Stipendi, tetto anche a Bankitalia: il governatore guadagnerà la metà

La sede di Bankitalia
La sede di Bankitalia
di Andrea Bassi
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Domenica 27 Aprile 2014, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 18:36
La norma Olivetti, il tetto massimo di 240 mila euro per gli stipendi dei vertici della pubblica amministrazione non risparmier nemmeno la Banca d’Italia. Nel testo finale del provvedimento taglia Irpef con il bonus da 80 euro in busta paga, e che inizierà martedì prossimo il suo iter in Senato, è previsto che l’istituto centrale «nella sua autonomia organizzativa e finanziaria», adegui «il proprio ordinamento ai principi» previsti dal provvedimento. Significa che governatore, direttorio e dirigenti che guadagnano cifre superiori a 240 mila euro lordi all’anno dovranno accettare una sforbiciata alle loro retribuzioni. Nel caso di Bankitalia il sacrificio potrebbe essere ben più consistente di quello imposto alle altre amministrazioni dello Stato. Se per queste ultime, infatti, era già in vigore il limite del primo presidente della Corte di Cassazione, ossia 311 mila euro, per l’istituto di via Nazionale le precedenti «spending review» avevano comportato solo una riduzione del 10% degli emolumenti percepiti. Che dunque sono ancora elevati.





I COMPENSI

Il governatore Ignazio Visco, per esempio, già al netto della decurtazione ha un compenso annuo di 495 mila euro. In un solo colpo, insomma, dovrebbe rinunciare a ben 255 mila euro l’anno. Il direttore generale, Salvatore Rossi, guadagna attualmente poco meno, 450 mila euro. Con la norma «Olivetti» avrebbe una decurtazione di 210 mila euro. I tre vice direttori generali hanno al momento un compenso di 350 mila euro. Per loro, dunque, la perdita sarebbe di 110 mila euro l’anno. La stretta per la Banca d’Italia, tuttavia, non riguarderà solo i massimi vertici dell’istituto. Anche un buon numero di dirigenti potrebbe essere coinvolto dalla stretta sugli emolumenti. La retribuzione «media» dei capi dipartimento è di 255.391 euro. Significa che buona parte di loro è certamente sopra i 240 mila euro del tetto.



Probabilmente anche scendendo più giù, ai capi servizio, qualcuno potrebbe finire nelle maglie del decreto, considerando che per questa funzione la retribuzione media è di 211 mila euro circa.





A differenza di quanto avviene per la pubblica amministrazione per la quale a partire da giovedì prossimo, il primo maggio, l’adeguamento delle retribuzioni a 240 mila euro sarà automatico, per la Banca d’Italia, essendo tutto rimandato all’autonomia finanziaria e organizzativa, ci dovranno essere dei passaggi intermedi. Soprattutto per il taglio degli emolumenti dei dirigenti è probabile che debba anche essere aperto un confronto con i sindacati interni. Più semplice, invece, la riduzione per le retribuzioni dei vertici, dove potrebbe bastare una decisione autonoma.





GLI ALTRI TAGLI

Gli stipendi, ovviamente, saranno ridotti anche nelle Autorità indipendenti, dove i compensi dei vertici sono allineati a quelli del primo presidente della Corte di Cassazione. All’Autorità garante per la Concorrenza, per esempio, lo stipendio del presidente Giovanni Pitruzzella passerà dagli attuali 311 mila euro a 240 mila euro. Ci potrebbe essere, tuttavia, un effetto livellamento con gli emolumenti dei commissari (al momento ce n’è solo uno, Salvatore Rebecchini), che guadagnano 284 mila euro. Il discorso vale anche per gli altri sceriffi, quello delle Comunicazioni, l’Autorità per l’energia elettrica, quella per i trasporti, la Consob e quella sulla privacy. Anche qui la sforbiciata coinvolgerà anche segretari generali e capi di gabinetto, che spesso hanno compensi oltre i 240 mila euro.