Nuova aggressione ai danni di un operatore sanitario dell’ospedale “Dea-Fazzi” di Lecce. Vittima un infermiere del pronto soccorso colpito al volto da uno schiaffo, sferrato dal familiare di un paziente. L’episodio si è verificato sabato sera. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, intervenuti sul posto, e dalle testimonianze dei presenti, l’infermiere sarebbe stato aggredito da un uomo, pare dopo uno scambio di battute, in cui lo stesso utente avrebbe lamentato l’attesa a cui era costretta la moglie prima di avere accesso alle cure ospedaliere.
Dalle verifiche successive effettuate dall’Asl, la paziente era entrata in pronto soccorso con un codice verde, e l’attesa sarebbe quindi stata legata alla concomitante presenza di altre urgenze, di grado superiore, che richiedevano tempi di trattamento diversi. Dopo l’aggressione, sono seguiti attimi concitati. L’operatore sanitario colpito violentemente in volto è rimasto stordito, dovendo poi ricorrere alle cure dei colleghi. Per placare gli animi, esacerbati dall’episodio, sono quindi intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Lecce.
Escalation di minacce e non solo
Annualmente in provincia di Lecce sono circa 130 i casi di minacce e aggressioni che vengono riferite agli Ordini professionali. Negli ultimi mesi la situazione, numeri alla mano, è diventata ancora più grave: ben 43 le aggressioni su sanitari registrate al 31 marzo scorso. Numeri purtroppo cresciuti negli ultimi due mesi. Molte meno invece le vicende denunciate alle Forze di Polizia, quattro (ospedali di Lecce, Gallipoli e Scorrano e in una guarda medica) e quasi tutte legate a violenze fisiche. «Niente può giustificare la violenza e le aggressioni ai danni degli operatori sanitari – ha commentato il direttore sanitario dell’Asl Lecce, Stefano Rossi, appresa la notizia dell’episodio -. La storica e cronica iper-affluenza che si crea nei pronto soccorso durante i weekend comporta un super carico di lavoro per medici e personale sanitario, ma non deve mai sfociare in atteggiamenti aggressivi e incivili verso chi è impegnato a dare risposte di cura concrete e professionali. L’attesa non è una giustificazione della violenza e mai lo dovrà essere. Chi arriva in ospedale – sottolinea Rossi - riceve tutta l’assistenza sanitaria necessaria nei tempi che il caso richiede» .
La complessità della situazione che vive la sanità è fotografata anche dai numeri: il 40,8% di camici bianchi aggrediti ha un’età compresa tra 55 e 65 anni. Il 56,10% delle vittime è di sesso femminile, indice di come il problema aggressioni continui ad essere più sentito tra i medici donne. E in questo scenario prosegue anche la campagna di sensibilizzazione contro le violenze sui sanitari avviata nel maggio scorso dall’Ordine dei medici di Lecce guidato dal presidente Donato De Giorgi.
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