale della Diocesi per il recupero delle somme legittimamente attese. La legge regionale infatti - sottolinea ancora Melica - rimette ai Comuni l’individuazione del quantum, sempre non inferiore al 7%, e le modalità di attribuzione dei contributi, ma non lascia la possibilità di scegliere se corrisponderli o meno». E va da sé, insiste il consigliere, che «se il sindaco pagasse i suoi debiti, il problema delle chiese aperte si risolverebbe: la Diocesi avrebbe i fondi necessari per farlo. Perrone eviti, quindi, i roboanti annunci di questi giorni e ringrazi il vescovo per il garbo umano e istituzionale dimostrato fino a oggi, per non aver agito, come potrebbe fare, per il recupero del dovuto dalla Tesoreria comunale».
 
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