Moretti, il più francese dei registi italiani nel libro di De Gaetano: «Nei suoi film 50 anni di storia del Paese»

Nanni Moretti
Nanni Moretti
di Alessandra LUPO
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 05:05

«Nanni Moretti è l'autore italiano che più di altri saputo leggere il presente, riconsegnarne i sentimenti, percepirne gli smarrimenti, rappresentarne le fratture». Roberto De Gaetano, critico cinematografico e studioso del cinema di Nanni Moretti, sarà tra gli ospiti di Vive le cinéma (appuntamento venerdì alle 17.30 alle Officine Ergot di Lecce, in conversazione con Asia Ingrosso) per presentare la terza edizione del volume “Nanni Moretti. Lo smarrimento del presente” (Pellegrini Editore). Una versione aggiornata del lungo lavoro di studio e interpretazione di uno dei cineasti simbolo dell’Italia negli ultimi 50 anni.
Roberto De Gaetano, si può dire che lei sia il massimo esperto del cinema di Nanni Moretti. Perché la sua figura è così fondante per il cinema italiano?
«Sono tornato più e più volte a riflettere sul cinema di Nanni Moretti, perché è un regista che ha intercettato meglio di altri il presente italiano cogliendone sentimenti, problemi e nevrosi. Un’attitudine che in più occasioni gli ha permesso di anticipare anche eventi a carattere politico e sociale molto rilevanti. In Habemus Papam, ad esempio, anticipò la possibilità che un Papa potesse lasciare il suo ruolo. In Tre piani ha saputo raccontare il sentimento di chiusura che attraversava la società, che poi è emerso durante la pandemia». 
La sua sensibilità gli permette di cogliere delle inquietudini collettive prima che vengano alla luce. 
«Moretti ha la capacità intuitiva che ogni grande artista deve avere nel "sentire" la società in cui vive. A questo si somma il suo talento nel porre la realtà in maniera tragicomica, evidenziandone gli aspetti comici ma senza ometterne quelli drammatici. Tornare su Moretti per me ha significato e significa pensare sia i cliché che fanno parte della nostra vita sociale ma anche la possibilità di poterli decostruire».


Lei lo associa a Federico Fellini. Cosa li accomuna?
«Io credo che Fellini sia stato il regista che più di altri ha saputo leggere ed anticipare il presente italiano, il modo d'essere di intere generazioni, partendo anche dalla sua propria esperienza. La capacità di raccontare la realtà di Rimini o Roma rendendo in qualche modo universale tale racconto. Negli ultimi decenni questo ruolo è spettato a Moretti, parlare di sé per parlare del mondo, ma anche, e questa è una novità del suo cinema più recente, parlare del mondo per parlare di sé».
Moretti ha un approccio particolare all’intimità. Non indietreggia di fronte a essa ma riesce a farne un sentimento collettivo.
«Credo che questa sia una grande qualità: Moretti ha saputo tradurre una condizione soggettiva e privata in un momento di condivisione pubblica. Per gli eventi di una vita che ha saputo condividere: la nascita del figlio in Aprile, la malattia in Caro diario, restituendo loro un carattere universale. Moretti sembra parlare del proprio piccolo, ma questo diventa subito universale. La nostra vita d’altronde è fatta di esperienze soprattutto piccole, e sono quelle che caratterizzano il nostro quotidiano».
Uno dei fili conduttori del cinema di Moretti sembra anche quello del conflitto, psicologico o sociale. Fin dai primissimi film culto degli anni ‘70. Una ricerca sempre più raffinata nel tempo.
«Nel suo ultimo film, Il sol dell'avvenire, il conflitto è ad esempio tra sfera pubblica e sfera privata: da un lato c’è l'occupazione dell'Ungheria e l’ortodossia del responsabile di una sezione del Pci e dall'altro il bisogno d’amore delle protagoniste femminili. Il finale ci dice che il privato si è fatto pubblico, nella sfilata finale a Via dei Fori Imperiali, di fronte al Colosseo, per poter sottrarre il pubblico alla gabbia dell'ortodossia ideologica».
Lei sarà a Lecce per il Festival del cinema francese. Com’è Nanni Moretti visto dall'estero?
«Soprattutto in Francia Moretti ha avuto sempre un enorme apprezzamento. I suoi film sono stati presentati a Cannes, e con grandi riscontri. Il suo cinema fa parte di una tradizione, quella della commedia italiana, in cui il misto di tragico e di comico è stato da sempre apprezzato Oltralpe. Questi caratteri Moretti li ha saputi aggiornare sia nei contenuti sia nel linguaggio. E questo all’estero, soprattutto in Francia, si è colto perfettamente».
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