Il Pug di Salvemini: «Meno cemento e stop licenze in centro, Lecce si aprirà al mare»

Il Pug di Salvemini: «Meno cemento e stop licenze in centro, Lecce si aprirà al mare»
di Francesca SOZZO
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Mercoledì 5 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 07:38

Sindaco Carlo Salvemini, siamo ad un passaggio cruciale per il futuro della città: cosa rappresenta il Piano Urbanistico Generale?
«È uno strumento di costruzione del futuro. Ancora più oggi, con le città chiamate a ripensarsi nell’ottica dello sviluppo sostenibile e della riduzione delle disuguaglianze. Dal punto di vista politico è il principale obiettivo strategico di mandato della nostra amministrazione e che tutta la città ha interesse che sia raggiunto». 
Qual è la visione di Lecce che troverà concretezza nel Pug?
«La direzione verso cui Lecce si sta muovendo è nei provvedimenti di questi anni: la rigenerazione degli spazi pubblici, il Piano delle Coste, l’investimento sul social housing, la mobilità sostenibile, lo stop al consumo di suolo a favore di recuperi e le scelte che faremo con il Documento Strategico del commercio». 
Un Pug in itinere?
«Sì. Sono tutti tasselli di un mosaico che rispondono ad una logica di progettazione strategica intersettoriale. L’urbanistica, con il Pug, fa la cornice e cuce insieme i diversi pezzi ricorrendo al confronto e alla condivisione con i saperi scientifici - come l’Università del Salento, il Politecnico di Milano, il Dams e l’Orto Botanico - e alla partecipazione dei cittadini, delle organizzazioni di categoria, degli ordini professionali, di imprese e associazioni culturali». 
Sindaco che cambia, Pug che cambia? O salverete qualcosa del Piano dell’amministrazione precedente?
«Non abbiamo azzerato il Documento programmatico preliminare dell’amministrazione guidata da Paolo Perrone. Abbiamo tenuto le idee valide come, ad esempio, i corridoi verdi e la proiezione verso il mare. Ne abbiamo fermato l’approvazione perché era privo di elementi conoscitivi che ne condizionavano la legittimità. Su tutti lo studio idrogeomorfologico, acquisita poi a dicembre 2020 dall’Autorità di Bacino. Il nostro approccio non è mai stato azzerare tutto. D’altra parte, da quando, alcune settimane fa, abbiamo approvato le linee guida del Pug non ci sono state censure da parte di chi ci ha preceduti: c’è un giudizio evidentemente positivo e condiviso e questo ha un significato politico».
Lecce è sempre più il centro di una “rete” con altri Comuni, ma i servizi in comune sono spesso deficitari. La mobilità interconnessa, ad esempio. Cosa prevederà il Pug? Bus di collegamento? Treni rapidi? Una “cintura” di parcheggi auto per non intasare il centro? 
«Lecce e i Comuni vicini vanno letti come un contesto unico con più di 200mila residenti. Faremo un tavolo tematico specifico con i rappresentanti dei Comuni vicini con i quali co-progetteremo gli interventi per rafforzare le continuità urbane tra Lecce e l’hinterland. Provvederemo, poi, al ridisegno degli ingressi alla città che saranno più votati all’intermodalità: servono parcheggi e servizi per non congestionare il centro urbano. C’è la necessità di un sistema di trasporto pubblico suburbano e c’è il tema della ferrovia: se aumentano le corse dei treni regionali, si riduce il carico automobilistico sulla città». 
Le nuove regole sul centro storico, tra regolarizzazione degli esercizi di vicinato e una Ztl “rafforzata”, disegnano nuovi scenari. Serve un limite alle attività food per non perderne l’identità? C’è il rischio che gli immobili diventino solo residenze turistiche come già accade altrove?
«È in corso una scrematura di esercizi di somministrazione: non tutti hanno i requisiti per il cambio funzionale. Ci auguriamo che si possano riconvertire in esercizi di vicinato a vantaggio della diversificazione. Con quel provvedimento, giudicato frettolosamente da alcuni, abbiamo cambiato passo rispetto alla omologazione commerciale degli ultimi anni. Tra l’altro, anche Lecce prevederà il contingentamento temporaneo delle nuove aperture la cui offerta è satura. La residenzialità nel centro storico si salvaguarda se offriamo servizi per la vita quotidiana, spazi pubblici vivibili, liberi dalle automobili e dehors rispettosi dei percorsi di vita e della fruizione monumentale. La Ztl è un provvedimento che va in questo senso. Il centro storico non è l’unica vetrina della città: va messo in rete con la ruralità, i beni ambientali e la costa. L’accoglienza e lo svago devono aprirsi al paesaggio e trovare anche nuovi percorsi».
Le marine costituiscono da sempre la “cenerentola” dell’attrattività: non basta portare fogna e gas e riqualificare i cordoni dunali se, poi, scarseggiano collegamenti e strutture ricettive funzionali al rilancio. Facciamo un esempio: l’antico Molo Porto di Adriano può diventare un vero richiamo turistico di San Cataldo o dobbiamo rassegnarci a marine vivibili solo due mesi l’anno?
«Considerare le infrastrutture primarie un fatto di poco rilievo è un errore. Sottovalutare i programmi di ricostruzione dunale su un litorale in erosione, anche. Non ripeteremo gli errori del passato. Il Molo di Adriano è oggetto di un intervento di recupero da parte della Soprintendenza e la rigenerazione del sistema del Molo e del Faro è un progetto presentato nel 2017 alla Regione e in attesa di finanziamento. Ciò che si continua a non vedere delle marine è che offrono un paesaggio tra i più ricchi di biodiversità del Salento. Per generare turismo, come prevede il Piano delle Coste, occorre valorizzare, accanto agli usi balneari, quelli naturalistici, sportivi e culturali. Se vogliamo crescere dobbiamo puntare alla nuova offerta ecologica. Già oggi Frigole, Torre Chianca e i Sic naturalistici leccesi producono turismo, anche internazionale, intercettato da realtà innovative che stanno aumentando in città e che vale la pena conoscere».
La sua amministrazione ha spinto molto sulla mobilità dolce e sulla ciclabilità: cosa potrà incentivare il Pug? Più parcheggi di interscambio? Più isole pedonali? Conviene puntare sul trasporto pubblico?
«La mia amministrazione considera i diritti delle persone non subordinati a quelli delle auto. Garantire spazi e sicurezza ai tantissimi leccesi che si muovono in città a piedi, in bici, in monopattino elettrico, è un fatto di civiltà. Con il Pug investiremo sul ridisegno delle sezioni viarie esistenti e sui collegamenti ciclabili e pedonali, mettendo a sistema piazze e parchi per garantire spostamenti sicuri con tutti i mezzi. C’è il tema della circonvallazione, ad esempio, che in alcuni punti separa, invece di unire, i quartieri. Dobbiamo riconvertirla in una cintura verde con percorsi protetti». 
“Meno consumo del suolo”: così si legge nelle linee di indirizzo. Vuol dire bloccare le nuove costruzioni per comparti edilizi che, negli ultimi 30 anni, hanno determinato uno sviluppo parcellizzato senza garantire connessioni tra quartieri?
«La stagione dei grandi comparti è chiusa. Con il Pug dovremo ricucire gli strappi che la non-politica urbanistica ha generato, anche rendendo più flessibile l’edificazione diretta nei lotti interclusi di aree già urbanizzate. Ma è sulla rigenerazione che dobbiamo puntare, come è avvenuto per il Banco di Napoli, come sta avvenendo per l’ex Ariston, per il Palazzo delle Stimmatine, per la Manifattura Tabacchi in via Birago. Poi c’è l’investimento sugli spazi pubblici e le aree verdi che fungono da collante urbano e rendono attrattivi i quartieri, incoraggiando le giovani coppie a cercare casa a Lecce».
Sindaco, le prime nomine hanno sollevato le critiche dell’opposizione per un presunto conflitto d’interesse e anche dall’interno della maggioranza, il Pd innanzitutto, sono state avanzate riserve sui criteri di scelta degli progettisti nell’Ufficio di Piano. Cosa risponde a chi le rimprovera mancanza di trasparenza? Si rischia di partire con il piede sbagliato?
«Le questioni poste dall’opposizione sono irrilevanti: qualunque studente di Giurisprudenza saprebbe evidenziare l’inesistente conflitto d’interessi tra una professionista nominata dal dirigente, che vive e lavora lontana da Lecce, e l’assessore sol perché hanno frequentato, in anni diversi, la stessa università e per occasionale collaborazione in gruppi di lavoro. La nomina si è resa necessaria per rispettare scadenze e metodi dell’iter del Pug e perché, oltre al Piano, tutto il resto dell’attività del settore urbanistica va avanti. Quel che rilevo è che nessuno ha eccepito sulla competenza individuata». 
A cosa si riferisce?
«Ad oggi, inoltre, nessuno ha contestato nel merito i contenuti della delibera di indirizzo, che è l’atto politico sul quale mi aspetto critiche e contributi. Con quella delibera, con l’assessore Rita Miglietta e il dirigente Maurizio Guido, abbiamo dovuto rivedere, alla luce delle condizioni economico-finanziarie dell’ente, l’obiettivo annunciato in campagna elettorale di ripartire da un bando pubblico per l’affidamento della redazione del Pug scegliendo, invece, di definire una struttura organizzativa interna costruita con un ufficio di Piano con figure professionali di diversi settori e integrato da tre figure professionali con competenze specifiche che verranno scelte con avvisi pubblici per la costituzione di short list. L’individuazione di queste figure avverrà attraverso colloquio e valutazione dei curricula da parte del dirigente che resta il responsabile unico del procedimento. Una procedura trasparente, che esclude la possibilità di una gara ai sensi del codice degli appalti, avendo, come detto, deciso di non rivolgerci a studi esterni, come ho spiegato anche alla mia maggioranza. Il nostro Pug non porterà la firma di un professionista esterno, ma quella del Rup. È una scelta politica: la città che fa il suo Pug».
 

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