Discoteche in rivolta «Paghiamo solo noi» Scatta il ricorso al Tar

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Martedì 18 Agosto 2020, 11:46
Valeria BLANCO
Se il decreto del ministro Speranza chiude le discoteche, molti locali del Salento spengono volontariamente la musica per senso di responsabilità e timore che la situazione assembramenti possa sfuggire al loro controllo. Così, l'estate delle lunghe notti tra dj set e piccoli eventi finisce in anticipo, in questa estate anomala segnata dall'emergenza coronavirus.
Intanto, però, sono proprio le discoteche a non arrendersi di fronte alla decisione repentina del Governo: proveranno a portare a termine la stagione, con tutti gli eventi programmati, chiedendo al Tar del Lazio una sospensiva del decreto. La decisione di presentare il ricorso è del Silb Fipe, associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, che chiederà la riapertura immediata delle aziende. «Abbiamo fatto un consiglio direttivo e abbiamo deliberato di fare un ricorso al Tar Lazio contro il decreto del Ministro Speranza - spiega Maurizio Pasca, presidente del Silb -. «Lo presenteremo domani mattina (questa mattina,
ndr) per chiedere la riapertura immediata dei nostri locali. Ci sono motivi infondati per la chiusura, il distanziamento sociale non è mantenuto ovunque, basti pensare ai treni, agli stabilimenti balneari: perché penalizzare solo il settore dell'intrattenimento? Se c'è qualcuno che non rispetta le regole va sanzionato o chiuso, ci mancherebbe, ma non può essere penalizzato tutto un settore perché un singolo non rispetta le regole. Sono molti i gestori dei locali ad aver sanificato, ad aver misurato la temperatura all'ingresso e preso le generalità. Le azioni vanno adottate nei confronti dei singoli, non è giusto generalizzare».
Nell'attesa, però, la nightlife salentina si riorganizza in fretta, anche per non abbandonare le migliaia di turisti che hanno scelto la destinazione Salento in funzione di locali e divertimento. Confermata, al Riobò di Gallipoli, la serata del Martedì del Villaggio, che però cambia volto e diventa un dinner show: lo spettacolo sarà quello scoppiettante di sempre, ma non si potrà ballare e si potrà accedere solo prenotando la cena al tavolo del locale. Stessa scelta per il Praja, protagonista dell'estate sullo Ionio, che da oggi si reinventa come american bar. Uno dei soci, Pierpaolo Paradiso, non ha però rinunciato ad esprimere il proprio rammarico per la decisione del ministro: «Siamo diventati il capro espiatorio dei contagi in Italia nonostante non ce ne sia mai stato uno in nessuna discoteca. Siamo i demoni. Speriamo si ricordino di aver messo un intero settore sul lastrico. I nostri dipendenti non riusciranno a raggiungere le giornate necessarie per avere la disoccupazione: vediamo solo buio davanti a noi. I magazzini sono pieni di alcolici già ordinati, e gli ospiti pagati per importi considerevoli: ho dovuto chiamare Bobo Vieri e dirgli di non venire più». Oggi salta un altro degli appuntamenti più attesi della stagione, il live di Ghali. «Al Praja - prosegue Paradiso - questa chiusura costerà dai 500 ai 600mila euro». Per non parlare dei posti di lavoro. È lo stesso Paradiso a fare i conti, ringraziando i collaboratori in un post sui social: ci sono dieci tra dj e vocalist fissi, 40 camerieri, 15 addetti alle pulizie, 60 tra uomini della sicurezza e vigilanza, e ancora 5 vigili de fuoco, pr, cassieri, addetti ai service luci e audio, grafici e addetti a web e social oltre a fornitori e facchini. Per loro, forse, la stagione di lavoro finisce qui.
E si autocensurano anche alcuni locali che, in questa fine di agosto, avevano ancora in calendario piccoli eventi con dj set o ospiti musicali. Il Mayapan di Santa Caterina, ad esempio, per estrema prudenza cancella le serate, ma continua a lavorare con il servizio ai tavoli per aperitivi, cene e drink. Identica la scelta che si appresta ad annunciare un altro protagonista delle notti leccesi: il Cantiere hambirreria. Mentre gli altri locali e lidi che ospitano musica e dove, inevitabilmente, qualcuno balla, proprio in queste ore si stanno interrogando sulla strada da intraprendere per non rischiare sanzioni e per non mettere a rischio la salute dei clienti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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