Poveri, pasti triplicati nelle mense della diocesi. In arrivo un fondo della Curia per i nuovi disoccupati

Poveri, pasti triplicati nelle mense della diocesi. In arrivo un fondo della Curia per i nuovi disoccupati
di Leda CESARI
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Martedì 25 Agosto 2020, 13:23 - Ultimo aggiornamento: 14:07
Ben 28mila pasti distribuiti in sei mesi nelle mense della Casa della Carità e di Santa Rosa, a Lecce. Con numeri più che triplicati rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, in linea con quanto accaduto anche nel resto d'Italia. Primo bilancio che arriva nei giorni della festa di Sant'Oronzo, a Lecce. Occasione per tirare le somme perché, con queste cifre, non c'è da distrarsi di fronte all'emergenza.

Una povertà dilagante e assoluta, quella scatenata dalla pandemia, e dal conseguente lockdown, che ha visto le associazioni di volontariato leccesi costrette al superlavoro per soddisfare tutte le richieste di aiuto di intere sacche di povertà vecchie e nuove: quest'ultime spesso costituite anche da professionisti sprofondati, è il caso di dire, sotto la soglia della sopravvivenza proprio per colpa del blocco del Paese degli scorsi mesi. Grande, per fortuna, anche il senso di solidarietà di enti e privati che non hanno voluto far mancare il loro contributo alla causa della generosità.

«Gesti concreti d'amore fraterno, da chi meno ce l'aspettavamo»: così l'arcivescovo di Lecce, Michele Seccia, riferendosi nel suo messaggio per la festa dei patroni a quanto accaduto nei mesi scorsi a Lecce. «Quando abbiamo servito fino a 140 pasti al giorno nelle due mense della Casa della Carità e nella struttura di Santa Rosa - conferma don Nicola Macculi, direttore della Caritas diocesana di Lecce - e altrettante cene al sacco nei punti-ristoro della Cattedrale, San Lazzaro, Fulgenzio, Sacro Cuore e San Massimiliano Kolbe. Questo perché abbiamo ricevuto una grande risposta solidale da aziende, ristoranti, enti pubblici e privati, e poi sono arrivati finalmente l'estate e il turismo ad offrire piccole occasioni di lavoro a tante persone in difficoltà. Ma tra un paio di settimane, quando alberghi e stabilimenti balneari chiuderanno i battenti, cosa ne sarà di queste persone? E quando finiranno i bonus, i redditi di emergenza, il blocco dei licenziamenti e i contributi a pioggia, cosa succederà a tutta questa umanità sofferente?».

A ottobre la diocesi di Lecce acquisirà dai Vincenziani un edificio di dieci stanze, vicino alla chiesa dell'Idra, da destinare ad alloggi per i senza fissa dimora.
Per fornire poi altre risposte non per tutti, purtroppo, ma poco è meglio di niente la Curia varerà nelle prossime settimane, come annuncia monsignor Seccia nel suo messaggio alla città in occasione della festa patronale, il Fondo San Giuseppe, iniziativa grazie alla quale la Caritas, dopo aver intercettato le offerte di lavoro del tessuto imprenditoriale locale, «offrirà a chi purtroppo è rimasto senza lavoro per via della pandemia l'opportunità gratuita di riconvertirsi professionalmente attraverso percorsi di formazione che mettano i nuovi poveri nelle condizioni di poter ricominciare».

Non una mera distribuzione di denaro, quindi, ma un dono di autentica speranza per chi vuole iniziare a sperare ancora, con l'aiuto di tutti coloro che vorranno contribuire a questa processo di rinascita - privati, aziende, parrocchie e associazioni laicali: la possibilità di ri-entrare nel mondo del lavoro in maniera mirata, finalizzata, sapendo che alla fine di quel percorso formativo c'è qualcuno che aspetta di utilizzare quelle nuove competenze. «Ecco la speranza - conclude Seccia nel suo messaggio - il dono di questa festa patronale diversa, ma che ci consente di ricominciare. Insieme. Sulla stessa barca. Anche dopo la tempesta. Siano nostre bussole nella navigazione la Vergine Assunta in cielo, titolare della nostra chiesa cattedrale, e i nostri santi patroni, Oronzo, anzitutto, esperto in liberazioni dalle epidemie e poi anche Giusto e Fortunato, nostri intercessori presso il Padre».
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