Sanità, al servizio 118 mancano 50 medici. E le ambulanze rischiano lo stop

Servizio di emergenza-urgenza in affanno: in provincia di Lecce la Regione ha individuato 41 ambiti carenti di sanitari addetti al soccorso

Sanità, al servizio 118 mancano 50 medici. E le ambulanze rischiano lo stop
Sanità, al servizio 118 mancano 50 medici. E le ambulanze rischiano lo stop
di Andrea TAFURO
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Martedì 9 Maggio 2023, 21:05

Sanità di emergenza e urgenza in affanno nel Salento con oltre il 50% di carenze negli organici dei medici del 118. Secondo il report pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione Puglia (Burp), in provincia di Lecce gli ambiti carenti sono 41. Un dato cristallizzato al settembre 2022, e che quindi, considerati gli ultimi 6 mesi, potrebbe essere più alto e toccare quota 50 unità in virtù di alcuni pensionamenti o migrazioni dei sanitari in altri settori dell’assistenza medica. Lo scenario diviene quindi ancora più deficitario se considerate le 85/90 unità che rappresentano il numero ottimale di camici bianchi, previsto dalla normativa regionale, per far funzionare a pieno regime il 118 in provincia di Lecce.

Le altre province

Dati che inquadrano la sofferenza della sanità leccese, al secondo posto per insufficienza di medici del comparto d’emergenza urgenza, preceduta in Puglia solo dalla realtà Tarantina dove al 118 ne mancano 52. Deficit più ridotto invece per Bari (26), Bat (23), Brindisi (33) e Foggia (37).

Complessivamente in Puglia sono 212. A conti fatti però, i sanitari del 118 nel leccese, non superano le 35 unità, molte delle quali in servizio con contratti in convenzione con l’Asl, che implicano minor diritti contrattuali per la categoria. Gli incarichi attualmente vacanti (considerata l’analisi regionale che valuta la carenza sulla base dell’assenza di medico nella postazione per almeno 1 anno), sono 4 a Campi Salentina, 2 nella postazione “Vecchio Fazzi” a Lecce, 5 a Copertino, 4 a Veglie, 2 al “Nuovo Fazzi” Lecce, 2 anche a Galatina, Maglie e Gallipoli, 3 nelle sedi di Martano, Nardò e Otranto, 4 per Poggiardo e Ugento e 1 a Casarano.

Le carenze

Carenza di professionisti che inevitabilmente finisce per ripercuotersi anche sull’utilizzo delle automediche e delle ambulanze “mike” (con medico a bordo), in deficit sul territorio di oltre il 50%, poiché anch’esse limitate dalla carenza del personale necessario a coprire tutti i turni nelle 24 ore. «Le 212 zone carenti nel 118 rilevate sull’intera Puglia – dichiara Nicola D’Angelo, componente della commissione nazionale emergenza-urgenza del sindacato medico Anaao - dimostrano come il problema non sia solo provinciale ma di rilevanza regionale, e che oltre ai numeri ufficiali per il 2022, i dati effettivi potrebbero essere ancora più deficitari in virtù di recenti pensionamenti o dimissioni dal ruolo. Purtroppo affrontiamo un’epoca di carenza straordinaria di medici, che è ancora più evidente nei settori dell’emergenza-urgenza rappresentati dal 118 e dal pronto soccorso, spesso ignorati nelle scelte professionali per lo scarso appeal nelle nuove leve.

L’auspicio è che entro qualche anno ci sia una inversione di tendenza per il settore, con l’ampliamento del numero chiuso a Medicina, ma ci sarà anche da capire se lo Stato centrale deciderà di intervenire con una riforma del sistema di emergenza-urgenza, affrontando la questione del rapporto di lavoro di questi medici che ad oggi lavoro in convenzione con le aziende sanitarie». Inquadramento e maggiori tutele professionali per i medici del 118 convenzionati, impiegati a bordo dei mezzi medicalizzati, sono i temi al centro del confronto in atto tra il sindacato Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) e i vertici sanitari locali e regionali. In attesa della seduta del comitato permanente aziendale, richiesto ad Asl Lecce, e del comitato permanente regionale convocato per il 26 maggio, a tracciare le linee della protesta è il responsabile leccese del sindacato Antonio De Maria. «Si tratta di una carenza atavica, che da anni segnaliamo in Regione senza ottenere adeguate risposte. I medici in convenzione vivono una condizione di precarietà che non è più tollerabile e l’inadeguatezza degli organici li costringe a lavorare con turni massacranti, rischi d’intervento e scarse tutele. I diritti e l’attuazione degli accordi contrattuali – aggiunge De Maria - non possono più attendere. Siamo pronti a scioperare organicamente se il problema non verrà risolto con soluzioni idonee a stabilizzare e salvaguardare i medici».

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