La questione è stata una sorta di meteora. Se ne è dibattuto per anni, si è pensata una soluzione del tutto parziale per carenza di soldi, si sono fatti un paio di passaggi per trasferire le idee dalla carta alla realtà e, infine, non se ne è fatto nulla. Il risultato continua ad essere un divario che di giorno in giorno diventa sempre più difficilmente colmabile tra le infrastrutture del Nord Italia e quello delle regioni meridionali. Una ricognizione di questo “gap” è stata fatta nell’allegato al Def del 2022, il documento di economia e finanza, sulle infrastrutture. In quel documento si spiega per esempio che la rete ferroviaria per il Mezzogiorno è ancora una sorta di miraggio. I binari sono concentrati soprattutto nel Nord Est, tra Lombardia e Piemonte. Al Sud ci sono i valori più alti sia di rete non elettrificata (circa il 43% rispetto al 23-24% delle regioni del Nord e del Centro) che di rete a binario semplice (quasi il 70% rispetto al 52% delle regioni del Nord e il 45% di quelle del Centro).
L’offerta di posti per chilometro (gomma e ferro) nelle città capoluogo del Sud, ricorda un dossier della Svimez, è meno di un terzo rispetto alla media delle Città del Nord e meno della metà di quelle del Centro.
IL PARADOSSO
Paradossalmente, a porre come condizione preliminare la «perequazione» a qualsiasi devoluzione dallo Stato centrale alla periferia, era stato proprio Roberto Calderoli. L’attuale ministro padre della legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, aveva indicato la necessità di finanziare un fondo per “restituire” al Sud i mancati investimenti in infrastrutture di decenni di mancate opere. Quel fondo è stato costituito solo nel 2020 e dotato di 4,6 miliardi in 10 anni. Una briciola nel mare. Ma nemmeno questi soldi sono mai arrivati a destinazione persi nei meandri dei decreti attuativi. Adesso il disegno di legge sull’autonomia vorrebbe “ripescarli”. Ma la vicenda assomiglia un po’ ai carrarmati di Mussolini. Sono sempre gli stessi.
Una volta che saranno “devolute” a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le tre regioni più ricche d’Italia, buona parte delle loro entrate fiscali, è quasi certo che lo Stato centrale avrà maggiori difficoltà a trovare risorse per colmare i divari infrastrutturali. Il gap insomma, rischia di allargarsi ulteriormente. Le uniche vere risorse oggi a disposizione del Mezzogiorno sono quelle del Pnrr e dei Fondi di coesione. Soldi che sono oggetto di una redistribuzione da parte del ministro Raffaele Fitto i cui confini però, non sono ancora noti.