Su Guaceto gli interessi della ’ndrangheta

Su Guaceto gli interessi della ’ndrangheta
di Roberta GRASSI
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Martedì 13 Febbraio 2018, 13:08
Le mani della ’ndrangheta su uno dei luoghi più suggestivi di Puglia e del Brindisino. Non si parla della gestione dell’oasi, estranea a qualsiasi sospetto, ma di altre mire che riguardano lo stesso territorio, tuttavia la relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al primo semestre 2017, trattando di influenze mafiose, di commistioni, di pericoli, fa suonare il campanello d’allarme proprio sulle marine di Carovigno e Brindisi, laddove si trova uno spicchio di mare splendido, sottoposto a massima tutela, e per questo meta turistica di grido, seppur con le dovute cautele.
Nella relazione della Dia si parla sì dei clan del Brindisino, dei cinque gruppi che vengono ritenuti attivi nella provincia. Sono tracciati gli equilibri criminali dell’epoca più recente. Ma il territorio Brindisino viene citato più volte in riferimento a Guaceto, anche nel capitolo dedicato alla malavita calabrese.
“Un interesse delle cosche verso la Puglia, che non ha risparmiato il settore turistico della Provincia di Brindisi. Nella località marittima di Torre Guaceto – si legge - nel mese di giugno, è stato eseguito un sequestro di beni nei confronti di alcuni soggetti, ritenuti vicini al clan Piromalli di Gioia Tauro (Reggio Calabria), intenzionati a realizzare un resort con vista panoramica. Questa elasticità organizzativa della ’ndrangheta - che fa del vincolo di sangue uno dei suoi punti di forza nel processo di esportazione del modello mafioso - consente alle cosche di adattarsi al territorio, modulando conseguentemente l’intensità della presenza. Una proliferazione delle ’ndrine che, non presenta ovunque le stesse caratteristiche, dovendosi parlare, in alcuni casi, di un vero e proprio radicamento con l’insediamento di stabili strutture operative, in altri, di territori di riciclaggio e reimpiego dei profitti illeciti”.
Quanto al resto c’è la “pax”. Si rileva che in provincia di Brindisi, al pari dei periodi precedenti “si continua ad osservare una fase di stabilità tra i sodalizi locali, in grado di intessere stabili relazioni nel nord Italia per il traffico di stupefacenti”.
Il clan mesagnese dei Vitali – Pasimeni – Vicentino, quella tuturanese Campana – Rogoli – Buccarella, sembrerebbero ancora orientate a non farsi la guerra.
“I capi delle consorterie brindisine – viene precisato - gran parte dei quali condannati a lunghe detenzioni - sembrano rispettare la pax mafiosa, riuscendo a gestire le attività illecite attraverso parenti e ‘reggenti’. Il clan dominante rimane quello dei ‘mesagnesi’, caratterizzato da una moltitudine di sottogruppi criminali ad esso associati che, come per il passato, si presentano polverizzati sull’intera provincia”.
 
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