La rivolta dei costruttori: «La burocrazia favorisce i disonesti»

La rivolta dei costruttori: «La burocrazia favorisce i disonesti»
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Mercoledì 3 Luglio 2019, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 08:08

Una mobilitazione contro degrado e burocrazia asfissiante: Ance ha lanciato a livello nazionale l'iniziativa social Bloccadegrado ed anche a Brindisi sta portando avanti la battaglia. Perché le lungaggini e le farraginosità burocratiche, sottolinea il presidente di Ance Brindisi Pierluigi Francioso, «agevola chi le regole è abituato a non rispettarle» e mette in estrema difficoltà chi invece è ligio ai propri doveri.

«La campagna che Ance nazionale sta portando avanti - spiega - è proprio questa: c'è uno scollamento totale tra l'iniziativa privata ed i tempi dei quali necessità la pubblica amministrazione perché questa iniziativa possa concretizzarsi. Viaggiamo a velocità non compatibili. In undici anni - aggiunge facendo riferimento alla storia del ristorante Dentromare di Specchiolla, dell'imprenditore Gianfranco Mazzoccoli - si fa in tempo a cambiare lavoro. Ma purtroppo questo è il problema dei problemi».

Del resto, con tempi tanto lunghi per avviare un'impresa pare impossibile riuscire ad attirare investimenti. «Come facciamo - si chiede Francioso - a renderci appetibili se i tempi e le attese sono questi? E purtroppo la cosa grave è che non si riesce a trovare il bandolo della matassa: non si capisce chi sia il responsabile».

Il problema, in sostanza, si trova a livello locale o nazionale? Sta nelle norme o nei funzionari che devono farle applicare? «La legge - spiega il presidente di Ance Brindisi - certamente non aiuta a causa della sua farraginosità e della presenza di una pletora di norme. Il funzionario, dunque, è sempre più preoccupato perché in caso di errori la norma potrebbe comportare una responsabilità personale, anche in termini patrimoniali. Ma io credo che bisognerebbe riscrivere un patto sociale per raggiungere un obiettivo chiaro: agevolare chi ha voglia di intraprendere, senza guardare in modo negativo la figura dell'imprenditore. Che prima veniva visto come una persona che poteva dare lavoro, che creava opportunità di crescita mentre oggi la sua figura viene sempre più collegata al malaffare. Del resto, questa è una deriva che riguarda tutte le figure: dagli insegnanti agli amministratori pubblici. Ormai guardiamo in maniera negativa qualunque cosa, dimenticando che la responsabilità è della singola persona».

I funzionari pubblici quindi, secondo il presidente dell'Ance di Brindisi, «dovrebbero trovare un modo perché queste pratiche si possano portare a termine nel più breve tempo possibile, nel rispetto della legalità». Anzi, chiarisce Francioso, «chi ne fa le spese è proprio chi rispetta le regole. Chi non lo fa, non si preoccupa certo della burocrazia, e fa quello che deve fare fregandosene di tutto».

A Brindisi, la campagna contro il degrado e la burocrazia lanciata da Ance, ha coinvolto una serie di strutture, in molti casi ruderi, che sono state evidenziate con un nastro giallo e nero e le cui immagini sono state condivise su Facebook. Tra queste il pattinodromo ma anche alcune aree del parco giochi al rione Casale, l'ex edificio del Sert all'interno del parco Cesare Braico, l'Ostello della Gioventù, la ex piscina olimpionica di Materdomini, il lido del villaggio Acque Chiare.

«In questa campagna contro la burocrazia - spiega tuttavia il presidente di Ance Brindisi - non vogliamo colpevolizzare le amministrazioni pubbliche, al contrario vorremmo che fossero al nostro fianco. La campagna, lanciata da Ance nazionale e portata da noi a livello territoriale, è una denuncia che segue le modalità social di tante altre iniziative, perché c'è l'urgenza e la necessità che i cittadini vedano e sappiano che non è solo un problema dell'imprenditore ma anche dello stesso cittadino, una questione che non è compatibile con il vivere civile».

I problemi sono tanti, è vero, ma per Francioso quello della burocrazia, con il degrado che spesso ne consegue, «deve essere affrontato il più rapidamente possibile, perché questo stato di cose è significativo di un Paese ormai allo sbando.

Occorre abbandonare il proibizionismo, che non porta certo al rispetto delle regole, come ci ha già insegnato l'esperienza. Dovremmo spingere invece affinché ci sia ancora chi voglia intraprendere. E naturalmente pretendere che rispetti le regole ma con certe esagerazioni, lo ripeto, non si fa altro che agevolare chi le regole è abituato a non rispettarle».

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