Lusso e pelletteria, sfida Filograna: nuova fabbrica per 200 posti

Lusso e pelletteria, sfida Filograna: nuova fabbrica per 200 posti
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:48

Fuori moda in pandemia è, forse, l'investimento ma non il rischio di concederselo. Quand'anche fosse a Sud il terreno di prova, c'è chi scalpita per iniziare. Un lusso? Di più: è un polo del lusso quello che Antonio Sergio Filograna sta per svelare negli spazi di un capannone di famiglia chiuso 20 anni fa. L'intenzione era quella di dar vita a qualcosa di diverso e profondamente innovativo. Non una semplice (nuova) fabbrica, ma un'azienda che comprendesse al suo interno una filiera completa in grado dunque di rappresentare per il territorio un rinnovato punto di partenza. Un'idea quasi inconcepibile nel recente passato ma, nel frattempo, divenuta realtà e alla cui consacrazione contribuirà il coinvolgimento di non meno di 200 giovani addetti. In parte già avviati a formazione.
L'imprenditore di Casarano ci pensava già nel marzo 2019 quando in un'intervista a Quotidiano aveva confidato: «Crediamo molto nella formazione, tant'è vero che adesso stiamo cercando di sviluppare un progetto importante sul territorio. Ma preferisco non parlarne. A me piace prima fare le cose e poi comunicarle. Sarà un progetto votato anche ad ambiti diversi dalla calzatura, come la pelletteria».


Non solo più scarpe quindi, ma anche accessori e pelletteria - borse, cinture, guanti ecc - da produrre per i big fashion brand.

E non solo più produzione ma anche formazione. E tutto sotto lo stesso tetto. Senza volerlo, aveva già detto tutto. E nove mesi dopo dichiarava di essere in fase operativa: «Stiamo elaborando il progetto. Vorremo aprire tra 6 mesi. Stiamo definendo i piani formativi. Assumeremo almeno altre 100 persone», anticipò Filograna, prima, però, di esser costretto a riporre il progetto nel cassetto perché, nel frattempo, era stato il Covid a prendere il sopravvento su tutta la manifattura italiana, ma senza decretarne il totale fallimento.


Passare dalle parole ai fatti è stato molto faticoso. «Ora, però, ci siamo», rivela l'imprenditore. La costituzione del polo Antonio Filograna - questo il nome della nuova azienda - è reale: un altro tassello - naturalmente evocativo della figura del patron della Filanto, il Cavaliere conosciuto come Uccio - che l'imprenditore aggiunge a quello posto con la creazione di Leo Shoes nel 2013: un'azienda in grado cinque anni dopo di posizionarsi al primo posto in Italia per crescita del fatturato (oggi a quota 150 milioni a fronte di 650 dipendenti) nel segno delle calzature di lusso prodotte per conto dei più importanti fashion brand del mondo. Avviati subito dopo le ferie estive, i lavori per la messa a punto della sede volgono ora al termine.


Lo stabilimento sorge proprio a pochi metri da quello di Leo Shoes. Ed è lo stesso che sino alla fine degli anni '90 ospitava Filanto Boys, il ramo aziendale rivolto alle produzioni giovanili del vecchio impero calzaturiero. Una scelta alternativa rispetto a quella iniziale che il management aveva fatto ricadere su uno stabilimento sempre del pianeta Filanto ma indisponibile perché in stato di confisca per effetto della condanna inflitta al Consorzio Prosalca.
La superficie del capannone misura 6mila metri quadri, quella complessiva dell'area che lo ospita è pari a 20mila metri quadri. Lo spazio coperto è stato suddiviso in tre lotti: il primo sarà riservato alla produzione di calzature, il secondo alla produzione di articoli di pelletteria e il terzo ad una vera e propria scuola di formazione. Lo spazio scoperto sarà, invece, completamente riqualificato.


Innovazione e diversificazione: sono le due parole chiave che aprono alla comprensione della natura di questo investimento nel cuore del distretto calzaturiero di Casarano tornato a crescere a ritmo sostenuto prima del freno imposto dall'emergenza Covid che, in molte porzioni, della zona industriale sta riportando in quota anche l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Parole che disarticolano potenziali prospettive e che presto si tradurranno anche in termini di sostenibilità ambientale, in funzione del risparmio energetico e dell'utilizzo dei materiali. Un nuovo capitolo ha inizio.

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