Cellulari nascosti in cella e le mani sulla security «Così il boss dava ordini»

Cellulari nascosti in cella e le mani sulla security «Così il boss dava ordini»
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Venerdì 6 Marzo 2020, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 18:34
Erasmo MARINAZZO
Le direttive al clan partivano dai cellulari a disposizione del boss ergastolano Cristian Pepe, 46 anni, di Lecce. Ha dato disposizioni al telefono dalla cella del carcere di Augusta (in provincia di Siracusa). Anche comunicando con Raffaele Renna, 41 anni, di San Pietro Vernotico, recluso a Saluzzo (in provincia di Cuneo). In quella cella Pepe avrebbe avuto pure un telefonino dotato del dispositivo chiamato Encrochat che protegge le conversazioni dalle intercettazioni, fornito dall'emergente Marco Penza. Il cellulare chiamato magico nelle conversazioni avute da Pepe gran parte delle volte con uno degli arrestati nell'inchiesta Final Blow diretta dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Guglielmo Cataldi con il sostituto Valeria Farina Valaori ed i poliziotti della Squadra mobile.
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Le telefonate con Vincenzo Stippelli, 42 anni, di Squinzano. Per dare indicazioni su tutti gli interessi curati fino a qualche settimana fa dal clan salentino della Sacra corona unita, in quel progetto di statuto unico caldeggiato nella lettera sequestrata a Raffaele Martena di Tuturano (frazione di Brindisi): in quelle telefonate ci sono indicazioni sull'attentato alla Salento Security di Rossano Marchello, della notte del 30 ottobre dell'anno scorso a Lecce. L'obiettivo? Prendere il monopolio dei servizi di sicurezza di cui si sarebbe occupato il boss emergente leccese Penza, 37 anni, di Lecce, contando su un'altra agenzia. Autore dell'attentato un uomo indicato con il soprannome di Cucchi.
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E poi non poteva mancare la droga, con un progetto di fare affari con i catanesi: si parla di una fornitura di 300 chili di marijuana. Il traffico e lo spaccio con il coinvolgimento di Luigi Busicicchio, 63 anni, di Lecce, nella sua città. E Stefano Guadadiello, 36 anni, di Squinzano, con Stippelli nella stessa Squinzano.
Sono questi i nomi riportati nello stralcio dell'inchiesta Final Blow e finiti sul registro degli indagati per il coinvolgimento nelle vicende segnalate dalle oltre 130 pagine dell'informativa dei poliziotti della Mobile. E spunta anche l'interessamento a risalire all'autore dell'incendio di una macchina del valore di oltre 100 mila euro, subito da un noto imprenditore. E' stata inoltre segnalata l'intenzione di entrare in affari con la criminalità catanese per gestire da loro e nel Salento dei centri scommesse. Un interesse diretto, insomma, quello del clan, a ritagliarsi un ruolo nell'economia.
Con la regia di Cristian Pepe. Dal carcere. Che avesse a disposizione due, forse tre («...quello l'ho perso») telefoni cellulari è stato possibile stabilirlo grazie alle intercettazioni in cui è stato sentito dialogare con Vincenzo Stippelli. L'inchiesta è nata dal telefono cellulare sequestrato a Leandro Luggeri, 42 anni, di Trepuzzi, il 26 settembre dell'anno scorso nel carcere di Saluzzo ed in uso - questa l'accusa - a Raffaele Renna.
Venne individuato un numero ricorrente. Che impegnava una delle celle telefoniche occupate dal carcere di Augusta. E lì chi avrebbe potuto avere interesse a parlare con i salentini reclusi a Saluzzo? Cristian Pepe. Cristian Pepe grazie al telefono messo a disposizione da un detenuto catanese.
Le intercettazioni hanno aperto uno squarcio in un mondo a cui dovrebbero essere preclusi i contatti non regolamentati con l'esterno e che invece avrebbe avuto accesso libero a qualsiasi comunicazione telefonica grazie anche agli apparecchi ed alle schede fornite - questa l'ipotesi degli investigatori - da un poliziotto penitenziario e dai parenti dei detenuti. Quindici telefoni sono stati poi sequestrati dalla Penitenziaria nel corso di un blitz di ottobre dell'anno scorso e che comunque non riguardò direttamente Cristian Pepe. Tant'è che continuò a parlare con il cellulare anche per lamentarsi che quel blitz avrebbe ritardato l'ingresso clandestino in carcere del caricatore del magico. Stippelli: «Immagino che adesso ti ritarda per il caricatore, no?».
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