Pierpaolo Limone, rettore di Foggia: «In arrivo i fondi del Pnrr: così ci proiettiamo sulla scena globale»

Pierpaolo Limone, rettore di Foggia: «In arrivo i fondi del Pnrr: così ci proiettiamo sulla scena globale»
di Giuseppe ANDRIANI
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Martedì 26 Aprile 2022, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 14:13

Rettore Pierpaolo Limone, in arrivo i fondi del Pnrr per la ricerca, con particolare attenzione al Sud. A Foggia saranno destinati oltre due milioni di euro, ad esempio.
«È un'opportunità straordinaria, sicuramente per tutto il sistema universitario e in particolare per il Mezzogiorno. Noi avremo delle risorse legate a transizione ecologica e digitale, alla pubblica amministrazione e al patrimonio culturale, argomenti sui quali le università sono particolarmente attive in questo periodo. Sono percorsi che portano la sfida della ricerca su un piano globale. Significa arrivare a un livello internazionale, avere le risorse per creare delle scuole di alta formazione culturale veramente competitive con gli scenari europei e globali. Per questo è un'opportunità assolutamente da non sprecare».
I fondi al Mezzogiorno possono riequilibrare quel gap nella ricerca con il Nord, evidenziato dai dati dell'Unione Europea e dalle pagelle dell'Associazione Nazionale Valutazione e Ricerca?
«Però voglio fare una precisazione sulle pagelle dell'Anvur. Aspettiamo di leggere i dati sui singoli settori di ricerca per capire anche qualcosa in più (verranno pubblicati nel corso delle prossime settimane, prima dell'estate, ndr). Eppure anche restando alla Vqr, ad esempio, noi siamo la quarta università a livello nazionale sulla terza missione».
Tornando ai dottorati, avere la possibilità di costruire percorsi nazionali può diventare un'occasione ancora più grande per il Sud. Di fatto, i nostri atenei, possono essere al centro della scena europea.
«I dottorati nazionali aggregano una serie di istituzioni, anche decine. Questo può sfatare quella falsa critica che spesso manca la ricerca di settore nel nostro Paese. In alcuni così è davvero così, ma c'è un motivo. Noi abbiamo un'ottima università distribuita e diffusa sul territorio nazionale, non riusciamo però a mettere in campo hub e massa critica su degli specifici settori che riescano a competere anche con i grandi istituti di ricerca internazionali. Il Pnrr, in particolare con questa logica dei dottorati, va nella direzione di offrirci la benzina e l'accelerazione per scalare le nostre attività a livello globale. Faccio un esempio legato alla nostra università».
Prego.
«Tutti i dottorati dell'ateneo saranno in lingua inglese, proprio per cercare di acquisire, in questo modo, una dimensione internazionale».
Università e terza missione. È la ricerca del futuro, ma probabilmente anche del presente. Una serie di relazioni con le aziende permette al territorio di svilupparsi sotto tutti i punti di vista e l'università diventa un volano.
«Questo è il valore aggiunto del nostro sistema universitario. Vi sono diversi modelli di sistema nel mondo. In Italia gli atenei sono distribuiti in maniera piuttosto equa su tutto il territorio, ad esempio quasi ogni provincia ha la propria istituzione universitaria. Questo può essere uno svantaggio in termini di massa critica, perché è difficile trovare un numero elevato di ricercatori della stessa disciplina che operino nella stessa sede, se non nei macro-atenei. Il vantaggio è che avere questa prossimità di università nei vari territori può essere una leva per lo sviluppo culturale e sociale non solo degli stessi atenei, ma anche dei territori. La presenza dell'università è stata interpretata, da sempre, nel nostro Paese non solo come uno strumento per la formazione dei quadri dirigenziali del futuro, ma anche come uno strumento che funzioni da leva per lo sviluppo culturale e sociale del territorio che l'ateneo rappresenta».
 

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