«Falsa denuncia per violenza». Calunnia, lei finisce a giudizio

Il tribunale
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Mercoledì 20 Dicembre 2023, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 20:42

I messaggi whatsapp scagionano un professionista dall'accusa di aver tentato di usare violenza nei confronti di una donna. Ed è lei, una 57enne abruzzese residente a Lecce, a finire sotto processo per calunnia.


Il rinvio a giudizio è stato deciso ieri dal gup Anna Paola Capano. Parte civile l'uomo, un 66enne della provincia di Lecce, assistito dall'avvocato Riccardo Giannuzzi. L'imputata ha scelto di essere giudicata con rito ordinario ed è difesa dall'avvocato Giovanni Erroi. Le indagini sono state coordinate dal pm Luigi Mastroniani. Il processo inizierà il 19 marzo prossimo dinanzi al giudice monocratico Bianca Maria Todaro.


I fatti risalgono al gennaio del 2022

A quanto ricostruito i due si erano conosciuti su internet.

Lui della provincia, lei residente a Lecce. C'erano stati precedenti incontri, l'ultimo proprio nel capoluogo. In quella occasione i due si erano ritrovati insieme in macchina, quando a un certo punto la donna era scappata via, raggiungendo una vicina stazione dei carabinieri con in mano il cellulare dell'uomo. Aveva dichiarato che il professionista aveva tentato di abusare di lei infilandole le mani sotto i vestiti e quindi toccandole le parti intime. Aveva sporto formale denuncia e a carico dell'uomo erano state avviate indagini.


La situazione non si sarebbe chiarita, per lo meno a quanto ritiene la difesa, se non vi fosse stata una interlocuzione precedente all'incontro, tutta tramite whatsapp. L'avvocato ha quindi incaricato l'esperta informatica Luigina Quarta di estrapolare i dati. Una lunga serie di messaggi dai quali emergerebbe tra l'altro che le prestazioni sessuali (una consumata e l'altra no) sarebbero state offerte in cambio di denaro. In un caso o nell'altro, sarebbero state del tutto consenzienti, a parere del legale e del pm inquirente che ha invocato l'archiviazione del caso.

Chiusa l'inchiesta


L'inchiesta è stata chiusa così, senza alcun addebito per l'indagato. Ma la Procura ha deciso di non fermarsi e procedere per calunnia nei confronti della denunciante che avrebbe quindi accusato l'altra persona di un grave reato pur sapendolo innocente.
Le circostanze narrate dalla donna, infatti, secondo quanto riportato nel capo d'accusa, sono state «smentite dagli accertamenti svolti, dalle dichiarazioni rese dall'uomo in sede di interrogatorio (sostenuto su propria richiesta, ndr) e dalla relazione di consulenza tecnica di parte sul telefono cellulare in uso allo stesso».


È quindi emerso, è specificato ancora che «i rapporti intimi tra le parti, risultavano essere stati sempre consenzienti, tanto che le circostanze di tempo e di luogo indicate in atto di denuncia - querela, risultavano essere incoerenti e anomale». Da qui la richiesta di rinvio a giudizio. Nel corso dell'udienza preliminare, ieri, il professionista si è costituito parte civile. La 57enne intende dimostrare la propria, dichiarata, estraneità ai fatti nel corso del dibattimento che avrà inizio la prossima primavera.
R.Gra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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