Sigilli a case vacanze abusive: chiuse indagini preliminari, 49 indagati

Sigilli a case vacanze abusive: chiuse indagini preliminari, 49 indagati
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Giovedì 29 Settembre 2022, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 00:52

Salgono a 49 gli indagati al termine delle indagini preliminari del sequestro preventivo, avvenuto lo scorso mese di maggio, di 17 case vacanza in costruzione nel comune di Diso, in località “Marina dell’Aia”. Una lottizzazione abusiva quella di Marina dell’Aia, ipotesi - inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Vallefuoco -  confermata dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Giulia Proto.

Il reato contestato 

Gli indagati da 35 sangono a 49, dovranno rispondere del reato di lottizzazione abusiva di terreni a scopo edificatorio e violazioni al codice dei beni culturali e del paesaggio. L'area su cui stava sorgendo un vero e proprio villaggio turistico diffuso, con affaccio su una delle più apprezzate baie del Salento adriatico, Cala dell’Acquaviva, infatti è soggetta a vincoli paesaggistici ambientali, ragion per cui non si poteva procedere e edificazione in assenza di specifiche autorizzazioni. 

Gli indagati

Tra gli indagati anche addetti dell’Ufficio Tecnico comunale -  Alessandro Arseni, di 70 anni, dirigente pro-tempore e responsabile del procedimento, e la responsabile Maria Antonietta Arseni, di 63 - proprietari, progettisti e amministratori delle imprese edili. Gli inquirenti sostengono che su quel pendio dove il dislivello dal piano stradale della litoranea raggiunge i 30 metri, ci siano una serie di vincoli tali che avrebbero dovuto mettere il veto al piano particolareggiato Marina Dell’Aia approvato dal consiglio comunale di Diso il 2 agosto del 2008 e che vede presentate circa 30 richieste di permessi di costruire su un’area che si estende per circa mezzo chilometri e profonda poco meno di 30 metri.

Piano che avrebbe consentito così un cambio di destinazione urbanistica da zona agricola a residenziale/turistico-ricettiva e che sarebbe stato approvato senza il parere paesaggistico della Soprintendenza ed anche saltando la procedura di Valutazione ambientale strategica. È il solo punto di vista degli inquirenti, questo illustrato, sulla regolarità o meno di quel piano particolareggiato.

In questa fase potrà pronunciarsi ancora la giudice del sequestro una volta acquisite le memorie difensive ed eventualmente il Tribunale del Riesame. Intanto il decreto di sequestro sostiene che il piano ricadrebbe nel parco “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase” che vieta la costruzione di nuovi edifici e la mutazione della destinazione dei terreni. La giudice Proto per questo bacchetta l’Ufficio Tecnico di Diso: «Nella complessa istruttoria incombeva sui pubblici funzionari, ciascuno in relazione all’attività svolta ed alla conseguente posizione di garanzia rivestita, controllare e sindacare la legittimità. Ovvero la legittimità degli atti amministrativi prodromici».


Durante il sequestro vennero contestate anche alcune violazioni nel corso dei lavori: movimenti di terra e scavi in particolare, tali da modificare la morfologia del paesaggio. La creazione di una strada interna larga dieci metri quando lo stesso piano particolareggiato avrebbe previsto percorsi pedonali non più larghi di tre metri. Eliminazione dei terrazzamenti e dei muretti a secco.
L’inchiesta è stata avviata due anni fa grazie ad una segnalazione anonima corredata di materiale fotografico sui lavori in corso sul pendio di Cala Acquaviva per realizzare una decina di appartamenti: le foto mostravano scavi nella roccia ed impiego di calcestruzzo.

Gli indagati ora avranno venti giorni di tempo produrre le memorie difensive o chiedere di essere interrogati.

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